In principio era il Nulla e, prima che finanche il Nulla acquisisse memoria, nel Nulla comparvero Hydor (ὕδωρ, l'acqua primordiale) e Hyle (ὕλη, la materia informe).
Hydor lambì Hyle ed Hyle assorbì Hydor.
Fu dalla loro unione che ebbe origine quell'orrenda creatura, che, con indicibile terrore, coloro che vennero molto dopo osarono descrivere dal corpo approssimabile ad un lungo ed enorme serpente, dalla testa simile e dissimile ad un toro, simile e dissimile ad un leone, ma dal chiaro volto di un dio. Il suo nome era Chronos, il Tempo.
Da allora, la Storia, non ancora Storia, si fece Leggenda e la Leggenda si trasformò in Mito. Da allora, Pánta rheî. Da allora, inesorabilmente ed irreversibilmente, tutto scorre.
La solitudine primordiale del Tempo non durò molto. Chronos si congiunse ad un'entità incorporea: Ananke (Ἀνάγκη, la Necessità, il Fato). Dalla loro unione, lentamente, si composero Etere (Αἰθήρ, l'Aria divina), Chaos (Χάος, il Caos) ed Erebo (Ἔρεβος, le Tenebre).
Successivamente, Chaos ed Erebo generarono Nyx (Nύξ, la Notte) ed Emera (Ἠμἐρα, il Giorno).
Il Giorno e la Notte lottarono a lungo fra di loro per avere il controllo sull'altro/a ed accaparrarsi gli interi favori di Chronos, ma ogni tentativo di parte fu vano: il fratello non prevalse sulla sorella e la sorella non prevalse sul fratello; padre Tempo, pertanto, decise saggiamente di porre fine a quel conflitto fratricida e spartì equamente le sue attenzioni. Da allora il tempo fu diviso in giorno e notte. Da allora, quando è giorno non è notte e quando è notte non è giorno.
Il Tempo poi, con l'Aria divina, fecondò e depose un enorme uovo, l'uovo cosmico, l'Hiranyagarbha, il "grembo d'oro", un'entità densissima, dalla cui schiusa uscì colui che divenne il primo vero signore del cosmo: Phanes (Φάνης, il Tutto).
Fu così, fu in tal inspiegabile modo, che dal Nulla si generò il Tutto. E il Tutto, dopo una rapidissima espansione, presto perse la sua densità iniziale, si raffreddò e si assestò in perfetta armonia.
Tuttavia l'armonia non era ancora bellezza. Per Padre Chronos, infatti, non era ancora arrivato il tempo di fermarsi a contemplare quanto di buono fatto. Saranno solo gli Uomini, molto più tardi, a concepire la bellezza come la massima espressione visibile del buono e il buono come condizione metafisica della bellezza.
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IL MITO DELLA BELLEZZA CHE SALVÒ IL MONDO
FantasySebbene a volte faccia di tutto per non sembrarlo, la Vita è Bella. E non perché lo diceva un celebre film di Roberto Benigni o il testamento di Lev Trotsky. Non perché dobbiamo negare l'evidenza delle tante brutture del mondo (guerre, pandemie, mal...