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- La scelta -

Stavo suonando il violino prima di essere interrotto dal suono della sirena di Lestrade, hanno bisogno di me; come sempre.
  Il caso riguarda un, molto probabilmente, uomo che rapisce tre persone che ovviamente si conoscono a vicenda e costringe uno dei tre a scegliere fra le altre due persone senza dirgli però se la persona che sceglie fosse quella a cui spara o che lascia vivere. Devo ammettere che è davvero originale, tutto quell'ammasso di sensi di colpa e di tensione su quale sia la scelta giusta da fare, chiedere a te stesso quale delle due persone è più importante per te, manderebbe in delirio anche i più mentalmente stabili.
Prendo il telefono e scrivo a John.

S.H: nuovo caso. 221B Baker street. ora.

Come al solito lui visualizza il messaggio dopo un minuto e senza rispondere arriva al non più nostro ma mio appartamento. ''di che si tratta?'' mi chiede entrando col suo solito bastone, ''scelta di cuore, emozioni, inutili e futili che combattono per scegliere fra due persone a te care, e se non scegli li ammazza tutti e due. è seriale, dio mi sembra il ringraziamento, andiamo?'' John annuisce ormai abituato alla mia 'strana', per la Hudson, eccitazione per il crimine.
Sediamo accanto nel taxi usando il telefono per comunicare.

J.W: secondo te come li sceglie?

S.H: sinceramente penso che la scelta sia approssimamente casuale,
sceglie una coppia e trova in una delle due qualcuno
che gli importi tanto quanto il suo partner.
Ed ecco fatto, cuori deboli.

Ma non appena mandai quel messaggio sentì John sospirare come se quello che ho appena scritto gli desse fastidio.

J.W: non sono scelte da cuori deboli. Chi riesce a scegliere è forte,
e non capisco come tu faccia a non rendertene conto dato che sei il solito genio.

J.W: ma comunque sia, forse è meglio non discutere e scendere da
questo dannato taxi e controllare la scena del crimine.


Annuisco scendendo con lui dal taxi, era strano, dopo quei due anni senza contatti con lui mi sentivo strano, come se lui avesse qualcosa che non mi fa vedere, che non mi vuole dire, ma forse è solo una mia impressione.
Entriamo in una vecchia casa abbandonata, il cadavere era steso a terra, una donna di 32 anni, castana, tratti orientali, tiene in mano un ciondolo, uno di quelli dove puoi mettere le foto, lo raccolgo aprendolo, c'è la sua foto e una di un uomo, approssivamente della sua età. Il ciondolo è in buone condizioni ma segnato dal tempo, dai vestiti non sembra una donna benestante, a differenza del ciondolo che è molto costoso. Un regalo, forse dall' uomo della foto. Un fidanzato o magari un'amante. Non porta fede quindi è improbabile che sia sposata, tuttavia, era innamorata, è davvero improbabile che una donna porti al collo l'immagine di un uomo con cui ha solo una comune amicizia. ''ha chiamato il fidanzato e la sorella denunciando l'accaduto.. non hanno visto l'assassino in viso..'' annuisco alle parole di Lestrade, immaginavo ovviamente che il killer non fosse così stupido da farsi vedere in faccia e lasciarli poi liberi di andare.

Eravamo tornati al mio appartamento, John si sedette nella sua poltrona che avevo scelto di non spostare per cercare di tenere tutto come era anni fa. ''a che pensi Sherlock?'' mi chiese mentre apriva il computer. ''a niente'' la mia risposta vaga lo portò a fissarmi con aria incredula. '' Sherlock Holmes che non pensa niente? che stai architettando?'' scossi piano la testa prendendo il mio violino. ''voglio che cerchi sui social di quella donna.. io ho bisogno di riflettere'' dico prima di incominciare a suonare, lui si limita ad annuire e a mettersi a lavoro.
Avevamo ordinato una pizza, e mentre la mangiava la mia mente era ancora travolta dai pensieri, teorie e prove che mancavano per cercare il pezzo mancante del puzzle. I miei pensieri però vengono interrotti da un telefono che squilla, quello di John, i miei occhi guizzarono verso di lui che prendeva il telefono e sorrideva al nome della persona che chiamava. Non riesco a spiegare perché ma quel semplice gesto mi manda una strana scarica al petto, di fastidio. Chi lo faceva sorridere così con una semplice telefonata?
Lo vedo accettare la chiamata e portare il telefono all'orecchio, '' ei Mary, sono ancora da..'' vedo la sua espressione cambiare, il suo sorriso scomparire e un velo di preoccupazione gli appare in viso. Quindi prima a farlo sorridere con un gesto così piccolo è stata la bionda? ''dove sei?... va bene.. ok, arriviamo subito'' dice mentre si alza e io faccio lo stesso, 'arriviamo', chi era l'altra persona? io? Lo vedo avvicinarsi all'attaccapanni e prendere il mio cappotto e lanciarmelo, io ovviamente lo prendo al volo indossandolo, ero io l'altra persona. ''Mary è in pericolo.. ha detto che non possiamo chiamare la polizia e che servi anche tu.. non so perchè ma facciamo presto'' scendiamo le scale mentre un brutto presentimento mi fa accapponare la pelle.

La posizione che aveva mandato la bionda ci ha condotto verso un acquario ormai chiuso da anni. Il posto era molto strano; diciamo che non era una meta comune da percorrere durante una passeggiata notturna. ''sta dietro di me'' sussurrai a John tenendo in mano la torcia illuminando il sentiero che dovevamo percorrere per arrivare alla posizione esatta che ci aveva dato la bionda, ma non appena ci arrivammo il posto era completamente vuoto '' siamo sicuri che sia questo il posto giusto? magari c'era un' altro zoo chiuso'' sussurra il mio amico mentre mi guardavo intorno, in tutta risposta scossi la testa, ''non penso John'' sussurrai avvicinandomi ad un vecchio cartello che indicava i tipi di cetacei che erano presenti. Stavo per parlare di nuovo quando mi sentì tirare da qualcuno ''sta fermo o sparo'' era una voce rauca e bassa a parlare, decisi di non rischiare e quindi di fare come mi era stato detto, avevo questo strano timore, ma non per me.. per John. Un'istante dopo le luci si accesero, vidi il mio amico che per istinto si portava la mano in volto per coprirsi dalla luce che lo accecava, accanto a me c'era la bionda con del nastro adesivo alla bocca. Eppure, nonostante questo, c'era quel qualcosa in lei che non mi convinceva. Qualcosa di incredibilmente strano e spaventoso, come un'ombra buia che la perseguitava ma di cui non riuscivo a vedere la forma. ''benvenuto allo spettacolo più emozionante, spaventoso e commuovente John Watson. Sei fortunato, oggi sarai tu il protagonista di questo show... qui abbiamo un cooprotagonista e un cadavere che però ancora respira..'' parlava quella voce dietro di me, rauca, bassa, profonda. Decisamente di un uomo, la mano che mi teneva fermo era salda, ruvida; mani che hanno lavorato.. quindi posso dedurre che sia un'uomo sulla quarantina che faceva un lavoro manuale, meccanico o magari muratore. Davanti a me invece, vedevo il mio blogger; occhi sgranati e lucidi, il cuore che palpitava a un ritmo totalmente più veloce del normale. Era spaventato. Riuscivo a vederlo, avrei voluto poter dire qualcosa in modo da rassicurarlo che stavamo bene, ma sapevo che se avrei aperto bocca lo avrei messo in pericolo; ed era l'ultima cosa nella mia vita che avrei mai voluto fare. ''Bene John.. ti spiego le regole di questo fantastico gioco: oggi qualcuno morirà, e qualcuno, invece, continuerà a vivere.. ma la scelta è solo tua.. e se invece non scegli moriranno entrambi davanti ai tuoi occhi'' l'uomo fa una risata bassa e crudele che mi fa accapponare la pelle. Una lacrima scalfisce la guancia di John, e dentro di me, provo quell'impulso di spaccare la faccia a quest'uomo e quel dolore che sento nel suo petto. ''Quindi John, ha solo trenta secondi per scegliere chi salvare.. se il tuo caro amico che ti ha mentito per ben due anni oppure la bella fidanzatina a cui vuoi chiedere la mano'' l'ultima frase mi fece saltare un battito. John voleva chiedere alla bionda di sposarlo? Volevo non credere a quelle parole ma dagli occhi del mio amico capì che si trattava della verità. ''qualsiasi scelta io faccia tu ammazzerai chi vuoi, il gioco non è valido'' ribatte il mio amico stringendo un pugno. ''questo non è vero, io so già che appena mi dirai un nome, a tua scelta, io o lo ucciderò, o lo salverò. ma so già cosa fare, posso darti la mia parola'' dal tono di voce capivo che era la verità, e avevo anche capito che la persona che avrebbe scelto l'avrebbe lasciata andare. Da cosa lo capivo? Semplice. Avevo letto i dossier, e lui ripeteva sempre la stessa cosa con la sola differenza di cosa diceva prima. Optava sempre per la seconda scelta, ma questo John non lo sapeva perchè lui non aveva letto quello che avevo letto io. John posò gli occhi su di me, come se cercasse una conferma, sapeva che ero in grado di capire quando una persona diceva la verità o una bugia. ''dice la verità?'' mi limitai ad annuire, avevo il timore di parlare.
Mancavano 15 secondi alla fine del tempo.
''tic tac Watson, il tempo scorre, se fossi in te mi sbrigherei a scegliere'' nonostante il tempo passasse non riuscivo a capire quale sarà la scelta di John.
10 secondi..
Provai a mimare a John che avrebbe liberato chi avesse scelto ma lui si guardava le mani. Avanti John guardami.
Sceglimi.
5 secondi..
Mancava davvero poco e ancora non riuscivo a decifrare quella che sarebbe stata poi la sua scelta. Dietro di me sentivo la fredda canna della pistola che dalla schiena saliva fino alla tempia sinistra. ''tre.. due.. '' allo scoccare del tempo John parlò..

''I promise i'll be there with you..''Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora