Mani in tasca e testa bassa, schivava i passanti che procedevano in senso opposto al suo. Gli occhi puntati sul marciapiede sudicio e maleodorante, Enzo non vedeva l’ora di tapparsi in casa. C’era quasi: superata la rotonda di Tor Sapienza, doveva solo proseguire dritto fino alla chiesa e poi svoltare a sinistra. Stretto nella giacca a vento blu, superò un paio di donne con una nidiata di bambini che rovistavano nei cassonetti, oltrepassò i banchi di custodie per cellulari di fronte alla farmacia e fece slalom tra gli anziani a passeggio. Infine, imboccando la via antistante alla parrocchia, passò davanti a un sexy shop che non aveva notato visitando la zona. Arrivato al civico giusto, sbuffò per i piani che doveva smazzarsi a piedi. Girata la chiave nella porta dell’appartamento, ritrovò lo spettacolo desolante che aveva eletto a dimora. Pigiò l’interruttore della luce e scaricò lo zaino a terra, restando impalato nel minuscolo ingresso che offriva una visuale dell’intera proprietà: alla sua sinistra, una sgangherata cucina in formica bianca e un bagnetto le cui mattonelle annerite erano ormai un tutt’uno con la vasca lercia; davanti a sé, una stanza dalle pareti bordeaux così piccola da poter contenere giusto un lettino e una sedia di legno. Provò un senso di sconforto. Lasciando scostata la porta di casa, si diresse in camera per togliersi la giacca acquistata al mercato con il proposito di fare bella figura con l’agente immobiliare o, quanto meno, di nascondere il maglione bucato. Notò il piccolo televisore a tubo catodico dimenticato sulla sedia e si sentì un miserabile; andò alla finestra, che affacciava proprio sul sexy shop, e si disse che “nei periodi di magra non si sa mai”. Annoiato, pensò di occupare i successivi cinque minuti facendo una capatina in bagno. Sollevò una tavoletta macchiata e sbeccata, si slacciò i pantaloni e si liberò osservando il proprio riflesso in uno specchio così opaco che riusciva a malapena a intravedere la sua faccia slavata. Tirata su la cerniera, impugnò il miscelatore del rubinetto incrostato ma non lo sollevò. Si diede uno schiaffo in fronte, che deficiente! Tornò all’ingresso, ma restò disorientato: eppure era certo di aver lasciato la porta aperta. Scrollò le spalle ed estrasse un pacchetto di sigarette dal taschino. Ne accese una e si trovò a contemplare l’unico accessorio della casa, un dipinto di medie dimensioni che ritraeva una ragazza in bicicletta dai lunghi capelli chiari e con indosso un abitino color lavanda abbinato a un cappello di paglia a tese larghe. Carino, ma non era buono per scaldarci i piatti pronti. Cristo, non potevano lasciarci un forno a microonde invece? Consumò la sigaretta, gettò la cicca e la spense con il piede. A proposito di calore, gli conveniva accendere lo scaldabagno o altrimenti avrebbe fatto la doccia tra i pinguini. Appena messo in funzione, quel vecchio rottame si mise a fischiare; beh, se non altro gli avrebbe fatto compagnia. Rovistando tra gli indumenti puliti nello zaino, udì il ticchettio ritmico dello scaldabagno che perdeva. Poteva non credere in Dio ma dovette ammettere che bestemmiare era piuttosto liberatorio. Dopo aver convertito una bottiglietta di plastica in un contenitore improvvisato, tornò in cucina ma quando schiacciò l'interruttore ci fu uno schianto secco. Neanche il tempo di pensare "Mi si è pure fulminata la lampadina" che lo sorprese un rumore di cocci. Avviò la torcia del cellulare e constatò che il pavimento era cosparso di frammenti di vetro. Si appellò ancora a Dio in modi fantasiosi. Infelice, non avendo a disposizione né scopa né paletta, si accontentò di un rotolone di carta assorbente per raccogliere i pezzetti di vetro. Sprovvisto anche di secchio, li lasciò accartocciati nel lavandino. Andò a letto scosso ma la stanchezza era tale che crollò subito.
STAI LEGGENDO
Sofia
ParanormalEnzo, un giovane solitario e sempre arrabbiato, prende in affitto uno squallido appartamento alla periferia di Roma. Ben presto noterà alcune stranezze che lo porteranno a chiedersi se non dipendano dalla misteriosa ragazza ritratta nel quadro appes...