Prologo

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𝙿𝚛𝚘𝚕𝚘𝚐𝚘

Sappiamo ciò che siamo ma non
quello che potremmo essere

Ormai era da qualche anno che nel villaggio degli umani regnava la carestia.
I terreni ormai non erano più fertili come una volta, i campi non fruttavano abbastanza e l'essere umano soffriva la fame.

«Che fatica…» sussurrò il giovane mostro dai capelli ramati mentre rigirava una zolla di terra
«Sono quasi finiti i semi»
«Come, di già?» Achoi era sorpreso, quell'anno i semi erano stati incredibilmente pochi. Ciò significava che il raccolto sarebbe stato ancora minore.
«Ringrazia gli Dei che abbiamo questo poco cibo invece di lamentarti» lo rimproverò la madre. La donna aveva sulla trentina, i capelli castani e gli occhi di un blu intenso che mozzavano il fiato.
«Ma madre, come faremo» non finì la frase, non poté finirla. La madre lo interruppe nuovamente.
«Non voglio sentire storie» detto ciò il discorso si chiuse e i due finirono velocemente di coltivare. La sera arrivò presto, così come l'ora di cena che si poteva riassumere in un pezzo di pane.
«Io vado a dormire» disse Zapa alla madre. Non ricevette alcuna risposta dal genitore e si diresse nella sua stanza. Si mise sotto delle coperte formate da calde pellicce e chiuse gli occhi.
Passarono alcuni minuti. Dieci, venti, poi riaprì gli occhi. Era ormai passata mezz'ora e anche quella notte non riusciva ad addormentarsi. Si alzò dal letto e uscì di casa senza far rumore. Poi iniziò a camminare, finché non raggiunse il fiume del villaggio e si sedette sulla solita collinetta la vicino. Osservò il cielo, le stelle, la luna. Zapa aveva sempre amato tutto ciò, Achoi si adattava. Achoi era più un tipo carismatico, rifletteva molto, era sarcastico, simpatico ed estroverso, Zapa invece era dolce, amava le piccolezze, estroversa ma più tranquilla, amava la quiete, la natura, l'arte.
Proprio a causa di Achoi la sua mente iniziò a vagare verso orizzonti lontani, in pensieri nascosti nel suo subconscio. Iniziò a riflettere sulla sua specie. Era abbastanza strana rispetto alle altre, dentro essi vivevano due persone che spesso parlavano fra loro e si influenzavano a vicenda nelle azioni. Invece gli altri esseri viventi avevano una sola entità all'interno del loro corpo… chissà come deve essere. I pensieri del ramato vennero interrotti da una soave voce familiare.
«Non riesci a dormire?» Achoi si girò verso l'essere che aveva provocato quel suono.
«Ormai è di routine» rivolse nuovamente il suo sguardo alle stelle
«A cosa pensi?» chiese il castano accanto a lui.
«Achoi vaga sempre con la mente, pensa a tutto e a niente, riesce a passare da pensieri inutili e futili a quelli più complessi in poco tempo» disse Zapa
«Capisco, deve essere difficile conviverci»
«Cosa vuoi Morfeo?» questa volta fu Achoi a parlare
«Farti compagnia, no?» in risposta arrivò solo uno sbuffo dall'altro. La divinità e il giovane umano erano molto amici, ma a volte il rosso voleva stare da solo e Morfeo glielo impediva.
«Perchè non riesci a dormire?» un'altra domanda da parte del castano a cui Achoi non voleva rispondere.
«È solo insonnia» rispose Zapa mentendo. In realtà stava morendo di fame, i piccoli pasti che faceva non bastavano a saziare la sua fame per lunghi periodi.
All'udire di quelle parole Morfeo toccò le teste del mostro e lo fece addormentare. Era il minimo che potesse fare in quel momento, per quanto volesse aiutarli Zeus glielo aveva impedito.

«Non osare aiutare quelle futili creature, non servono più, lasciamoli stare e prima o poi scompariranno» aveva detto la divinità dai capelli grigi.
«E se ciò non funzionasse?» chiese Morfeo quasi innocentemente.
«Funzionerá, sono un branco di pecore, non sopravviverebbero un giorno senza di noi» detto ciò Zeus lo congedò e la giovane divinità scese sulla terra ad osservare la notte. Adorava quei paesaggi e la cosa più bella era che in quei momenti gli umani dormivano e quindi il pianeta era quieto e silenzioso.

✯ℛℯ𝓌𝓇𝒾𝓉ℯ 𝓉𝒽ℯ 𝒮𝓉𝒶𝓇𝓈✯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora