Giovanna

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Treviso, agosto 1923

Le mura, spesso interrotte da lunghi varchi, si impongono alla vista del viandante-viaggiatore che può ammirare le porte armoniose, altere, di Santi Quaranta, San Tomaso e Porta Altinia.

Oltrepassata la porta di San Tomaso, nell'ampio piazzale dedicato al mercato dei Grani - attuale Piazza Matteotti - Anselmo trova un gran fermento. Il mercato è un'occasione di ritrovo dove si incontrano persone provenienti da tutti i paesi del circondario per vendere direttamente i prodotti della terra, ma anche animali da cortile, pentolame, tessuti, cesti in vimini e altro ancora. Un vociare, un contrattare, una mimica che suscita ilarità e curiosità a chi, per la prima volta, si trova a passare tra le bancarelle.

Le urla dei venditori sovrastano il parlottare delle comari intente a palpare, soppesare, soffiare tra le piume dei gallinacei portati dalla contadinotta arrivata dalla campagna, che mostra orgogliosa la sporta piena di uova fresche.

Il cielo è un mantello azzurro, leggero, avvolge la gente semplice, placida, che cammina, sorride, nella serenità di un periodo di pace. La Grande Guerra è solo un brutto ricordo a cui nessuno vuole più pensare. Le case sono state ricostruite. La vita ha ripreso il suo corso lasciandosi alle spalle lutti e devastazioni.

Anselmo supera il piazzale affollato di venditori e compratori, si sposta in Borgo Cavalli. La strada è larga, permette un agevole transito dei numerosi carretti che si incrociano.
I cavalli vengono lasciati ai lati della via costeggiata da antichi portici.
Sedie e sgabelli vengono trascinati davanti alle osterie. Venditori e clienti firmano contratti, stringono mani, saldano conti, tutto "benedetto" da una ombreta de vin bon.

Sa già dove fermarsi.

Giacomo, il bottaio, è solito esporre i suoi barili di fronte al "Canevon", il locale più frequentato dagli avventori del sabato mattina, giornata dedicata al mercato settimanale.
Anselmo tira le briglie. Bianca, ubbidiente, si ferma davanti alla piccola esposizione di botti e barili di varie dimensioni.

- Anselmo, che piacere vederti!

Il vocione di Giacomo anticipa la robusta corporatura dell'uomo che, baldanzoso, avanza verso il suo cliente.

Anselmo gli batte una mano sulla spalla. Avverte il tessuto della camicia pregna di sudore. L'olezzo gli arriva alle narici, gli pizzica la gola.

- Ehilà, Giacomo! Allora, hai preparato le botti che ti ho ordinato il mese scorso?

Il bottaio si asciuga le mani sudate sulla tela di sacco usata come grembiule. Si liscia i baffi rossicci. I pochi capelli arruffati lasciano libero gran parte del cranio, lucido come una sfera di cristallo.

- Lo sai che io sono sempre puntuale nelle consegne! Mio nonno prima, e mio padre poi, mi hanno inculcato nella testa due semplici cose: onestà e puntualità. Eccole, le tue botti. Te ne ho fatte cinque, così te pol imbriagar tuta Treviso!

Una risata sonora e prolungata gli allarga la bocca mostrando solo due denti. Un olezzo rivoltante aleggia intorno all'uomo. Anselmo arretra di qualche passo, non vede l'ora di andarsene via. Deve incontrare Giovanna e di certo non vuole essere contaminato da odori sgradevoli.

- Veramente te ne avevo ordinate quattro, ma non fa niente, le porto via tutte... Anzi, meglio così, quest'anno prevedo una gran bella vendemmia, e tanto vin bon!

- Evviva! - esclama Giacomo facendo rotolare le botti fino al carro.

Anselmo estrae dalla tasca dei pantaloni un fascio di banconote da mille lire. Ne sfila una, la porge all'uomo che la intasca velocemente con un sorriso soddisfatto, poi, porge la mano per salutare ma Anselmo, con fare distaccato, gira intorno al carro, armeggia con le briglie.

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