Se c'è una cosa che ho imparato nel corso della mia breve vita è che il modo in cui ti vesti dice tutto su di te. Ovunque andrai, dalla maggior parte delle persone, verrà notato prima il tuo aspetto esteriore, poi forse si avvicineranno per rivolgerti la parola. O almeno funzionava così da queste parti, prima che me ne andassi.
Ed è anche per questo che tre anni fa avevo deciso di mettermi a dieta e cambiare stile di vita, per dimostrare agli altri chi ero veramente. A quest'ora avrei raggiunto il mio obiettivo se solo non mi fossi imposta di dimagrire per essere accettata dalla società.«Soph, dopo passi al Minimarket? Abbiamo finito i bicchieri di carta»
Dal piano di sotto le grida di mio fratello rimbombano per la casa, a quanto pare il suo istinto da perfezionista ha preso il sopravvento, come ogni volta che a casa si fa una festa.
«A che ti servono?»
«Grigliata. Stasera. Abby e Matt. Non te lo sei dimenticata, vero?»
Si limita ad urlare. Tre parole, solo tre parole bastano per destabilizzarmi completamente.
Avevo dimenticato che, come di consuetudine il giorno prima di iniziare l'anno scolastico, mio fratello invita i Corwell a passare la serata da noi. Giusto per ritornare come ai vecchi tempi, facendo il gioco della bottiglia e giocando a quelle cagate là.
Dopo l'ennesimo richiamo di Alex decido di alzarmi dal mio comodo giaciglio e prepararmi per uscire, indossando una felpa e un paio di pantaloncini.
Mentre scendo al piano terra scorgo con la coda dell'occhio Alex, intento a sistemare casa, in largo anticipo, per l'arrivo dei ragazzi.
«Le tue manie di perfezionismo sono sempre all'ordine del giorno vedo» sorrido nella sua direzione, raccogliendo le chiavi dal tavolino all'entrata e uscendo di casa.Cammino prendendo una stradina secondaria molto più veloce per raggiungere il minimarket. Ogni centimetro di questo posto mi ricorda tanto i giorni più belli che ho trascorso, ma è solo quando intravedo la spiaggia che vengo travolta dalla malinconia.
Proprio due anni fa, seduti sulla sabbia dorata, dicevo addio a Matthew e non dimenticherò mai la sua espressione. Un misto di dolore e rabbia che si insidiava nei suoi occhi color del mare, proprio quegli occhi che un istante prima non vedevano l'ora di ammirarmi.
Continuo a camminare senza curarmi dell'ambiente circostante, fino a scontrarmi con qualcosa di morbido, o meglio, qualcuno. Il petto di un ragazzo.
«Hey, tutto bene?» Si affretta a chiedere la figura di fronte a me, che con fare confuso mi scruta dalla testa ai piedi.
«Umh sì, sto bene. Scusami non stavo guardando dove andavo» Rispondo, squadrando a mia volta quel viso familiare.
«Dovrei scusarmi io, dato che sono sbucato dal nulla… Ma per caso ci siamo già visti?»
Passa qualche istante prima che io ribatta alla sua domanda, forse perché stavo cercando di capire chi fosse quel ragazzo o forse perché l'avevo già capito in cuor mio.
«Asher Miller» Pronuncio il suo nome quasi in un bisbiglio.
Tra tutte le persone che potevo incontrare, proprio lui, Asher, lo stronzo che mi ha rovinato la reputazione in una sola sera.
Ma infondo non lo odio, l'odio è un sentimento troppo grande per me, è qualcosa che non riuscirei a provare nemmeno verso chi se lo merita.
Avrei voluto sputargli in faccia che sono la ragazza che stava per essere distrutta dal peso delle sue futili parole, ma la parte più razionale della mia mente decise che non era ancora il momento di farlo.
«Sophia Mitchell ti suona familiare?» A quelle parole, l'ammasso di muscoli situato di fronte a me sbianca per qualche istante prima di riprendere il discorso. Vorrei davvero essere nella sua testa per sapere cosa sta pensando.
«È un piacere rivederti, sei venuta a trovare tuo fratello?» Sorride leggermente spaesato.
«In realtà sono tornata per restare»Restare, che termine grosso per una che è ritornata a casa da solo qualche giorno. Eppure è davvero per questo che sono tornata a casa e questa volta non ho nessuno che mi costringa ad andarmene.
Mi perdo nuovamente nei miei pensieri mentre Asher continua a guardarmi come se fosse ipnotizzato.
«Giochi ancora a Rugby?» la domanda mi viene spontanea, forse per tenere viva la conversazione o non so.
«Certo, anche se il capitano della squadra adesso è Matt. Non che scorra buon sangue tra noi due, intendiamoci, ma questo lo sai già no?»
Annuisco, studiando i suoi movimenti tesi. Sta fingendo di essere tranquillo e onestamente lo sta facendo pure male. Ma in ogni caso decido di lasciarlo parlare finché non arrivo all'entrata del minimarket.
«E tu?» aveva appena finito di aggiornarmi sul suo status sentimentale - che oltretutto non mi interessava ma che per educazione ho ascoltato - quando quella domanda improvvisa mi fece agitare in modo impercettibile all'occhio umano. Ma non è proprio la domanda in sé che mi agita. È troppo difficile da spiegare a parole, certo, davanti a un drink sarebbe tutto molto più semplice.
«Nulla di che, non ho avuto nessuna relazione dopo di lui» mi limito a rispondere senza neanche guardarlo in faccia, troppo impegnata a cercare quei maledettissimi bicchieri di carta.
«Non prendi niente?» provo a cambiar discorso nella speranza di deviare la conversazione ma non c'è nulla da fare, quando Asher inizia a parlare non la smette più.
Mentre il corvino continua con la sua sfilza di domande, il campanello sulla porta scorrevole del negozio tintinna, segno che un altro cliente è entrato nel minimarket.
«Sophia, mi stai ascoltando?» chiede Asher, seguendomi come un cagnolino. Gli rispondo mentre mi alzo in punta di piedi per prendere i bicchieri sullo scaffale. Contemporaneamente alla mia, una mano afferra la confezione di plastica che tanto bramo.
«Ti servono questi?» Una voce maschile rimbomba nelle mie orecchie. Una sinfonia che conosco fin troppo bene. Mi volto, con il cuore nello stomaco,per guardare in faccia il proprietario del braccio e non sono affatto sorpresa di rivedere in quel ragazzo, Matthew Corwell, il mio primo amore.
Il cuore minaccia di uscirmi dal petto se fossi rimasta ancora ferma a guardarlo, così rispondo alla domanda che aveva fatto prima.
«S-sì» balbetto cercando di mantenere il controllo di me stessa, ma risulta impossibile se davanti ho Mr perfezione, a cui ho spezzato il cuore… Stupida Sophia, sei una stupida.
Quando ritorno con la testa nella realtà, Matt è ancora davanti a me che mi porge i bicchieri, così li afferro e lo ringrazio a bassa voce, continuando ad osservarlo a bocca aperta.
Asher, che non aveva fatto altro che guardarci tutto il tempo, adesso è insicuro sul riprendere a parlare o meno, lo capto dagli occhi scuri, fissi nel vuoto.
«Tutto bene?» Chiedo riprendendomi dal mio stato di trans, incamminandomi verso il bancone in legno dove è situata la cassa.
«Si certo, stavo solo pensando…» si interrompe nel bel mezzo della frase, sentendosi forse osservato da dietro, ma riprende subito dopo.
«Come sta tuo nonno?» le sue parole riecheggiano nella testa e lo stomaco mi si attorciglia, provo a rispondere ma il nodo che mi si è formato alla gola non ne vuole sapere di sciogliersi. Dietro di noi, due occhi azzurri lo folgorano con uno sguardo assassino
Asher si gira leggermente, quanto basta per scorgere la figura incupita di Matthew.
«È venuto a mancare…» prendo coraggio e rispondo a bassa voce, mentre vedo la mano di Matt posarsi sulla spalla del ragazzo dai lineamenti orientali.
