capitolo tre

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Sono le tre di notte, e la vibrazione del telefono mi sveglia. Lo prendo svogliatamente, bestemmiando contro chiunque mi abbia fatta alzare così presto. Vedo una notifica da un numero non registrato, che dice "Ho bsiogno di teew, corri oradn." Ci metto un po' a decifrarlo, ma poi capisco. È Matias...ed è ubriaco. Sicuramente non pensa davvero quello che ha scritto. La mia mente è attanagliata dal dubbio. Cosa faccio? Rispondo? Magari ha davvero bisogno di me...oppure no, ha solo voglia sfruttarmi per i suoi istinti primordiali.
Decido di rispondergli. Scrivo "È successo qualcosa?", lui risponde immediatamente "Veini a caswa mia". Diamine... dovrei?
Forse non dovrei pensarci troppo, forse dovrei solamente prendere le chiavi della macchina e andare. Infatti, faccio così.
Il cielo di San Diego è ancora scuro, ma iniziano ad intravedersi vagamente le luci dell'alba. Guido sulla strada vuota tra uno sbaglio e l'altro. Mi fermo solo per prendere due croissant e due caffè per me e per Matias.
Arrivo a casa sua. La porta è aperta. Entro, e mi faccio strada tra le numerose bottiglie di birra vuote che ci sono per terra. Sento una voce soave cantare una melodia familiare... sì, ho capito cos'è! È Hey Joe! Seguo la musica fino ad arrivare al giardino sul retro, dove lo vedo. Lì, solo con la sua chitarra su una sdraio. Cerco di essere silenziosa mentre mi avvicino, ma lui mi sente e si gira "Ehi, sei venuta" "Sì, eccomi". Mi fa segno di sedermi sulla sdraio accanto a lui. Lo faccio, e lui si stringe più vicino a me. Mi accarezza il viso "Sono felice che tu sia venuta". Il suo alito puzza di birra scadente e vodka, è davvero andato. Inizia a infilarmi la mano sotto alla maglietta, facendo su e giù con il dito lungo la mia colonna vertebrale. Io non so davvero cosa fare, sono immobilizzata. Matias avvicina le sue labbra al mio orecchio, poi sussurra "Capelli.".
E in un baleno, ci risiamo. Di nuovo nel suo bagno, di nuovo lo styling. Non riesco a dirgli di no.
Alla fine, dopo avergli asciugato i capelli, scendo al piano terra a recuperare le mie chiavi e vado verso la porta. "Ma... te ne vai così?" mi chiede lui, ancora non completamente cosciente di niente. "Sì Matias, sei ubriaco, e non possiamo continuare così. Non sei tu... sono io. Ho bisogno di schiarimi la mente".
"Fiona! Aspetta!"
Ma non aspetto, sono già uscita.
Ho bisogno di parlare con qualcuno, così guido verso casa di Tonia. Lei sicuro mi aiuterà a capire cosa fare.
Busso alla sua porta, ma lei ci mette un po' ad aprire. Quando lo fa, la vedo: con i capelli tutti scompigliati e solamente una maglietta oversize addosso. "Scusa, stavi dormendo? Ti ho svegliata?" "Sì, ma tranquilla, cosa succede?" "Volevo parlarti... di una cosa. Posso entrare?" "Sì ma... prima che tu lo faccia, devo dirti una cosa anch'io...".
Prima ancora che lei riesca a parlare, lo vedo. Non ci posso credere. Non può essere davvero lui. Si avvicina alla porta. "Ehi Fiona, quanto tempo!" Emilio è davanti a me con un sorriso smagliante. In casa della mia migliore amica. In boxer. Letteralmente, svengo.

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