30| Rabbia e Orgoglio

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Madrid 25 Agosto

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Madrid 25 Agosto

«Che cosa è successo?» Siria arriva al reparto correndo come una disperata e la prima persona che incrociano i suoi occhi è Marco.

Quando ha ricevuto la sua chiamata aveva appena promesso a Pablo di aspettarlo fuori dallo stadio ed era tentata di non rispondere per una volta, ma qualcosa le ha detto di farlo e le sue orecchie hanno sentito la notizia più preoccupante che il maiorchino potesse darle. Le parole incidente, ospedale e Rodrigo nella stessa frase le hanno impedito di respirare per qualche secondo.

È stanca morta, non si regge neanche più in piedi dopo una giornata tra lavoro, scappatelle con il sivigliano e l'amichevole a cui ha assistito, ma niente poteva impedirle di mettersi in macchina e percorrere circa seicento chilometri in poco più di quattro ore. Ha corso come una disperata ed ha raggiunto la clinica in cui ora suo fratello è sotto i ferri solo per sperare di vederlo ancora. È terrorizzata.

Si getta tra le braccia di Marco, come se fosse il suo unico appiglio e lui la stringe a sé con un'espressione preoccupata in volto, cercando di rassicurarla come meglio può. È tutta la notte che è lì ad aspettare, vede medici fare avanti e indietro, ma non ha ancora nessuna notizia e questo non fa che renderlo nervoso.

«Ehi» prova a calmarla mentre le accarezza i capelli e le lascia dei teneri baci, sapendo già che non può molto. «Lo stanno operando, ha fatto un brutto incidente.»

Siria lo guarda sull'orlo di una crisi di pianto, sperando che lui le dica che è solo un brutto incubo e che Rodrigo sta bene. Nonostante il dolore e la paura però mantiene una patina impenetrabile, sembra quasi imperturbabile. Non per lui però, che la conosce così bene da sapere che dentro sta vivendo una lotta sanguinaria e che vorrebbe solo affogare nelle sue stesse lacrime che tiene a bada con fatica.

Rodrigo è tutto ciò che ha, è la sua spalla, il suo braccio destro, il suo migliore amico, metà della sua anima. Perderlo sarebbe come vivere senza un braccio o una mano o peggio ancora senza una parte di se. Non riesce neanche a pensarci a quell'idea, vorrebbe solo chiudere gli occhi e risvegliarsi quando sarà tutto finito.

«Dio santo, ma come è possibile!» esclama, lottando con tutte le sue forze per non far fuoriuscire le lacrime, mentre si separa da Marco e si getta contro la parete, tuffando il viso tra le mani.

Il maiorchino deglutisce a fatica. Gli sudano le mani ed ha il fiato corto. Si sente estremamente responsabile per quanto è accaduto, aveva promesso a Rodrigo di esserci, di ascoltarlo non appena avesse concluso quella riunione e non lo ha fatto. Non sa come confessarlo a Siria, specialmente nelle condizioni in cui versa in quel momento e quindi decide di gestire da solo il suo tormento, camminando su e giù per il corridoio e decidendo alla fine di lasciarsi cadere su una sedia della sala d'attesa, strofinandosi il volto con le mani.

Siria, che si morde le unghie con fare nervoso e non riesce a tenere a bada il tremore delle sue gambe, improvvisamente nota il suo atteggiamento afflitto. La vede da lontano quella guerra interiore che sta combattendo contro se stesso e non può fare a meno di capire che c'è qualcosa che non va. Lo conosce così bene da sentire la sua agitazione a pelle.

In the name of love - GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora