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⚠️ATTENZIONE: Nel testo alcune parti dovrebbero essere in corsivo ma nel processo di "copia e incolla" questo tipo di formattazione è andata perduta (idem per alcuni "a capo" e spazi). Ciò non dovrebbe compromettere molto l'esperienza di lettura, anche perché le più importanti le ho sistemate io manualmente, ma ci tenevo a specificarlo.
Ovviamente nella versione cartacea è tutto regolare.✨

WINSTON

Un alcolizzato, un pittore e un polacco entrano in un bar.
E il barista chiede: «Ciao Winston, cosa ti preparo?».

Michał, il barista, mi accolse al bancone con il solito entusiasmo. Non quello di chi è felice di vederti perché sa che lo pagherai – tipo gli psicologi – no. Michał era una di quelle persone pure che, nonostante le difficoltà, avevano trovato nel marciume di questo mondo un piccolo angolo tutto per sé.

«Un White Russian».

Lui fece un cenno col capo e si mise agli shaker. «Allora Win, com'è oggi? Non vieni mai così presto».

«Non vengo così presto perché di solito la contessa non mi caccia di casa così presto».

"Contessa" era il soprannome che avevamo dato alla mia ragazza.

«E di cosa si è lamentata oggi sua contessitudine?»

«Beh...».

20 minuti prima
Ero seduto in cucina, e Sara stava preparando la valigia aperta sul divano. Mi alzai per darle una mano, la paglia della sedia fece uno scricchiolio. Avevo appena finito di buttare giù qualche idea per dei nuovi lavori.

Le sfiorai i fianchi posandole un rapido bacio tra i capelli biondi. Lei si girò verso di me ed emise un piccolo gemito che non seppi se interpretare come piacere o fastidio.

Mi avvicinai al suo volto con un sorriso, chiusi gli occhi e provai a strapparle un bacio. Quando riaprii gli occhi, lei aveva lo sguardo freddo e mi spinse via.

«No... no, Win» disse affranta. Si girò di nuovo verso il trolley aperto. Alzai gli occhi al cielo.

«Per quanto ancora andrà avanti questa storia?» chiesi seccato. Era la terza volta in una settimana che mi rifiutava. La centoventiquattresima dal fatidico giorno. «Non scopiamo da nove mesi ormai!».

«Scusa...» disse inizialmente sfregandosi gli occhi. «Anzi, sai che c'è? Ora non mi scuso più!». Si voltò di nuovo per urlarmi in faccia. «Pensi che per me sia facile, eh? dimmelo!» continuò, e io restai in silenzio. «Pensi che per me sia facile guardarti in faccia dopo che ti ho trovato a scopare un'altra nel mio letto, sotto il mio tetto, nella casa in cui io e la mia famiglia ti abbiamo accolto quando per poco non finivi per strada?!»

«No, certo che no». Abbassai lo sguardo. «Ma se è la casa a preoccuparti, posso tranquillamente comprarne una nuova a te e alla tua famiglia, non ho problemi di soldi adesso, non più».

«Non è questo il punto, Winston, cazzo!». Scaraventò una maglia dentro la valigia.

«E allora qual è?! Ti ho chiesto scusa, ti ho fatto dei regali, ti ho portato in vacanza e mi sono sorbito una maratona di Sex and the city per te!»

«Avevi detto che ti piaceva! Mi hai mentito ancora?»

«Sì! Va bene? Carino, per carità, ma avrei preferito farlo il sex, che vederlo. Comunque, il punto è che se sono ancora qui evidentemente ci tengo».

«Stai zitto. Mi hai già fatto questo discorso una volta, te lo ricordi? Sette anni fa, a pochi mesi dal nostro fidanzamento, quando ti sei scopato la tipa del tuo agente! Ma la colpa è mia, avrei dovuto capire già allora che razza di persona eri. E se ci tieni, aspetterai anche un millennio prima di vedermi di nuovo nuda! Ora va' a farti un giro. E visto che i soldi li hai, magari la prossima troia te la porti nel tuo appartamento».

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