2. Matt's Pov

53 16 1
                                    

Abby è andata via  da ormai un quarto d'ora, era così felice di rivedere Sophia che è uscita saltellando. Ha persino indossato il suo vestito rosso, quello che usa nelle occasioni importanti. Quello che solitamente usa quando esce con Alex.
Beh, dopotutto parliamo pur sempre della sua migliore amica, la sua unica amica dai tempi delle scuole elementari.
Se non fosse stata per il loro rapporto, probabilmente non avrei neanche avuto la possibilità di conoscere quella ragazza dagli occhioni marroni.

*Bzzz bzzz* il telefono squilla tra le mie mani e quando guardo chi mi ha scritto, sospiro demoralizzato.
È Raylee, la mia ragazza.
Fa strano definirla tale quando il mio cuore appartiene ancora ad un'altra donna, ma dopotutto la vita va avanti. E io non potevo rimanere in quel maledetto limbo per altro tempo.
Ho passato due anni aspettando il suo ritorno e quando ho realizzato che non l'avrei rivista più, ho perso le speranze, mi sono spento. Ho concentrato tutto il mio dolore nel Rugby fino a diventare il capitano della squadra, prendendomi la fama di “miglior giocatore della scuola”. Ma non che mi sia interessato molto, se sono diventato ciò è stato solo per me stesso; non mi interessava neanche che le cheerleader mi girassero attorno come fossi carne fresca.
Io nel cuore avevo solo lei.
Nella testa, solo lei.
Lei ovunque, disegnata solo per me.

"Stasera ci sarai alla festa di Tomas?"

Digito rapidamente una risposta come scusa che non faccia arrabbiare Raylee. Se dovesse sapere che mi sto preparando per la serata dai Mitchell darebbe di matto.
E se venisse a sapere che c'è anche la mia ex fidanzata, probabilmente - ne ho la certezza - farebbe una scenata apocalittica che solo dio sa come potrebbe finire.
Probabilmente Sophia la prenderebbe a calci, o le spaccherebbe una scarpa in fronte.

”No”

Invio il messaggio, che viene subito visualizzato e lascio il telefono nel letto, sdraiandomi di peso accanto ad esso.
Cosa faccio? Vado? Non vado?
Ho il cervello in palla, non mi sentivo così da tanto, troppo tempo. Pensare troppo mi fa male, l'ho sempre detto io che le donne non fanno per me.
Mi passo una mano sul viso. Sto davvero andando in corto circuito per una stronza che non mi si è degnata di scrivermi neanche una volta in due anni?
Si, esatto è solo una stronza e il fatto che io sicuramente perderò un battito appena me la ritroverò davanti è solo un dettaglio.
Forse dovrei davvero non andare alla festa, non sarei in grado di reggere il confronto con Sophia, eppure la voglia di andarci, la curiosità di vederla è enorme.
Amore e distruzione, sono morto dentro lentamente, lacerandomi giorno per giorno da quando è partita. Forse la dovrei odiare per tutta la sofferenza che mi ha arrecato ma non ci riesco e so di per certo non ci riuscirò mai.

L'orologio digitale sul comodino segna già le sette meno un quarto, e alla fine mi ritrovo a prepararmi senza più pensare a niente. Infilo una t-shirt e dei jeans, metto le scarpe e sistemo la catenina che porto sempre al collo, quella che Sophia mi ha regalato per il compleanno qualche anno fa, spruzzo un po' di profumo sul collo ed esco di casa assicurandomi di chiudere a chiave. Mi interrogo un attimo sul prendere la moto o meno e alla fine opto per la macchina, ho intenzione di passare dal fioraio e comprare dei fiori per fare bella figura siccome arriverò sicuramente in ritardo.
Metto in moto la macchina e mi dirigo verso la prima tappa che precede la destinazione finale, faccio sciogliere sotto la lingua una pastiglia di antistaminico, poi entro in negozio e scelgo delle rose rosse, semplici ed eleganti, in grado di dare la loro parte, mi prude il naso ma ignoro la sensazione di fastidio e pago, uscendo dal negozio.
Quando rientro in auto controllo nuovamente l'orario, sono le sette in punto e fortunatamente la strada è vuota. Premo l'acceleratore che mi fa risparmiare qualche minuto ma quando parcheggio nel vialetto della casa sono ugualmente in ritardo di dieci minuti, come avevo previsto.
Prima di scendere mi spruzzo ancora un po' di profumo e mi controllo l'alito, sa ancora di menta fortunatamente.
Così, agitato e con i capelli spettinati, cammino verso la porta d'ingresso dell'abitazione, tenendo con una mano le rose. Sento le guance andarmi in fiamme e odio profondamente questa sensazione.

𝐔𝐧𝐛𝐫𝐞𝐚𝐤𝐚𝐛𝐥𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora