Non chiamatemi per nome, non ve lo dirò perché non me lo ricordo e anche se me lo ricordassi non avrei alcuna intenzione nel rivelarlo. Il nome è ciò di più caro e personale che possediamo, è nostro e di nessun altro. Sì, potranno esserci tanti nomi uguali in apparenza, ma in realtà ognuno è differente e assume un significato proprio e originale.
Ho viaggiato per il mondo, incontrando i popoli più selvaggi che abitano in lungo e in largo aspre terre note e ignote. Ho camminato fra i giganti, sono disceso negli abissi delle creature marine e infine ho scalato le vette circondate dai serpeggianti fulmini celesti. E poi il mare e infine... sono finito quaggiù. Dammi retta viandante, la mia è una storia che vale la pena raccontare.
Nell'ultimo tratto della mia vita, ho veleggiato attraverso i mari dei sogni e quelli degli incubi e mai una volta il mio cuore ha tentennato come quella volta nella Baia del Ladro. Alzi la mano chi non l'ha mai sentita nominare? Bene, vedo che siete in pochi ed è cosa buona e giusta... la Baia è una lingua di sabbia nera e scogli acuminati, pozze d'acqua marina profonde come gli occhi infernali di Davy Jones e alle sue spalle, lugubre come il tocco di una mano avvizzita, si staglia una foresta fitta e impenetrabile. Si dice che là, fra il glicine e il sambuco, si celi una tribù di cannibali che promette sacrifici umani al dio del sangue. Al solo pensiero mi vengono i brividi e la paura pare agguantare il mio cuore con i propri artigli di ferro ghiacciato...
In ogni caso, a quei tempi prestavo servizio a bordo della Velodiana, una nave di contrabbandieri e pirati di bassa lega, troppo codardi per razziare e attaccare i brigantini. Svolgevo le mie mansioni con ubbidienza e serietà, ero uno dei più vecchi a borda di quella accozzaglia di legna messa insieme alla rinfusa e spesso i giovanotti venivano da me a sfogarsi in relazione a dubbi, perplessità o altre faccende da gente più giovane. I vecchi non hanno più dubbi e non danno peso alle loro azioni poiché tanto chi mai potrà giudicare un vecchio al calar della propria luna?
Fatto sta che ci trovammo a navigare per le acque labirintiche della Baia, acque agitate e confuse quanto l'intero equipaggio della Velodiana. Il capitano era un uomo austero dai lineamenti duri quanto gli scogli attorno all'isola. Aveva occhi capaci di leggerti dentro l'anima, penetrarti lo spirito con la facilità di una lama nella carne di un uomo. La nostra rotta era stata modificata a causa dell'inseguimento di una nave della marina. Fortunatamente, li avevamo avvistati per tempo e così il capitano, sfidando la sorte e pregando gli dèi degli abissi, aveva optato per seminarli lungo le correnti della Baia del Ladro. "Laggiù non ci inseguiranno, inoltre la Velodiana è una nave snella e leggera: non avrà problemi a navigare per quelle acque..." aveva detto senza aspettarsi lamentele da parte di noialtri.
Ora, come molti di voi presente, in pochi nell'equipaggio conoscevano la sinistra notorietà della baia e fra quei pochi c'ero io. Tuttavia, non parlai, non dissi niente, preferendo rimanere muto e quieto ad osservare le mosse del capitano. Quel viaggio era iniziato nella cattiva sorte e così sembrava destinato a concludersi. Nella cattiva sorte ho detto? Ah, e non vi ho spiegato il perché? Scusatemi, talvolta ometto informazioni essenziali... a bordo della Velodiana era salita una donna. A nessuno di noialtri era stato concesso il lusso nemmeno di salutarla. La miss, di nero vestito, una volta salita a bordo era sparita nella cabina accanto a quella del capitano e di lei si erano perse le tracce. Persino colui che le portava i pasti fuori dalla cabina non era più riuscito a vederla. Le voci nell'equipaggio attorno alla sua reale esistenza si erano fatte sempre più insistenti, sino a che il capitano, evidentemente stufo di quel chiacchiericcio, aveva radunato l'equipaggio sul ponte, spiegando che Miss Lilith era un onorevole ospite ed era per lui un piacere averla a bordo in qualità di viaggiatrice. Disse che era una scrittrice affermata, nonché l'erede di una lunga dinastia aristocratica delle terre orientali. Il nostro dovere era quello di non arrecarla alcun tipo di disturbo. Così su Miss Lilith, molto rapidamente, calò un silenzio disinteressato. Ma voi sapete, voi sapete vero che una donna a bordo di una nave porta sfortuna? Certo che lo sapete! Non si tratta di villano maschilismo, ma di pura realtà. È uno di quei detti che trova origine nell'antichità e quindi, se è antico ed è resistito sino ai giorni nostri, un fondo di verità lo deve avere. Siamo d'accordo? Vedo che siamo tutti d'accordo...
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Confessioni di malandrini
HorrorOgni racconto è a sé e rivela la confessione di un protagonista, il quale narra in prima persona gli eventi che ruotano attorno alla sua vita.