CAPITOLO III

177 10 0
                                    

APRIL

Stamattina mi sono svegliata di buon umore, strano visto come mi sono sentita in queste ultime settimane. La rabbia che provavo nei confronti di Ian sembrava essere diventata un tutt'uno con la mia mente e non capivo proprio come riuscire a liberarmene. Ora mi sento meglio o almeno così mi sembra, per ora.

Oggi è domenica e come da manuale abbiamo il brunch a casa degli Evans.

È una tradizione ormai, i nostri genitori hanno questa abitudine da prima ancora che io e Chase nascessimo e fino ad ora sono riuscita a saltare questa meravigliosa iniziativa soltanto una volta. In quattordici anni di vita intendo.

Da bambina ero contentissima di passare del tempo a casa loro, io e Chase eravamo molto legati e ci divertivamo insieme. Poi negli anni qualcosa è cambiato, lui è diventato scontroso e adesso non perde occasione per farmi infuriare. Si diverte così.

I nostri genitori si conoscono da quando erano ragazzi, di tanto in tanto ci parlano delle cose che hanno vissuto insieme e io ogni volta mi perdo nei loro racconti. È bellissimo sentirli rivivere quei ricordi e spesso mi sembra quasi di essere lì con loro anche solo ascoltando le loro parole.

Maddie e Cole si sono trasferiti a Boston quando Chase aveva cinque anni e dopo poco tempo i miei genitori li hanno seguiti. Viviamo in due case attaccate e i nostri giardini sono praticamente confinanti.

Mentre sono ancora distesa nel letto la mia mente inizia a viaggiare e improvvisamente mi tornano alla memoria vecchi ricordi...

«Mia madre dice che da grande diventerò un avvocato ma io voglio fare la scrittrice..»

«Perchè un avvocato?»

«Perchè dice che ne so sempre una più del diavolo e mi intrometto nei discorsi dei grandi»

«E cosa c'entra l'avvocato?»

«La mamma dice che c'entra»

«E perché vuoi fare la scrittrice?»

«Perchè voglio vedere i miei libri nella libreria della mamma. Lei ne legge tanti, qualche volta ride di quello che c'è scritto e qualche volta piange»

«Perchè un libro dovrebbe fare piangere qualcuno? Ci sono scritte cose brutte?»

Alzo le spalle.

«Non lo so, forse sono cose da grandi»

«Forse hai ragione» Chase fa una pausa e sembra riflettere su qualcosa.

«Se scriverai un libro un giorno promettimi che io sarò il primo a leggerlo»

«Te lo prometto»

«E cosa scriverai?»

«Ancora non lo so»

«Qualcosa su di me?»

«Perchè dovrei scrivere qualcosa su di te?»

«Perchè sono tuo amico»

Mi viene da sorridere se ripenso a quella conversazione. Io avevo otto anni mentre Chase ne aveva dodici. Mi sembra sia passata un'eternità da allora. Avevamo appena finito di fare i compiti ed eravamo da poco usciti in giardino visto che era una bella giornata. Eravamo felici, spensierati... due bambini completamente ignari del fatto che un giorno si sarebbero fatti la guerra l'un l'altro con ogni mezzo a loro disposizione.

Quando sento la voce di mia madre chiamarmi dal piano di sotto ritorno bruscamente alla realtà.

«Arrivo!» grido sprofondando subito dopo con la testa sopra il cuscino.

Scendo le scale e quando vedo entrambi i miei genitori pronti per uscire faccio una smorfia contrariata.

«Perchè non sei ancora pronta?» mi domanda mia madre perplessa.

«Posso saltare il brunch? Ho poca fame» tento.

«April Jones vatti a vestire e datti una mossa» appunto.

«Quando è diventata così insopportabile?» domando rivolgendomi a mio padre.

«È così da prima che la sposassi, pensavo avessimo fatto pace con il suo brutto carattere» adoro mio padre, è sempre dalla mia parte. Cioè quasi.

«Non potevi sposarne un'altra?»

«Pensi che sarebbe stato tanto diverso?» scoppio a ridere.

«Guardate che vi sento! Nel caso non l'aveste notato sono qui davanti a voi» commenta mia madre con un tono fintamente offeso.

«Lo so amore. Ti vedo ed è davvero una bella visione» Ruffiano di un padre.

Corro di sopra a cambiarmi, mi lavo la faccia e i denti e in pochi minuti sono pronta.

«Facciamolo» annuncio, come se dovessi affrontare chissà che cosa. Con Chase è sempre una sfida. Un duello all'ultimo sangue. E nessuno dei due vuole mai darla vinta all'altro. Chiamatela testardaggine, orgoglio o cocciutaggine ma comunque il risultato non cambia.

CHASE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora