Continuavo a guardare il computer pieno di numeri e cifre strabilianti.
La mia testa però era altrove.
Non riuscivo a concentrarmi su nulla di ciò che avevo davanti, e odiavo davvero tanto quella sensazione.
Non avere il pieno controllo dei miei pensieri.
Sbuffai sbattendo il display sulla tastiera lasciando che il pc andasse in standby, e posai i gomiti sulla scrivania in legno scuro di camera mia, sormontata da una finestra che lasciava entrare la luce.
Avevo passato tutta la vita a cercare di capire se tutto ciò che ricordavo fosse un invenzione, frutto della mia mente. Qualcosa che il mio cervello aveva inventato per sopperire i traumi della mia infanzia.
E ad un certo punto mi ero anche convinto che fosse così.
Che fosse tutta fantasia.E ci credevo. Ci credevo fermamente.
Poi vedevo le poche foto che mi rimanevano di quel periodo della mia infanzia, a ricordarmi che fosse tutto reale.In una città come Stoccolma le ragazze con capelli rossi, ramati, o arancioni, non erano poche. La maggior parte aveva i capelli biondi a dire il vero, ma subito dopo c'erano loro, seguite da uno scarso numero di more. E lo stesso valeva per i ragazzi.
C'era una differenza però.
Quasi nessuna aveva delle lentiggini reali. Tutte avevano questa strana fissazione di disegnarle con il trucco, alcuno arrivavano a spruzzarsi strani colori per capelli in faccia pur di averle.
La trovavo una cosa assurda.
Le poche ragazze che le avevano facevano di tutto pur di nasconderle mentre chi non le aveva, al contrario, faceva di tutto per far sembrare il trucco realtà.Quando passai il dito sulle guance di quella ragazza...
Lo feci solo perchè sembravano fin troppo reali per essere finte. E di fatti avevo ragione.
Ai suoi occhi sarò sembrato un pazzo ma non vedevo davvero l'ora di trovare qualcuno che non se ne vergognasse, ma anzi che al contrario ne andasse fiera.
Certo, non ero sicuro di quest'ultima parte, ma non le aveva nascoste.
Ora mi mancava sapere il suo nome e l'avrei aggiunta nella lista di persone da controllare.
Magari era lei.
Ad interrompere i miei pensieri fu l'entrata di mio fratello in quella che era la mia camera.
«Beh, devo aggiungere l'ennesimo favore alla lista di quelli che ti devo» esclamò chiudendosi la porta alle spalle e buttandosi sul letto king size adornato di lenzuola scure.
Sapeva che odiavo quel gesto, o che toccasse la mia roba in generale, ma ogni volta sembrava farlo ancora più volontariamente.
Sbuffai tornando a guardare davanti a me, portando lo sguardo fuori dalla finestra che dava sul giardino della nostra casa, pur di non prestare attenzione ai suoi gesti.
«Sta per iniziare la stagione dei favori»
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Ragnarok
Romance«Siamo destinati a questo noi. Siamo destinati a non avere una fine. Ogni qualvolta sfioro la sua pelle è la fine dei tempi. Una fine ciclica, a cui seguirà un nuovo inizio, seguito a sua volta da un'altra fine, che avverrà quando ci toccheremo di...