capitolo 8

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Traccia:

Rotterdam terror corps – are you prepared to die.

💘 punto di vista di Ortensia 💘

Io e Alex facevamo sempre l'amore con le protezioni. Per precauzione facevo anche i test di gravidanza, tutti negativi. Mi vedevo anche con Marilena per fare l'amore assieme. La mia testa testa era piena di pensieri. Mia madre aveva ragione, ma per adesso mi andava bene così. Tuttavia, avrei dovuto parlare di cose importanti con loro.

Avevo già prenotato la sala per la mia mostra. Sarebbe stata pronta a breve. La gente poteva lasciare un'offerta libera. Sarebbe stata lì qualche mese.

Andai in un albergo sul mare a Marina di Ravenna. Il giorno prima ero con Alex e Marilena.

- Ho un brutto presentimento – disse Marilena con fare preoccupato– non mi chiedere perché –

- Starò attenta, non preoccuparti – risposi sorridendo.

- Lo spero... spero vivamente di sbagliarmi –

Pensai a quel discorso strano mentre guidavo. La musica ronzava nell'abitacolo. Non ci pensai poi tanto, volevo solo lavorare.

Entrai nella hall e poi nella sala privata. L'atmosfera era tranquilla. La sala ricordava quella dell'hotel a Rimini. C'erano molte facce note ed altre sconosciute. Nonostante ciò, sentii qualcosa di strano. Una sensazione spiacevole.

All'improvviso sentii degli urli provenienti dalla hall. L'urlo era femminile. Evidentemente era successo qualcosa di davvero grave. I presenti si allarmarono. Due uomini incappucciati entrarono armati di pistola.

Oh, mio dio. Oh, no. Sentii la paura scorrermi nelle vene. Come potevo avvisare qualcuno?

- Mettete le mani in alto – urlò uno dei tre ladri. Venimmo perquisiti. Io avevo il vizio di lasciare tutto in auto, avevo giusto degli spicci per il caffè.

I presenti vennero legati e perquisiti e toccò a me. Restai ferma immobile dalla paura.

- Non ho niente – sibilai

Mi diede uno spintone che mi fece cadere in ginocchio. Avendo le braccia legate caddi a terra come un sacco di patate sibilando un "aih".

Una ragazza cominciò a piangere spaventata. La fecero inginocchiare e la picchiarono selvaggiamente.

- Adesso hai un motivo per piangere, puttana! – urlò uno dei ladri. Poi con la pistola fece sedere tutti.

La ragazza picchiata perdeva sangue. Credo che stesse svenendo dal male. Cercai di guardare i ladri, cercando di trovare segni particolari. Notai che uno di loro aveva un neo sul retro del collo, un altro aveva un'unghia nera, forse a causa di una botta.

"bianco" pensai. Lo urlai con la voce nella mia testa

Avevo solo la safe word che non avevo mai utilizzato ma speravo che mi salvasse da quella situazione.

Uno di loro si recò da una ragazza di colore, una delle modelle. Volle alzarle la maglietta ma lei si dimenò e sputò in faccia al malvivente. Di tutta risposta lui le cacciò uno schiaffo.

- Non ti vergogni? – urlò uno degli ostaggi. Era un uomo di circa quarant'anni o cinquanta ora non ricordavo.

- Cosa vuoi, fare l'eroe? – rispose il ladro con tono beffardo.

La tensione si poteva tagliare col coltello come se fosse burro.

- Non mi fai paura – ringhiò l'uomo

Il collare di cuoio neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora