L'assordante rumore della sveglia mi riscosse dal sonno. Ancora mezzo addormentato, scostai il braccio dal caldo delle coperte e misi fine a quel rumore straziante. Come uno zombie mi alzai dal letto e andai a farmi una doccia per svegliarmi. Uscito da lì, infilai un paio di jeans, una maglietta e la giacca della scuola, dopodiché scesi a fare colazione. Ginger e Patrick, i miei "genitori", erano già in piedi.
-Giorno Tesoro.- Mi salutò la donna, con un grande sorriso.
-Buongiorno.- Risposi, senza tradire alcuna emozione.
-Stef mi chiedevo se oggi, dopo scuola, volevi accompagnarmi a Los Angeles. Stasera giocano i Lakers.- Disse Patrick, tutto sorridente.
Cavolo i Lakers. Iniziai a vacillare.
Mi resi conto che non ero pronto ad affrontare quel viaggio, da solo, con lui.
-Mi spiace ma ho da fare.- Risposi atono, bevendo al volo il mio cappuccino.
Il suo sorriso si spense, era visibilmente deluso. Un crampo allo stomaco mi colpì, facendomi sentire in colpa. Cercai di sopprimerlo, mi sentivo tradito da loro, e non ero ancora riuscito a perdonarli.
-Ok. Sarà per la prossima volta.- Continuò abbassando lo sguardo.
-Si. Bhè, allora io vado. Ciao.- Li salutai, prendendo un cornetto al volo e dirigendomi verso il garage per prendere la macchina. Una volta in macchina misi in moto e mi recai a prendere Leon e Violetta.
La scoperta dell'adozione era stato un qualcosa di sconvolgente. Erano passati due anni ormai, e non ero ancora riuscito a farmene una ragione. Era più forte di me. Ero consapevole che quelle due persone, che non riuscivo più a identificare come miei genitori, stavano soffrendo. Ero convinto che ogni mio atteggiamento, ogni mio rifiuto nei loro confronti, gli spezzava il cuore. Stavo provando a riallacciare i rapporti, tant'è che, la sera precedente, eravamo andati a cena insieme, cosa che non accadeva da tempo. Ammisi a me stesso che era stata una piacevole serata, per un momento mi ero completamente dimenticato dell'adozione. Ma poi tutto mi era tornato alla mente, ed ero tornato ad indossare la mia maschera di freddezza e ostilità nei loro confronti.
Arrivai davanti casa Vargas e aprii il cancello con il telecomando. Entrai e inviai un messaggio a Leon, avvisandolo che ero lì.
Qualche minuto dopo lo vidi uscire di casa, non aveva il suo solito sguardo strafottente. Era sicuramente molto arrabbiato e triste allo stesso tempo. Dietro di lui correva una Violetta, trafelata, che lo chiamava. Lui faceva finta di niente, finché lei non lo costrinse a voltarsi, prendendolo per un braccio.
-Leon! Aspetta, volevo spiegarti..- Cercò di dire lei.
-Non c'è niente da spiegare. È stato un momento di debolezza, non accadrà più. - Rispose lui, liberandosi con rabbia dalla presa di lei.
Venne a passo deciso verso la macchina, mentre Violetta rimase lì, impalata, con una stana espressione sul viso.
-Ehi Brò, Buongiorno!- Lo salutai tutto sorridente, cercando di smorzare la tensione.
Lui mi lanciò un occhiata truce e salì in macchina.
-Come non detto!- Sorrisi sarcastico. -Vilu, non vorrai rimanere qui tutto il giorno.- Chiamai la ragazza, che si riscosse dai suoi pensieri e velocemente salì in macchina.
Tentai diverse volte di aprire un discorso, ma entrambi rispondevano a monosillabi, così passammo il resto del tragitto in silenzio.
Arrivati a scuola, Violetta scappò letteralmente, lui rimase fermo in macchina.
-Cos'è successo?- Gli domandai con interesse.
Lui si voltò verso di me e mi guardò negli occhi. Era triste e confuso.
-Non sono affari tuoi. E comunque non è niente d'importante.- Sbottò, uscendo con rapidità dall'auto e recandosi verso l'entrata.
Sospirai pesantemente e lo seguii fino in classe. Appena entrato, incontrai lo sguardo di Sam. Rimanemmo a guardarci negli occhi, fin quando il mio sguardo non venne catturato dal pendente che aveva al collo. Regalo del suo fidanzato.
Probabilmente, non ero riuscito a mascherare le miei emozioni, poiché si accorse del soggetto del mio sguardo. Abbassò il suo e poi tornò a guardarmi negli occhi, triste. Scuotendo la testa presi posto al fianco di Leon, che aveva un diavolo per capello.
Finite le lezioni, andammo in mensa. Leon, con Ashley sulle gambe, aveva lo sguardo rivolto verso il tavolo dov'era seduta Violetta. Lei, stava allegramente parlando con un ragazzo dagli occhi azzurri, Daniel Robben, ignorando completamente gli sguardi di fuoco che le lanciava Leon.
Con uno scatto di rabbia fece alzare Ashley dalle sue gambe, che si lamentò, e a passo spedito si diresse fuori dalla mensa, attirando l'attenzione di tutti. Mi scambiai uno sguardo con Violetta, che mi guardava enigmatica, lasciai il cibo nel piatto e lo rincorsi. Conoscendolo, sarebbe andato a sfogarsi in palestra, così mi diressi direttamente lì. Come pensavo, lo trovai prendere a pugni un vecchio sacco da boxe. Sferrava pugni con una rabbia cieca, finché stanco non si buttò a terra.
-Ti sei calmato?- Gli domandai, sedendomi per terra al suo fianco.
-Ho fatto una cazzata Stef.- Disse di getto, con ancora il fiato grosso.
-Che hai fatto?- Lo incitai a continuare.
-L'ho baciata.- Mi rivelò, alzandosi a sedere.
-Chi? Violetta?- Gli domandai incredulo.
Lui annuì con il capo e si prese la testa tra le mani.
-L'ho baciata ed è scappata. Sono stato un cretino!- Esclamò, strofinandosi la faccia con le mani.
-Perché l'hai baciata?- Gli domandai.
-Non lo so. Avevo appena litigato con mio padre, lei è venuta a consolarmi. Le ho raccontato dell'incidente, e niente. L'ho vista così bella, così dolce, così tutto, che.. non ho resistito. Ho preso e l'ho baciata.- Raccontò, guardando nel vuoto.
-E quel bacio ti ha fatto provare qualcosa.- Constatai, sospirando.
Lui tornò a guardarmi negli occhi.
-Si. È stato il bacio più bello, dolce e appassionato al tempo stesso. Quando le nostre labbra erano unite, stavo bene. Ho iniziato a sentire un calore nel petto che si è pian piano diramato per tutto il corpo. La mia mente era così leggera, per un momento avevo smesso di pensare. C'era solo lei. Poi improvvisamente mi ha allontanato ed è scappata. Ed ha fatto male, ho sentito qualcosa nel petto che non so..
L'unica cosa certa è che, d'allora, non riesco ad allontanare i miei occhi da lei, il suo sguardo mi destabilizza. Sono tutte cose che non ho mai provato, e mi hanno travolto come uno tsunami. Non riesco a capire, e questo mi fa impazzire!- Disse, prendendosi la testa tra le mani.
-Mi sa proprio che ti sei innamorato.- Gli rivelai, sorridendo.
-Ma che dici l'amore non esiste.- Rispose, tornando a guardarmi.
-Si che esiste, e a volte è così forte che ti può distruggere.- Affermai, sospirando.
Il mio pensiero andò, involontariamente, a Sam. L'amavo e, questo, mi stava logorando completamente.
-No. Non è amore. Non può esserlo!- Esclamò, alzandosi in piedi.
-Si invece. Prima, quando l'hai vista ridere e scherzare con quel Robben, come ti sei sentito?- Gli domandai, alzandomi lentamente da terra.
-Avrei voluto spaccare la faccia a quel cretino.- Disse infervorandosi.
-Bene. Se alla gelosia..- Iniziai, per poi venire interrotto.
-Gelosia? Ma che vai dicendo! Io non sono per niente geloso. Di lei, poi!- Disse irremovibile, iniziando a camminare avanti e indietro sul posto.
-Si, lo sei. E se sommiamo questo mostriciattolo verde, a tutto quello che mi hai detto di tua sponte, direi proprio che ti stai innamorando bello mio.- Constatai, sorridendogli.
-No, non credo proprio. Io non la sopporto.-Disse, sorridendo sarcastico.
-Amico mio, la linea tra amore e odio è molto sottile.- Gli rivelai soddisfatto, continuando a sorridergli.
Si fermò di colpo e mi fissò arcigno.
-Smettila di dire stupidaggini.- Esclamò.
-Continua a negare se ti pare. Io so qual'è la verità. Ciao ciao, mio bell'innamorato.- Lo schernii, andando verso l'uscita e salutandolo con la mano.
Lui rispose, lanciandomi una palla contro che prontamente schivai. In momenti come questi, ringraziavo il coach per i suoi sfiancanti allenamenti.
-Mancato!- Continuai prendendolo in giro, voltandomi.
Strinse i pugni e indurì la mascella. Prese un'altra palla e me la lanciò contro, mi scostai nuovamente.
-Mancato, ancora!- Continuai beffeggiandolo. -Meglio che vada ora, ti lascio sbollire!- Dissi, uscendo velocemente dalla palestra, prima di beccarmi una palla in piena faccia.
Attraversai il corridoio che portava in mensa, con ancora il sorriso sulle labbra, quando la mia attenzione venne attirata da due persone in un angolo. E chi potevano essere se non Sam e quell'imbecille del suo ragazzo? Lei sorrideva e lo guardava con occhi sognanti, dopodiché lo abbracciò e chiuse gli occhi, sospirando a quel contatto. Le sue mani, gli accarezzavano dolcemente la nuca. Ad un tratto, riaprì gli occhi e il suo sguardo incrociò il mio. Rimase a fissarmi come colta in fallo, continuando ad abbracciare quell'altro. Il suo sorriso si spense e la sua mano smise di accarezzare la nuca di lui che, accortosi del cambiamento di lei, si districò dall'abbraccio. Seguì il suo sguardo, ancora su di me, e si voltò. Alla mia vista s'irrigidì, mentre lei, accortasi della gaffe commessa nei confronti di lui, abbassò il capo. Serrando i pugni mi allontanai dal corridoio e tornai in mensa per terminare il mio pranzo, senza voltarmi indietro.
Dopo gli allenamenti, mi recai con Leon verso il parcheggio, neanche a farlo apposta, vedemmo Violetta confabulare con il ragazzo della mensa, Daniel. Leon si fermò di colpo e rimase a fissarli sprezzante. Si avvicinò persino Ashley, ancheggiando, con il suo fare da civettuola. Ma lui continuava a fissare quei due, come se la sua ragazza non esistesse.
-Leon, mi ascolti?- Disse la bionda, con quella sua vocetta fastidiosa, scuotendolo per le braccia.
-Ashley, non rompere!- Rispose lui stizzito, scrollandosi le sue mani di dosso.
Stavano iniziando ad urlare, attirando l'attenzione di tutti, anche quella di Violetta.
-Sono la tua ragazza! Non accetto che mi tratti in questo modo!- Continuò lei, sbattendo un piede per terra.
-No, non lo sei più! Mi hai stancato, è finita!- Sbottò lui, lasciandola lì su due piedi. Si recò verso l'amica di lei, Wendy, e se la tirò dietro sotto lo sguardo esterrefatto di tutti e della stessa Violetta.
Ashley rimase lì, interdetta. Le lacrime le bagnavano le guance.
-Ashley..- la chiamai, mosso a compassione.
Lei sollevò una mano per zittirmi ed evitare che mi avvicinassi a lei, tenendo lo sguardo puntato a terra, e senza emettere alcun suono andò via.
Dovevo ammettere che il bacio con Violetta aveva fatto uscire fuori di testa il mio amico. Non pensavo sarebbe mai arrivato a lasciare Ashley, per lo meno non davanti a tutti. Quella ragazza lo turbava, e non poco. Da un lato ero felice che si fosse tolto dai piedi quell'oca, ma dall'altro mi dispiaceva un po' per lei. Aveva addirittura pianto! Evidentemente teneva realmente a quella testa calda.
Con incertezza, Violetta mi si avvicinò.
-Cosa gli è preso?- mi chiese, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
-Non ne ho idea.- Mentii, strofinandomi, con la mano sinistra, la nuca.
-Te l'ha detto vero? Quello che è successo ieri sera. - Domandò, iniziando a torturarsi anche una ciocca di capelli.
-Si.- Sospirai, guardandola dritto negli occhi.
-Ah..- Disse, con voce flebile, spostando lo sguardo per terra.
-Senti Vilu, non tormentarti. Leon è sempre intrattabile.- Cercai di rincuorarla, intuendo che si sentisse in colpa per l'atteggiamento del mio amico.
-Si. Hai ragione. È che vorrei provare a parlargli, ma lui si rifiuta categoricamente. A te non ha detto niente?- Domandò, passando dal tormentarsi i capelli al mordicchiarsi l'unghia del pollice.
-No, mi spiace. Mi ha detto solo dell'accaduto, nessun commento o altro.- Le mentii, non potevo mica rivelarle la realtà dei fatti! -Solo una cosa, insisti nel voler parlare con lui. Anche se ti respingerà. Spiegati con lui.- Continuai, sorridendole sincero.
Lei annuii e insieme ci avviammo verso la macchina.
-Ma lui non viene?- Mi chiese titubante.
-No, quando è così arrabbiato preferisce distrarsi.- Le rivelai, salendo in macchina.
Non si mosse, dal suo sguardo capii di aver dato una risposta affermativa ai suoi dubbi. Abbassò lo sguardo sulle sue mani e fece un respiro profondo, sconsolata.
-Ehi che dici, andiamo?- La richiamai.
Si riscosse dai suoi pensieri e velocemente salì in macchina, ingranai la prima e mi diressi verso casa Vargas.
Neanche la ragazza me la contava giusta, che ricambiasse i sentimenti di Leon? Dovevo indagare. Scrollai le spalle confuso, fare il cupido sarebbe stato un lavoro faticoso, ma almeno mi avrebbe tenuto occupato. Almeno, non avrei pensato costantemente a Sam.
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Resta con me
FanfictionLei orfana...lui ricco sfondato Sarà odio o amore? Non vi deluderò❤️