🫠

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ero innamorata, ormai ne ero certa.
non avevo idea di come gestire i miei sentimenti, quindi feci l'unica cosa che sapevo fare: scappare.
la evitai per giorni.
durante gli intervalli, i messaggi, le chiamate, le occhiate; almeno non eravamo in classe insieme.
c'è stato un momento in cui ho creduto che forse avrei potuto smettere di scappare, che avrei dovuto confessarlo, magari avrei avuto fortuna e lei mi avrebbe ricambiata, ma non lo feci.
mi convinsi che non avevo la benché minima speranza: le piaceva un altro, io non le potevo interessare, starle vicino alimentava solo le mie illusioni, eravamo solo amiche.
con questa tempesta in testa decisi di andare a scuola, non consapevole di cosa sarebbe successo.
arrivai a scuola alla solita ora, con lo stesso pullman, con gli stessi amici.
percorsi la solita strada per entrare nella solita classe.
mi sedetti al solito banco a chiacchierare con le solite persone.
suonò la solita campanella al solito orario e iniziai la solita lezione.
in quello che credevo essere il solito intervallo, successe l'inaspettato: tutti i miei compagni stavano prendendo la loro merenda, mentre io ero china a finire di prendere appunti.
alzai la testa sentendo qualcuno toccarmi la spalla, mi girai e vidi lei.
neanche il tempo di rendermene conto e mi prese le guance, mi guardò con convinzione e mi baciò.
per secondi tutti tacquero, io rimasi immobile con gli occhi socchiusi, incapace di processare ciò che era appena accaduto.
si staccò dalle mie labbra e disse: " così magari la smetti di ignorarmi"
uscì infetta dalla classe, mentre io rimasi ancora imbambolata con una mano sul banco e uno sulla sedia, con le labbra ancora chiuse nell'aria e gli occhi sbarrati.
mi resi conto che mi stavano fissando, alcuni sbalorditi, altri entusiasti, altri sorridenti.
un mio compagno mi fece trasalire sbattendo le mani davanti alla mia faccia e gridando " VAI DA LEI SU"
in quel momento capii di aver sbagliato tutto.
corsi fuori dall'aula come mai prima, la trovai fuori dall'edificio appocciata ad un albero con le braccia incrociate.
mi avvicinai cautamente con un'espressione presumibilmente buffa, dato che sorrise.
ci guardammo per istanti che sembrarono secoli, finalmente i nostri occhi si riunirono dopo troppo.
"mi dispiace" iniziai.
"ah si? di cosa?" continuò lei con aria saccente
"beh, di aver combinato questo casino" risposi io imbarazzata.
"non pensavo che tu-che tu...si, insomma."
sospirai rassegnata.
"non credevo che tu potessi provare qualcosa per me"
ero confusa, a disagio e mi sentivo stupida: come poteva essere?
lei si avvicinò, lentamente -come si fa con un gattino impaurito- mi prese le mani e mi guardò negli occhi.
" io davvero non capisco cosa passi per quella tua testa ogni tanto" lo disse accarezzandomi la guancia " sei intelligente, simpatica, gentile, disponibile e mi capisci, come nessun'altra.
hai questa capacità di essere adorabilmente strana e delicata."
mi sorrise, in quel modo che ti fa sciogliere il cuore, e io non ci capii più nulla.
mi lasciai andare ad un abbraccio più che spontaneo e bisognoso, credevo che sarei potuta svenire in quel momento.
"mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace" sussurrai appoggiata alla sua spalla " non volevo essere un'idiota, ma non so come- come gestire queste emozioni: tu sei meravigliosa e io sono un disastro" mi spostai da quelle braccia confortanti, asciugandomi con la manica della felpa alcune lacrime.
mi fissai i piedi restando immobile.
lei tornò a circondarmi e mi fece appoggiare sul suo petto.
"va tutto bene. sono qui, ok? sono qui."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10 ⏰

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