Doveva smettere di farsi le canne! Si lasciò cadere su una di quelle sedie in plastica che aveva comprato dai suoi unici amici. Il ticchettio dello scaldabagno colante riuscì a distrarlo; svogliato, andò al lavandino per far scorrere un po' d'acqua calda così da arrestare le perdite. Si accese l'ennesima sigaretta allo stesso fornello che gli dava tanto da pensare e sfiorò il mento cremoso. Ripulitosi in fretta, era già sul pianerottolo quando urlò: – Eh no, questo non me lo scordo!
Intendeva staccare la spina dello scaldabagno ma la trovò già penzolante lungo il muro. Passandosi le mani sulle guance lisce, prese a passeggiare per la bellezza di quarantadue metri quadri. Stava impazzendo, poteva essere un tumore al cervello?
– Mbè, che ti guardi? – Apostrofò il quadro appeso all'ingresso.
Agguantò la giacca e scappò al lavoro, premurandosi di chiudere bene a chiave. Determinato a lasciare che quelle sensazioni gli scivolassero di dosso, si riempì la testa di mansioni meccaniche e rincasò tranquillo e annoiato come sempre. Mangiò tonno e fagioli davanti alla tv, sonnecchiò a gambe incrociate con il piatto sullo stomaco e imprecò contro quell'auto con la musica latino-americana a tutto volume che lo aveva svegliato proprio mentre un poltergeist terrorizzava i protagonisti di un film. Razionalizzò quell'angoscia crescente: "È che sono solo come un cane, ecco perché ci faccio caso". Dato che sarebbe stato di riposo, una cannetta poteva permettersela per rilassarsi. Selezionò alcuni brani dei Red Hot Chili Peppers sul cellulare e per un po' riuscì a distendersi ballando in modo scomposto, poi gli partì la tristezza chimica su 'Dark necessities'[1] e si mise a piagnucolare affacciato alla finestra. Il pensiero di contattare Nadia cominciò ad assillarlo e, parlottando tra sé e sé, si consultò sul da farsi finché la musica non si interruppe. Sullo smartphone, al posto delle canzoni, trovò uno sketch di 'Mai dire gol'. Si allisciò le guance e si disse che quel piccolo episodio sommato agli altri... A ben pensarci, molte stranezze erano andate a suo vantaggio: la porta chiusa, la trapunta che non aveva preso fuoco, il gas spento. Poteva non essere abbastanza razionale adesso, ma non poté astenersi dal tentare qualcosa di rischioso. Così riempì il lavandino d'acqua e collegò l'asciugacapelli alla presa. Gettò l'apparecchio e chiuse gli occhi. Udì uno scatto che lo fece saltellare per lo spavento. Recuperato un briciolo di coraggio, constatò che la spina si era disinserita da sola.
– Sono vivo, per Dio! – gridò trionfante.
In pieno stato confusionale, ritentò la sorte cercando di ripetere l'esperimento ma non gli fu possibile. Poteva essere troppo fatto oppure qualcuno lo stava proteggendo, in ogni caso quella spina non entrava. Si sentiva euforico. Scivolando nel sonno gli parve di intravedere, sulla soglia, una figura minuta dagli arti nebulosi e grigi che si stagliavano nel buio. Qualunque cosa fosse, non si sentì minacciato. La mattina si svegliò tardi e con un umore così altalenante che forse una bella passeggiata gli avrebbe fatto bene. Aprendo il portone del palazzo, lasciò passare un altro condomino che si fermò davanti alle cassette della posta. Nonostante l'antipatia per le chiacchiere, si avvicinò. L'uomo, sulla sessantina, lo degnò appena di uno sguardo e tornò a consultare il suo pacco di bollette.
– Sa chi abitava su al quarto piano, nell'appartamento in affitto?
– Lei è?
– Quello che ci abita adesso, Enzo.
– Ah, non lo sa? – domandò questi, cambiando atteggiamento. – C'era una brava ragazza che è andata via troppo presto.
– Si è trasferita?
– Secondo lei?[1] 'Dark Necessities', Red Hot Chili Peppers (2016, Warner Bros Records. Brano scritto da: Flea, J. Klinghoffer, A. Kiedis, C. Smith, B.J. Burton)
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Sofia
ParanormalEnzo, un giovane solitario e sempre arrabbiato, prende in affitto uno squallido appartamento alla periferia di Roma. Ben presto noterà alcune stranezze che lo porteranno a chiedersi se non dipendano dalla misteriosa ragazza ritratta nel quadro appes...