«Sparisci» Sibila continuando a guardarlo male e senza farselo ripetere Asher Miller esce dal minimarket, dissolvendosi nel nulla.«È un coglione» sbuffa Matt, prendendosi una bottiglietta di Coca-Cola Zero, a sua detta, la migliore, e tirando fuori qualche spicciolo dalla tasca dei pantaloncini.
«Non c'è bisogno, posso pagare io» Mi affretto a rispondere al suo gesto, ma mentre lo dico Matthew mette le monete in mano al commesso ed esce aprendo la sua bevanda, fermandosi sull'uscio del negozio per guardarmi negli occhi.
«Avrai modo di risanare il tuo debito Stellina» sorride.
E in quel sorriso ho rivisto tutto l'amore che nutro nei suoi confronti, nonostante il tempo passato lontana da lui. Il fatto che abbia usato quel nomignolo mi scalda il cuore.
Forse avrò ancora una possibilità.
«Stasera verrai?» gli corro dietro con la speranza di sentirgli pronunciare un "Sì" ma dalla sua bocca non esce una sillaba. Probabilmente non mi ha sentito, o forse ha fatto finta di niente, come al suo solito ma non mi stupisco. Conosco Matthew, e se davvero si presenterà alla festa, farò in modo di avere i suoi occhi sempre puntati su di me.
Solo i suoi occhi.Con passo spedito torno verso casa, entro, appoggio i bicchieri sul tavolo e mi chiudo in camera. Questa sarà la mia serata e farò in modo che niente e nessuno possa rovinarla.
Scruto l'orario sull'orologio di Harry Potter appeso alla parete, da quando sono partita è rimasto tutto uguale a come l'avevo lasciato, tranne per il profumo di pulito, per quello deve aver messo mano Alex.
Apro energicamente l'armadio alla ricerca di qualche vestito, e non un semplice vestito. Qualcosa che faccia rimanere con la mandibola piantata a terra.
«Eccoti!» sorrido tirando fuori la gruccia dov'è appeso l'abito per stasera.
Ricontrollo nuovamente l'orario, sono passati dieci minuti e manca un'ora all'arrivo dei Corwell, così dopo essermi vestita corro in bagno per la fase "trucco e parrucco", optando per un make up basic. Un po' di fondotinta, un pizzico di correttore sotto gli occhi e il mascara, perché per l'eyeliner non ho abbastanza tempo. Mentre aspetto che la piastra per capelli si scalda, cerco un paio di orecchini punto luce, un regalo di Alex, e dopo averli trovati e indossati torno in bagno per dare una sistemata alla mia chioma, rendendola liscia e morbida come il pelo di un certosino.
Scendo al piano di sotto infilando un paio di scarpe col tacco, fermandomi davanti allo specchio per controllare velocemente che sia tutto perfetto.
Il vestito che indosso adesso mi calza quasi perfettamente se non fosse per il rotolino di pancia che viene marcata dal tessuto attillato, lo spacco sulla coscia invece crea l'effetto "vedo e non vedo" che io personalmente adoro, mentre lo scollo del vestito è da far girare la testa, profondo al punto giusto. Sarà troppo per una festa in casa? Sticazzi. Poco importa se a metà serata finirò a girare in casa con le pantofole e il trucco sbavato.Il campanello della porta suona e io controllo l'orologio per l'ennesima volta, realizzando che chiunque sia arrivato è un po' in anticipo, di circa mezz'ora.
«Soph vai tu?» urla mio fratello dal giardino, ignaro del fatto che io sono già pronta ad accogliere gli ospiti di casa.
Quando apro la porta due braccia si aggrappano al mio collo, stringendomi talmente forte da farmi quasi mancare il respiro, il mio olfatto viene rapito da un profumo che riconoscerei ovunque e così, ricambio a mia volta l'abbraccio , sciogliendomi in quella stretta che mi era mancata così tanto.«Mi sei mancata "Cosita"»
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𝐔𝐧𝐛𝐫𝐞𝐚𝐤𝐚𝐛𝐥𝐞
Romance𝐎𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐞 𝐡𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐥𝐮𝐧𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐥𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐚 𝐯𝐢𝐜𝐞𝐧𝐝𝐚. A volte i problemi ti portano lontano dalla tua ci...