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Era passato un mese da quando Blanca era tornata a casa. La sua presenza mi aveva reso molto più sereno e tranquillo. Stefan mi aveva persino convinto ad andare da un medico. Il dolore al costato non era diminuì, anzi! Sentivo male ad ogni respiro che facevo. Il medico mi diede degli antidolorifici e una pomata, ordinandomi riposo assoluto. Ma io non potevo, dovevo allenarmi per la partita di campionato. Non ne volevo sapere. Ma quello stronzo di Stefan ne aveva parlato con l'allenatore, che mi aveva proibito di fare qualunque cosa. Tra le quali c'era anche il sesso. In mancanza di quest'ultimo, iniziai a non sopportare più la presenza di Ashley, il più delle volte la evitavo. Ma dovevo ammettere a me stesso che il problema non era il sesso, non era il suo fare da civettuola. Non era lei, mai io. Non riuscivo a capire cosa diavolo mi stesse prendendo. Stefan era felicissimo di questo, non la poteva proprio vedere ad Ashley. Almeno qualcosa gli aveva tirato su il morale! Da quando Sam era entrata a scuola mano nella mano con un ragazzo, Josh, era sempre giù di morale. E il fatto che la scuola fosse tappezzata di cartelloni con la sua faccia, di certo non aiutava. Ero sicuro fosse successo qualcosa di cui non mi voleva parlare, e questo mi preoccupava. Fortunatamente c'era la mia sorellina a tirargli su il morale, quella bambina aveva un potere incredibile. Aveva fatto amicizia persino con la Pezzente! Cosa che non riuscivo a fare io. Dovevo ammetterlo, ero geloso di lei. In neanche due mesi aveva conquistato tutti. In famiglia veniva trattata da regina, rideva e scherzava con mio padre, cosa di cui io non ero capace. Come quella sera che si scambiavano battute e ridevano come se niente fosse. Era, anche, entrata nelle grazie di mia sorella. La mia Briciola, aveva addirittura insistito che le leggesse una favola prima di andare a dormire, cosa che aveva sempre concesso solo a me e a mia madre. Aveva conquistato Stefan, con il quale si faceva un mucchio di risate. E infine aveva l'amicizia di Sam, che io ormai non avevo più. Di conseguenza la stuzzicavo, sempre, facendola arrabbiare il più delle volte. Non ci potevo fare nulla era più forte di me.
Quel pomeriggio ero stravaccato sul divano a guardare la televisione, mentre mangiavo pop corn. Mi annoiavo come non mai, mannaggia a Stefan e al dottore! Fortunatamente il periodo di riabilitazione era quasi finito, non ce la facevo più a stare senza far niente. I grandi, avevano accompagnato mia sorella al luna park e dopo sarebbero andati a cena fuori, mentre, la Pezzente era uscita con Sam. I dipendenti avevano la serata libera e io ero rimasto nella più completa solitudine. Avevo invitato Stefan, ma aveva da fare con i suoi. Da quando aveva scoperto dell'adozione i rapporti si erano un po' raffreddati, anzi congelati del tutto così, adesso, stava cercando di averci un rapporto civile. Con gran lentezza giunse la sera, Ashley mi mandò un messaggio, ma non lo lessi nemmeno. Con fare annoiato, presi il telecomando e iniziai a cambiare canale finché, non mi arresi e decisi di spegnere la tv. Rimasi sdraiato a guardare il soffitto per non so quanto tempo, senza pensare a nulla, quando sentii la porta di casa aprirsi e chiudersi. Un rumore di passi si avvicinò, probabilmente attirato dalla luce accesa, io però non mi scomposi e rimasi a guardare il soffitto.
-Ehi. Dove sono tutti?- Domandò una voce, che identificai come quella della Pezzente.
-Non lo so.- Le mentii annoiato.
-Bene.- La udii dire, dopodiché la sentii sedersi ai piedi del divano, dov'ero steso.
-Che vuoi? Non hai di meglio da fare che stare qui a rompere?- Le domandai stizzito, continuando a guardare il soffitto.
-No. Voglio vedere la tv.- Rispose noncurante.
-La televisione non sta soltanto qui e lo sai.- La rimbeccai.
-Ma questo divano è così comodo! Dov'è il telecomando?- Domandò.
-Non lo so.- Le mentii nuovamente.
-Leon?- Si alzò dal divano e me la ritrovai davanti agli occhi, in piedi, con le mani sui fianchi. -Me lo dai?- Disse indicando, con la testa, il telecomando tra il mio fianco e il divano.
-No.-Le risposi, sfidandola con lo sguardo.
Senza farselo ripetere due volte, poggiò un ginocchio sul divano e afferrò il telecomando. Repentinamente feci lo stesso e sedendomi lo tirai con tutte le mie forze verso di me, mentre lei faceva lo stesso.
-Lascialo!- Gridò, senza mollare la presa.
Un'idea mi balenò in testa, sulle labbra mi si disegnò un sorrisino sghembo, così lasciai il telecomando. Lei con la sorpresa negli occhi, non avendo più resistenza da parte mia, cadde con il sedere a terra, producendo un tonfo.
-Ahiaaa! Tu sei un cretino!- Urlò, cercando di alzarsi, mentre si massaggiava il fondoschiena.
-Sei stata tu a dirmi di lasciarlo.- Affermai innocente, per poi piegarmi in due dalle risate. Vederla cadere era stata la cosa più divertente della giornata. La sua espressione poi.. Un vero spasso!
-Ah si? Adesso ti faccio vedere io!- Minacciò alzandosi e buttandosi su di me. Mi si mise a cavalcioni e iniziò a riempirmi di schiaffi, io mi coprii il viso con le braccia continuando a ridere come un matto.
-Smettila di ridere! Mi dai sui nervi!- Urlò continuando a riempirmi di schiaffi. Ormai ridevo senza sosta e lei si stancò presto, incrociò le braccia al petto e fece una faccia offesa. Lentamente abbassai le braccia e rimasi a guardarla con ancora il sorriso sulle labbra. Velocemente, prendendomi alla sprovvista, mi diede uno schiaffo sulla guancia, facendo un' espressione soddisfatta.
-Così impari.- Affermò.
Fece per togliermisi di dosso, ma la bloccai, arrabbiato. Con un movimento di bacino, invertii le posizioni, cadendo giù dal divano.
-Ahia!- Si lamentò, stringendo gli occhi. -Ma sei idiota?!- Sbottò, cercando di sollevare il busto. Non le diedi facoltà di movimento facendola stendere a terra e, a
cavalcioni su di lei, le bloccai i polsi ai lati della testa. Rimanemmo a fissarci negli occhi e la vidi deglutire.
-Cosa vuoi fare? Picchiarmi?- Domandò, mantenendo lo sguardo nel mio. Nei suoi occhi potevo scorgere un po' di paura. Sentivo i suoi muscoli tesi, sotto la mia presa.
-No, non mi abbasso a picchiare le donne. Per quanto insopportabili siano.- Le risposi spostandomi a sedere sul pavimento.
Lei, rimase stesa per qualche altro minuto per poi alzarsi a sedere.
-Bene.- Il suo sguardo vagava sul pavimento in cerca di qualcosa. Quando la vidi gattonare verso un punto preciso. Il telecomando!
E no, non l'avrebbe avuta vinta così facilmente. Fulmineo arrivai al telecomando prima di lei.
-Leon! E che diamine!- La sentii lamentarsi. Si buttò sulla mia schiena per tentare di prenderlo, ma non glielo permisi. Continuammo così, rotolando su tutto il pavimento del salone, finché stanchi non ci ritrovammo una sull'altro. Lei appoggiata con il petto sul mio, la sua guancia a un soffio dalla mia. Portai il braccio, con cui reggevo il telecomando, steso sopra la testa per evitare che lo prendesse. Mentre cercavo di riprendere fiato.
Alzai lentamente il capo per provare ad alzarmi, ma il peso di lei mi bloccava.
-Senti, ti vuoi alzare?- Le chiesi scocciato.
Appoggiò un braccio sul mio petto, per sostenersi mentre allungava l'altra mano verso il telecomando, che avevo messo fuori portata.
-Così non vale però!- Sbuffò.
Si voltò verso di me e ci ritrovammo ad un palmo di distanza. I nostri respiri si mischiavano. Le punte dei nostri nasi si sfioravano. I nostri occhi s'incontravano. Potevo distinguere un dolcissimo profumo di mandorle, emanato dai suoi capelli.
Qualcosa spinse la mia mano verso il suo viso, con la punta delle dita le sfiorai una guancia. Lei chiuse impercettibilmente gli occhi ed io spostai il mio sguardo sulle sue labbra. Carnose e rosse. Avevo una voglia matta di assaggiarne il sapore. Mi passai la lingua sulle labbra, come un affamato che è sul punto di addentare una leccornia dopo giorni di digiuno. Quel qualcosa, dentro di me, che mi stava spingendo a compiere quelle azioni, aveva annebbiato il mio cervello, non riuscivo a ragionare.
Ero ad un passo dall'assaggiare quelle labbra, quando sentii una chiave girare nella toppa della porta d'ingresso. Velocemente ci alzammo, ci sedemmo sul divano ed accesi la televisione, come se niente fosse. La porta si aprì di scatto e dopo poco, venne subito richiusa a chiave.
Attirata dal volume della tv accesa, Blanca corse nel salone e mi saltò in braccio.
-Fratellone!- Mi salutò abbracciandomi.
-Ciao Briciola. Ti sei divertita al luna park?- Le chiesi, ricambiando l'abbraccio.
-Si! Papà e mamma mi hanno accompagnata su tutte le giostre. È stato divertente.- Esclamò, ridendo.
Alle sue parole mi irrigidii.
-La prossima volta vieni anche tu?- Mi supplicò, facendo gli occhi dolci.
-Certo tesoro.- Le sorrisi.
-Vieni anche tu, vero Vilu?- Domandò, rivolgendosi alla figura seduta al mio fianco.
-Certo Bestiolina.- Le sorrise dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli biondi. -Papà e mamma dove sono?- Le domandò.
Cos'era quel soprannome? Solo io potevo darle un soprannome!
-Mi hanno detto di salutarvi, la mamma era un tantino stanca e papà l'ha accompagnata in stanza.- Le sorrise.
Infastidito, mi alzai con la mia sorellina in braccio.
- Dai cucciola è ora di andare a dormire.- Dissi, cominciando ad uscire dal salone.
-Aspetta! Voglio salutare Vilu!- Si lamentò lei.
-E va bene. Ma sbrigati.- Acconsentii, alzando gli occhi al cielo.
La poggiai con i piedi per terra e subito corse in braccio alla Pezzente.
-Buonanotte Vilu.- Le disse, baciandole la guancia.
-Notte, Bestiolina.- L'abbracciò.
Ancora quel soprannome?!
-Allora? Blanca, muoviti.- La incitai, spazientito.
Lei mi guardò imbronciata.
-No. Stasera mi legge Vilu la favola. Sei antipatico.- Affermò, nascondendo la testa tra il collo e la spalla della Pezzente.
-Dai Blanca, non fare la bambina.- Le risposi innervosendomi.
-Io sono una bambina.- Disse uscendo dal nascondiglio per poi farmi una linguaccia.
-Va bene, fai come vuoi!- Le risposi, alzando la voce.
Lei, tornò a nascondersi tra il collo e la spalla della Pezzente.
-Leon! Non alzare la voce è solo una bambina!- Mi riprese quest'ultima.
-Mi avete rotto!- Innervosito più che mai uscii dal salone e, salendo le scale, mi diressi nella mia stanza. Velocemente mi spogliai, buttando tutto per aria ed andai sotto la doccia. Il getto caldo sulle spalle mi distese i nervi. Rimasi lì sotto per qualche tempo, senza pensare, svuotando completamente la mente e concentrandomi soltanto sull'infrangersi dell'acqua sul mio corpo. Uscii dalla doccia e dopo essermi asciugato, velocemente, misi il pantalone del pigiama con una maglietta a mezze maniche. Mi distesi sul letto, supino, e guardando il soffitto ripensai a come avevo trattato la mia sorellina. La gelosia mi aveva divorato completamente. In qualche modo dovevo rimediare. Mi alzai dal letto e mi recai presso la sua stanzetta. S'intravedeva uno spiraglio di luce uscire dalla porta e s'udiva la voce della Pezzente. Mi accostai con l'orecchio alla porta per ascoltare.
-.. E vissero tutti felici e contenti.- Concluse. -Ti è piaciuta la storia?- La sentii chiedere.
Non ricevette nessuna risposta.
-Bestiolina, che ti prende?- Riprese la ragazza, con preoccupazione.
Ancora nessuna risposta.
-É per Leon?- Le domandò ancora.
A quelle parole, deglutii e i miei muscoli si tesero impercettibilmente.
-Si. Perché si é arrabbiato?- Le domandò, la piccola, con tristezza.
-Non lo so tesoro.- Sospirò lei.
-Ma è per colpa mia?- La voce della mia sorellina tremava, era sull'orlo delle lacrime.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi. Mi sentivo così in colpa.
-Oh no tesoro. Non è per colpa tua. Già prima che arrivassi tu era nervoso. E poi lui ti vuole tanto bene, non potrebbe mai arrabbiarsi con te. Quando è con te è sempre felice, sei la cosa più preziosa per lui. Quindi, non ti preoccupare di questo. Piuttosto preoccupati del mostro del solletico.- La consolò.
Sentii la piccola ridere a crepapelle e supplicarla di smetterla.
A quelle parole, mi appoggiai al muro di fianco alla porta. Le mie labbra sorrisero.
-Bene. Adesso a nanna.- Concluse la Pezzente.
-Buonanotte Vilu.- La salutò, con ancora il divertimento nella voce.
-Notte Bestiolina.-
Spense la luce ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Stava per avviarsi verso la sua camera, quando la bloccai per un polso. Lei si voltò spaventata e alla mia vista fece un'espressione arrabbiata.
-Che vuoi?- Sussurrò.
-Grazie.- Le risposi, a voce bassa.
Lei mi guardò sorpresa e poi mi sorrise. Le lasciai il polso e si riavviò verso la sua stanza. Cercando di non far rumore, entrai nella stanza di Blanca e, a tentoni, mi avvicinai al suo letto.
-Piccola, scusami per prima.- Le sussurrai.
-Leon?! Ti perdono.- Rispose lei, con voce assonnata.
-Fammi spazio Briciola.- Le sussurrai.
Lei divertita, si spostò per farmi entrare nel suo letto. Una volta che tutti e due eravamo sotto le coperte, lei si accoccolò sul mio petto ed io la strinsi tra le braccia. Così ci addormentammo.

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