Capitolo 6

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Era giovedì pomeriggio ed Harry era appena rientrato dal lavoro.

La mancanza di sonno stava cominciando a farsi sentire e gli occhi gli bruciavano terribilmente. Non aveva nessuna intenzione di uscire di casa, quindi, nonostante fossero a malapena le sei di pomeriggio, si infilò immediatamente pigiama e pantofole e si diresse in cucina per farsi una tazza di tè.

Durante la pausa pranzo aveva ricevuto una telefonata da sua sorella Gemma che, appena appresa la notizia, si era affrettata a controllare come stesse. Anche sua madre si era fatta sentire, chiedendogli se avesse bisogno di qualcosa. Harry aveva ovviamente negato, in quanto non c'era effettivamente nulla che la donna avrebbe potuto fare in questa situazione. Lei aveva comunque insistito e, prima di riattaccare, gli aveva fatto promettere che da quel momento le avrebbe telefonato almeno una volta al giorno. Qualche minuto dopo aveva ricevuto un messaggio dal suo patrigno che, oltre a dirsi dispiaciuto per l'accaduto, gli aveva assicurato che, se anche solo avesse avuto bisogno di un abbraccio, loro sarebbero saliti su un aereo e l'avrebbero raggiunto immediatamente.

Se c'era stato un risvolto positivo di tutta la vicenda era proprio quello: Harry si era reso conto di quanto le persone che aveva accanto ci tenessero a lui e si preoccupassero del suo benessere. Era una piccola nota di colore che gli dava la forza di andare avanti normalmente con la sua vita.

Si sistemò sulla poltrona, accendendo la televisione come sottofondo e prendendo in mano il libro che stava leggendo in quel periodo. Ad essere sincero non ci stava capendo nulla, era troppo deconcentrato per potersi dedicare alla lettura ma, testardo com'era, si rifiutava di abbandonarlo. Quella sera la situazione non era per nulla diversa: Harry era incantato sulla stessa parola da almeno dieci minuti e la sua mente era completamente vuota.

Fu risvegliato da quello stato di trance dal suono del campanello. Pregò che non si trattasse di nuovo della signora che, quella stessa mattina, aveva bussato a tutte le porte del vicinato nel tentativo di vendere un'edizione esclusiva della Sacra Bibbia.

Si diresse al citofono e rispose con uno scocciato 'chi è?'

"Harry, potrei salire un attimo?" La voce inconfondibile di Zayn si propagò attraverso la cornetta.

Harry rimase sinceramente sorpreso della visita. Un briciolo di senso di colpa si insediò nel suo petto: era stato così preso dall'evitare qualsiasi cosa lo riportasse al suo ex, da dimenticarsi quanto Louis e Zayn fossero uniti. Il ragazzo doveva essere assolutamente devastato e lui non si era nemmeno preoccupato di mandargli un messaggio.

"Sì assolutamente, terzo piano." Aprì il portone e lasciò socchiusa la porta, dirigendosi in cucina per mettere su un'altra tazza di tè.

Si sentì un lieve bussare alla porta, "È permesso?"

"Vieni pure, sono in cucina."

La figura di Zayn apparve sulla soglia. Harry rimase sorpreso di trovarlo ancora in divisa, il volto stravolto dalla stanchezza.

"Ciao Harry." Disse semplicemente.

"Hey, siediti pure. Hai tempo per una tazza di tè o sei in servizio?"

"No, ho appena staccato. Adorerei un po' di tè, ti ringrazio." Prese lentamente posto a tavola ed Harry gli servì la bevanda, prima di sedersi di fronte a lui.

Un silenzio imbarazzante scese sulla cucina. Zayn teneva gli occhi fissi sulla tazza, le labbra arricciate come se stesse pensando a qualcosa.

"Immagino ti stia chiedendo perché sono qui." Iniziò, "Non sono venuto a cercare conforto o altre stupidaggini che potresti pensare. Insomma, sono abbastanza convinto che tu mi odi ed io ho ancora un briciolo di dignità da salvaguardare, non sarei mai venuto a piangere proprio da te." Fece una risata amara. Harry voleva rassicurarlo, dirgli che non l'aveva mai odiato e che avesse avuto bisogno, lui ci sarebbe stato comunque. Zayn riprese a parlare prima che potesse formulare la frase.

If the world was ending║Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora