Katsuki entrò nella camera di Eijiro.
Nelle sue orecchie ancora formicolava la ramanzina che gli aveva fatto Endeavor, dopo che aveva ripreso i sensi in un'altra stanza ospedaliera. Certo, era arrabbiato ma perlopiù con sé stesso. Aveva messo seriamente a repentaglio la vita del rosso per una sua stupida idea.
«La prossima volta ti verrà revocata la licenza da Hero e sarai espulso dalla U.A., mi hai capito bene, Katsuki Bakugo?» aveva tuonato il nerboruto Endeavor.
Shoto non si era nemmeno immischiato, Izuku neanche aveva aperto bocca.
«I tuoi genitori sono stati in pensiero e così anche quelli di Kirishima. Penserò io ad avvisarli che state più o meno bene» e detto ciò, con più pacatezza, l'uomo aveva lasciato la stanza.
Katsuki si era trattenuto il più possibile ma alla fine era scoppiato a piangere, senza sapere che Izuku era rimasto fuori la stanza per potergli offrire un supporto morale quando sarebbe rientrato. Ma non lo fece mai.
Il biondo sospirò: la realtà gli aveva appena spalancato le porte.
Se c'era una cosa che odiava era rimuginare sulle cose.
Eijiro era profondamente addormentato. Molte flebo capeggiavano sul suo corpo meno pallido. Il cardiofrequenzimetro segnava battiti regolari, sul suo volto la mascherina dell'ossigeno teneva sotto controllo la saturazione e aiutava nella respirazione stessa.
Katsuki prese posto sullo sgabello nero accanto al letto.
La gamba del ragazzo con i capelli rossi era stata operata d'urgenza da Recovery Girl - tra l'altro l'aveva anche sentita lamentarsi con qualcuno mentre sorseggiava nel caffè nell'area distributori - e questa pendeva da un supporto di metallo, completamente ingessata.
«Mi dispiace» sussurrò.
Timidamente gli strinse la mano. Era tiepida, non più gelida e poteva notare le vene pulsare a ritmo del tranquillo battito cardiaco. Gli venne da sospirare pesantemente mentre gli poggiava la fronte sul petto.
Katsuki fece attenzione a non staccare accidentalmente alcuni elettrodi che sbucavano attraverso la casacca azzurrata a kimono del pigiama ospedaliero.
Storse appena il naso; c'era troppo odore di disinfettante.
«Eijiro, mi dispiace, hai capito?» ripeté con tono tranquillo.
Dirlo ancora una volta non gli avrebbe alleviato il male che cresceva dentro di lui, vero, ma in un certo senso gli fungeva da capro espiatorio. Il biondo chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro.
E si lasciò andare.
Pianse in silenzio, mentre si mordeva furiosamente il labbro inferiore pur di non emettere alcun singhiozzo. La sua mente gli mostrava, beffarda e sadica, tutto quello che era successo in quei giorni e, per tutta risposta, il dolore colpevole affondava le sue lame fin nella sua anima.
«Perché faccio sempre del male alle persone a cui tengo di più?».
«Smettila...».
Katsuki si irrigidì, spalancando gli occhi contro il tessuto ruvido e cobalto che fungeva da copriletto. Avrebbe riconosciuto quelle carezze ai capelli tra mille.
«Non mi piace sentirti piangere...».
«Non sto piangendo» borbottò Katsuki, mentre voltava il capo verso di lui ma non lo sollevava ancora dal petto.
Il battito del cuore del rosso era confortante e leniva il suo squarcio nel cuore.
«Anche i più grandi Hero a volte piangono. E' virile».

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KIRIBAKU - Rabuhaiku, sentieri d'amore e sangue
FanficEijiro e Katsuki condividono molti aspetti insieme, tra cui l'amore per le escursioni. Le pessime esperienze, però, non sempre sono da chiudere in qualche cassetto della mente e sperare di dimenticarle. Non quando può far avvicinare due amici che se...