NOW

12 0 0
                                    


Il telefono iniziò a squillare nel cuore della notte.
Mi girai da tutte le parti in cerca di un orologio e nel farlo, detti una testata allo schienale del letto in cui ero disteso. Accesi una piccola lampada sopra la superficie sopra al quale si trovava anche il telefono e mi concentrai, modo scanner, sulla ricerca dell'orario.
"Ma caspiterina, nessuno più ha il pudore di riservare le chiamate per il giorno dopo?" Sono le quattro e quaranta del mattino" riuscii a pensare, dopo aver incontrato l'orario illuminato dall'unica luce che si trovava nell'intera stanza.
Detti qualche manata sulla superficie di legno, prima di afferrare il telefono che si accendeva e spegneva sempre più e risposi senza però, indurmi sul chi si trattasse.

‹‹Comandate Sullivan!È sveglio?››
Il solo sentire la sua voce che fece da ultrasuono nelle mie orecchie, mi portò a capire con chi avevo il "piacere" di parlare.
Probabilmente le persone normali, non si disturberebbero a chiamare nel cuore della notte, ma non Evans, per lei era un'opzione da non valutare o prendere anche minimamente in considerazione. Ma, pensandoci, era tipico della mia collega.
Era una donna del tutto fuori da ogni contesto sociale, non amava ridere, infatti il suo sorriso non prendeva mai la più misera forma sul suo volto, rimaneva impassibile a tutto,procurando un gelido solo porgendo il suo sguardo, dove erano racchiusi due occhi del colore di un'ossidiana nera, che però, non spruzzava forza dai pori del suo corpo esile e minuto. Aveva i capelli intinti in un biondo cenere, il classico colore che non si può definire nè biondo nè sulle sfumature di un marrone, e guai se la parola marrone, riferita ai suoi capelli,uscisse da una cavità orale.

Si può definire tranquillamente il mio opposto, per questo il più delle volte, invece di andare d'accordo ci scontriamo.
Gli aggettivi che descrivono la mia persona sono senza alcun dubbio:solare, divertente, astuto, con la battuta sempre pronta. Capelli mossi tendenti sul riccio di un castano scuro che, con la luce del sole estiva si possono anche intravedono dei colpi di sole. Occhi marroni che seguono il mio occhio a mandorla, naso alla francese e tallone di Achille:sopracciglia folte, molto folte.

‹‹Evans cosa la opprime a tal punto da pensare che chiamarmi possa essere una buona idea?›› Il mio alto-ego supponeva che l'idea di provocarla potesse rivelarsi un alleato vincente, e chi ero io per non assecondarlo?
‹‹Sullivan, vedo che anche a ques'ora è già attivo››
"In realtà l'idea di dormire non mi dispiaceva sa?Però se ci teneva tanto ad intrattenermi.››
Era nostra abitudine darci del lei, anche se a questo, non avevo una spiegazione plausibile.
‹‹Ah-Ah-››  rispose alla mia provocazione, mettendo in scena una risata più ch stonata ‹‹È stato trovato un corpo di una ragazza sul fiume Bavi a sud-est, non molto lontano dal campus Mayora, al momento non si sa ancora di chi si tratta, L'FBI sarà lí a momenti››
‹‹Certo come no,  non faranno nulla come i casi precedenti e come lei dovrebbe già sapere, interverremmo noi››
‹‹Da ormai 4 anni va avanti così, ma nessuno ci proibisce di sperare››
‹‹Se lo dice lei››
Così caparbia e innocente da non rendersi conto che non accadrà mai, ma ahimè.

Mi vestii di fretta e furia, presi le chiavi della macchina dalla ciotolina all'ingresso e cercai di raggiungere la mia collega sul posto il prima possibile.
Prendendo la strada segnata sul navigatore, incontrai il nuovo ostacolo della giornata: il traffico, che non sembrava volesse collaborare e non prometteva bene.
Si fecero le sette e cinquanta del mattino, solo a causa di questa fila lunghissima che sembrava l'orizzonte del mare.
Anche essere un detective in queste situazioni non aveva alcun privilegio particolare.
Parcheggiai e mi imboscai nel luogo indicatomi, cercando la mia collega, anche se il paesaggio circostante, stava tradendo la mia missione.
Non era un luogo che mi sarebbe venuto in mente se qualcuno mi avesse chiesto dove avesse potuto trascorrere una giornata di pic-nik: cupo, da far avvertire l'angoscia per tutto il corpo, contornato da alberi Sofora, incastrati dai rami che scendevano perpendicolarmente, impedendo la vista oltre il fiume.
Le prove del fatto che nessuno da tempo avesse messo piede qui, oltre un cartello su cui era scritto a caratteri cubitali: VIETATO L'ACCESSO, macchiato anche dai coloranti spray per pitture, con disegni non traducibili, erano proprio delle panchine corrosive scheggiate che erano fatte di legno deteriorato che si trovavano poco prima della riva dove la distanza era avvertita da uno steccato, anch'esso dello stesso materiale, posizionato in avanti, come se stesse quasi per cedere.
Il rumore del fiume coinvolgeva ogni movimento: scorreva dolcemente, quasi come una melodia a cui assisterei senza mai stancarmi, prima piano poi si riscaldava prendendo velocità rialzando i ciottoli che si trovano più in profondità concludendosi con il rimbalzo che, unito all'acqua scorrente, emana quelle piccole goccioline che molto spesso, se si è troppo vicini, può far rimanere sugli abiti residui di acqua.
I raggi del sole penetravano dalle foglie degli alberi, affondando all'interno del fiume, rendendo l'acqua ancora più lucente. La luce si rifletteva dal colore chiaro dei sassolini nelle vicinanze, arrivandomi dritto negli occhi e accecandomi per un breve momento la vista, lasciando come residuo una lacrima che scendeva giù per la mia guancia.
Le acque erano limpidissime:non avevano un colore specifico, perché, a seconda della direzione del sole si muovevano prima in un azzurrino, poi quando il sole si spostava leggermente in verdognolo e se da un momento all'altro fossero comparse delle nuvole,coprendo il sole, si sarebbe trasformato definitivamente in un grigio scuro.
Ma in giornate come queste, ci si può rispecchiare riuscendo ad intravedere anche il proprio riflesso.
Il ricordo del motivo per cui ero qui, si posizionò nella mia mente, impedendomi di ammirare il panorama, ma spingendomi a distogliere lo sguardo, per scoprire chi fosse il "proprietario" del corpo

‹‹Sullivan, alla buon ora!››
ed eccola che ritorna la mia collega, costringendomi a voltarmi.

‹‹Evans,con il traffico non si scherza, lo sapevi?››
anche se la mia ironia voleva uscire fuori, riuscii a ritornare serio, vedendola assumere un atteggiamento ostile...che stava per prendere una svolta divertente,dall'espressione che assunse poi
‹‹Ma si può sapere che le prende?››
‹‹Si è guardato allo specchio?››
e continuò a guardarmi in quel modo.
‹‹Non ne ho avuto modo calcolando che mi ha messo fretta!›› cercai di giustificarmi, non capendo ancora dove volesse arrivare
‹‹Be'...avrebbe proprio dovuto farlo!››
‹‹E per quale motivo?››
‹‹H-ha un bel bernoccolo in testa e sembra proprio la forma di un sedere spiaccicatovi sopra››
La sua espressione si aprì, rivelando la nascita a quella che sembrava...una risata.
Cercai di coprirlo velocemente con la mano spostando i lunghi capelli in avanti.
‹‹Sono sbattuto contro lo schienale del letto...›› spiegai ma la mia collega aveva preso il volo ed era ormai a molti passi lontana da me.
‹‹Sullivan!›› urlò
‹‹Evans ti vedo!›› Ma sentendo che il mio nome cominciò a ripeterlo più e più volte iniziai a velocizzare il passo
‹‹Guarda›› mi incita
‹‹Dove?››  Voltandomi  ‹‹Qui ci siamo solo io e te›› risposi perplesso
‹‹È proprio questo il problema›› non la seguo più
‹‹Ci doveva essere il corpo da queste parti, vicino al fiume!››
Non ci credo
‹‹Evans non è il momento giusto per scherzare››
‹‹Sullivan! Le sembro una che scherza?››
"In effetti no" le risponderei, ma cercai di mordermi la lingua
‹‹La lascio da sola e lei perde il corpo, questi sono numeri››
Quasi quasi me li vado a giocare, può essere che sarò più fortunato
‹‹Sullivan!››
E va bene
‹‹Com'è successo?›› Le chiesi
‹‹Non lo so›› rispose
I miei occhi iniziarono a ruotare e capii che la mia pazienza stava per arrivare al culmine
‹‹Mai una volta che fili tutto liscio›› iniziai ad imprecare ‹‹L'FBI dove si trova?Avevi detto che sarebbero venuti››
‹‹Be'...›› rendendo reali i tre puntini sospensivi
‹‹Be'?››
Mi rigirai la lingua tra i denti, cercando di non perdere il controllo. Sentivo  il sapore del sangue del mio corpo, che fluiva nelle vene, divenire sempre più amaro, spostandosi a pulsare dal polso del mio braccio, all'udendomi ad un infarto.

SPINE D'AUTUNNO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora