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Quel grandissimo stronzo mi aveva lasciata, da sola, fuori scuola per andarsene con quella sotto forma di Barbie. Fortunatamente incontrai Sam che, gentilissima, si era offerta di darmi un passaggio.
Salimmo in auto, un bmw m3 cabrio bianco perla, bellissima!
Mise in moto ed, ingranando la retromarcia, uscì dalla scuola per poi sfrecciare a tutta velocità.
-Grazie mille per il passaggio. Quello stronzo di Leon, mi ha lasciata a piedi!- le dissi, mettendomi una mano tra i capelli.
-Figurati.- Mi rispose, sorridendo.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Per quanto ci pensassi, non riuscivo a capire il motivo per il quale Stefan, a detta di Leon, non voleva la frequentassi.
- Ehi, scusa se ritorno sull'argomento, ma mi sembra strano che Stefan abbia acconsentito a lasciarti lì da sola.- Mi disse, stranita.
-Vedi, lui e Leon hanno litigato. Quando sono arrivata al parcheggio, la macchina già non c'era più.- Le risposi, confusa.
Perché era così sicura di ciò che avrebbe fatto Stefan?
-Sicuramente a causa di Leon, come sempre.- Disse sorridendo soprappensiero.
Sapevo che avrei dovuto farmi i fatti miei, ma la mia curiosità era troppa.
-Posso farti una domanda?- le dissi, voltandomi verso di lei.
-Certo!- mi rispose sorridente, continuando a guardare la strada.
-Da come ne parli, sembri conoscere bene Leon e Stefan. Ma ho notato che non vi calcolate proprio.- Le chiesi a bruciapelo.
-Ah, l'hai notato- disse tornando seria. - Devi sapere che io, Stefan e Leon, ci conosciamo da bambini, eravamo molto amici fino a qualche anno fa. Ma poi abbiamo preso strade diverse, tutto qui.- Spiegò con un velo di tristezza nello sguardo.
-Capisco, ma da qui a non rivolgervi la parola..-ripresi, insoddisfatta.
Improvvisamente fermò la macchina, eravamo arrivate fuori casa Vargas.
-Bhè, eccoci arrivate. Ci vediamo domani.- Mi sorrise, ignorando la mia osservazione.
-Si, allora a domani. E grazie ancora.- Risposi, scendendo dall'auto.
Bussai al citofono e, in un batti baleno, arrivò Mr. Pinguì con la solita auto aprendo il cancello per farmi entrare. Il tempo di voltarmi e Samantha già era scomparsa. Velocemente raggiunsi Mr. Pinguì che mi portò in villa.
Entrando nel salone, trovai Emma sdraiata con il capo sulle gambe di Tom, che le accarezzava amorevolmente i capelli, mentre parlavano.
Erano una coppia bellissima. Guardandoli, mi venne in mente un mito narrato nel Simposio di Platone che raccontava di un tempo lontanissimo dove gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non c'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi sarà in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale, tornerà all'antica perfezione. Ecco, loro si erano trovati tra tanti. Erano la perfezione.
Tom si accorse della mia presenza e mi salutò con un caldo sorriso.
-Violetta! Sei a casa. Com'è andata la giornata?- mi chiese, poi.
Emma intanto si era ricomposta, sedendosi accanto al marito.
-Tutto bene, grazie- gli sorrisi.
-Come sono felice. Ti sei fatta qualche amico?- Mi chiese Emma, entusiasta.
-Si, ho conosciuto una ragazza a posto e qualche suo amico.-Risposi.
-Mi fa davvero piacere.- Riprese sorridendo.
-Bhè, allora io vado in camera.- Dissi voltandomi.
-Violetta, aspetta. Leon, non è con te?- mi chiese Tom preoccupato.
-No, a quanto ne so è andato dalla sua ragazza- risposi con fastidio, ricordandolo in macchina al fianco di quella.
-Da quando ha una ragazza?!- s'interrogò pensieroso. - Ah, un'altra cosa. Questo è per te.- Si alzò e mi porse un iphone 5 tra le mani.
-Wow, grazie. Non ne avevo mai avuto uno.- Gli dissi, continuando a guardarlo meravigliata.
-Con questo, potrai contattarci quando vorrai. Ho già registrato in rubrica il mio numero, quello di Emma, di Leon e di Rodrigo.- Mi sorrise.
- Grazie mille. Davvero, oggi ero disperata perché non sapevo come torn..- mi zittii si colpo. Cavolo, cavolo! Perché l'avevo detto?
-Violetta, mi stai dicendo che Leon ti ha lasciata fuori scuola, da sola?- disse Tom alterandosi.
-Noo, è che mi ero messa d'accordo con quella ragazza, e non la trovavo più! Quindi non sapevo come contattarla, ma fortunatamente l'ho rincontrata. - Dissi, salvando la situazione.
-Ok, fingerò di crederti.- Disse Tom, non molto convinto della mia spiegazione.
-È la verità! Bhè allora io vado. A dopo! - Velocemente, salendo la grande scala di marmo, arrivai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle.
Esausta, buttai la borsa a terra ed andai a stendermi sul letto. Lì, iniziai a ripensare alle parole di Sam. Perché quei tre non erano più amici? E perché Stefan non voleva che la frequentassi? Cosa diamine era successo? Presi il cellulare e guardai quei quattro numeri nella mia rubrica e mi soffermai sul suo, quello di Leon. Non riuscivo a capire perché mi odiasse in quel modo, perché ce l'avesse così tanto con me. Sospirando posai il cellulare sul comodino e alzandomi dal letto, decisi di andare a rilassarmi nell'idromassaggio, dopodiché infilai il pigiama e scesi in salone. Lì, trovai Emma, vestita con un elegante abito
blu notte che si aggiustava i capelli, lasciati morbidi sulle spalle, allo specchio.
-Violetta- Mi disse, accorgendosi della mia presenza.
-Ciao- le risposi.
-Ti piace?- mi chiese, indicando il vestito.
-Si, è molto bello.- Le risposi sincera.
-Sono felice che ti piaccia.- Mi sorrise. -Stasera, io e Tom usciamo per una cena di lavoro. Non avrei voluto lasciarti sola, in fondo sei arrivata solo ieri.- Disse dispiaciuta.
-No, non preoccuparti.- Risposi rincuorandola.
-Abbiamo provato a disdire, ma l'uomo con cui dobbiamo incontrarci non ne ha voluto sapere.- Spiegò.
-Davvero, non preoccuparti. So cavarmela da sola- risposi.
-Oh, ne sono certa- mi rispose sorridendo.
Poco dopo arrivò anche Tom, bellissimo nel suo completo grigio scuro.
-Violetta-, mi salutò, - Penso che Emma già ti abbia avvisata. Mi spiace, ma non ho potuto rimandare. Questi uomini d'affari sono delle sanguisughe- mi disse, strappandomi un sorriso.
-Si, non preoccuparti.- Gli risposi.
- Bene, allora andiamo.- Riprese, l'uomo, avvicinandosi alla moglie e poggiandole una mano dietro la schiena.
-Si. Per quanto riguarda la vostra cena, a breve dovrebbe essere pronta. Clotilde, la nostra cuoca, starà preparando. - sorrise la donna.
-Certo, grazie- risposi.
-Una sola raccomandazione. Tu e Leon, per favore, non vi scannate.- Disse Tom.
-Non preoccuparti, la casa é grande. Magari non c'incontreremo proprio.- Dissi speranzosa.
-Ok, proverò a fidarmi.- Disse sospirando.
Detto questo, mi salutarono e, accompagnati da Mr. Pinguì, uscirono.
Stavo morendo di fame, così andai in sala da pranzo dove, fortunatamente, c'era una donna ad apparecchiare, bassina e grassottella, con capelli corti riccissimi, indossava un cappello da chef e un grembiule bianco, doveva essere Clotilde, la cuoca. Alzò lo sguardo su di me e mi sorrise.
-Salve, cara. Io sono Clotilde.- disse.
-Io, Violetta.- Risposi.
-Sarà affamata, venga è pronto.- Continuò la donna.
-Grazie.- Risposi.
Andai a sedermi, mentre lei mi metteva il cibo nel piatto.
-Spero sarà di suo gradimento. Adesso se vuole scusarmi, andrei a chiamare il signorino Leon. -Disse congedandosi.
Iniziai a mangiare in silenzio, persa tra i miei pensieri, quando la sedia di fronte a me venne spostata da quella faccia tosta di Leon.
-A quanto pare, non hai
ancora capito come ci si comporta.- Cominciò sedendosi.
-Di certo non posso aspettare i tuoi comodi, quando sto morendo di fame.- Gli risposi stizzita, portandomi la forchetta alla bocca.
-Dovresti imparare l'educazione.- Continuò, come se non avessi parlato.
Decisi di non rispondere, con lui era solo fiato sprecato. Finito di cenare, mi alzai da tavola ed uscii dalla sala, lasciando Leon solo.
Salii le scale e mi recai nella mia stanza per stendermi sul letto. Rimasi così a fissare il soffitto, continuando a pensare a Sam, Stefan e Leon.
Sentii dei passi lungo il corridoio e la porta della stanza di Leon chiudersi di botto. Così, decisi di alzarmi e bussare alla sua porta, dovevo chiederglielo.

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