<tieni nu' bel culo>

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Penso siano le 3:00 ed io non riesco ad appisolarmi, Naditza mi avrà ripetuto una ventina di volte codeste parole: <nisciun dormè a' prima nott, si aie bisògn io sto ca>.
Sono tutte e due molto gentili con me, Silvia mi ha addirittura prestato dei vestiti, non rientrano nel mio stile, ma mi accontento.
Mi hanno spiegato un po' come funziona qui, non ho ascoltato un granché, ero troppo impegnata a provare i pantaloncini di Silvia, che definirei più mutande. Mi si vedeva tutto il culo.
L'unica cosa che ha attirano la mia attenzione, è stata la notizia di avere un ora, in cui ci porteranno nella sala svago, insieme ai ragazzi. Li c'è anche un pianoforte, ed io, al solo pensiero di suonare nuovamente, mi sono quasi commossa.
Mi insegnò mio padre a suonare,  prima di diventare un drogato di merda.
Tutto iniziò lentamente, come il mare, che piano piano si ritira per poi creare uno tsunami. Beh lui iniziò con una dose di cocaina e uno schiaffo e finì con lui in ospedale per overdose ed il mio corpo pieno di lividi.
È un uomo di merda. Colui che ha il mio stesso sangue è riuscito a disintegrarmi, piano piano, mi ha distrutto il cuore, portandolo con se sul quel cazzo di letto d'ospedale.
Lui è stato l'unico uomo di cui mi sia mai fidata ed è riuscito ad uccidermi, senza il peso di un cadavere. Mi fai schifo papà, ti odio, mi hai ammazzato....ti odio ti odio ti odio <TI ODIO CAZZO>, sto piangendo, gli sto di nuovo donando le mie lacrime, ancora e ancora.
<ei tutto bene?> proviene  da sotto di me, dalla parte bassa del letto a castello.
<si> rispondo, asciugandomi le lacrime.
<sicura?> ora riconosco la voce, è Silvia.
Non rispondo.
Sento uno scricchiolio ed eccola che si infila nel mio letto e mi abbraccia. Ma che cazzo fa?
<mi spiace> sussurra.
Mi limito a fissare il soffitto, è da anni che nessuno mi abbracciava. Per quanto odi questa situazione mi addormento.

                                         CIRO

<in piedi principesse> è Lino, il sorvegliante del reparto maschile, un rompi cazzo.
<Ciro in piedì ca' a' direttrì ve deve parlàr>
<stat zitto e nun me scassà o' cazz> urlo, affondando il viso contro il cuscino.
Dopo 5 minuti, però, infastidito dal rumore, decido di alzarmi.
Sentiamo che ha da dire punto e virgola,spero per lei che sia importante.

Mi incammino verso il cortile, insieme ad Edoardo, l'unico di cui mi fidi qua dentro, lo considero come un fratello

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Mi incammino verso il cortile, insieme ad Edoardo, l'unico di cui mi fidi qua dentro, lo considero come un fratello.
...
Sono arrivato, dinanzi a me ci sta la direttrice; Sembra un po' nervosa: continua a camminare avanti indietro, o meglio, zoppicare.
Ecco sono arrivate le ragazze, quanto cazzo ci hanno messo?
<scusàm direttrì, nun vuleven alzàrs> si è difesa Liz, dallo sguardo omicida di punto e virgola.
Veniamo divisi, i ragazzi da una parte, le ragazze dall'altra e la direttrice in mezzo, insieme al comandante.
Iniziano a parlare, ma io mi distraggo subito alla vista di Viola. Cazzo quella rossa me la scoperei anche qui, ovviamente l'abbiamo già fatto, ma lo rifarei, ha un fisico da impazzire.
Con lo sguardo passo da ragazza a ragazza, quasi tutte già scopate ovviamente, senza nessun corteggiamento e quelle cazzate li, basta che le guardo e subito mi cedono il loro corpo.
I miei occhi si posano su quella nuova, non so il suo nome, ma è bellissima, con quei capelli biondi quasi bianchi, e quei suoi occhi di uno azzurro lucente, mi ipnotizza. Indossa dei pantaloncini a vita bassa, troppo corti, ed un top nero che evidenzia il suo seno prosperoso, cazzo come me la farei.
<ao Cirù, aie capit?> Edoardo mi riporta nel mondo reale.
<ca cos>
<u'piecoro e o'chiatti song scappat> spalanco gli occhi.
<ca'strunz, me a'pagheran>

Finalmente è arrivata l'ora libera e mi sono messo a giocare a biliardino, con il mio gruppo

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Finalmente è arrivata l'ora libera e mi sono messo a giocare a biliardino, con il mio gruppo.
Faccio gool, alzo lo sguardo con l'intenzione di sfottere il mio avversario, ma stranamente , la mia attenzione viene rubata dalla barbie seduta sui divanetti. Lei ha gli occhi fissi sul pianoforte, ha uno sguardo malinconico, spento, triste e arrabbiato; non sono un cazzo di psicologo, ma quello è uno sguardo di chi è stato fottuto dalla vita.
Si alza, va verso il pianoforte, rimane in piedi e lo fissa. Le mie iridi si posano subito sul suo fondoschiena e su quelle mutante, che chiamano pantaloncini.
<teng voglia e' farmela proprio ncopp' o' pianoforte> Lo dice Totò, con la bava alla bocca, manco fosse un cane.
<sicond me cu chillu fisico scopa ra dio> Non faccio in tempo a capire chi sia stato a dire questa frase, poiché inizio ad incamminarmi verso la mia prossima preda.
<tien nu' bel culo> mi sono posizionato dietro, in modo da coprirla da occhi che non siano i miei.
Ed ecco che si gira stupefatta. 
<però nun te consiglio e' mostrarlo a tutti, ci song persone pericolose ca' dind>

  <però nun te consiglio e' mostrarlo a tutti, ci song persone pericolose ca' dind>

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