WINSTON
Di rado scrivevo poesie, solitamente preferivo dipingere, ma quando lo facevo mi piaceva sedermi alla scrivania, vicino alla finestra più piccola. Lì, la luce del tramonto passava giusto quel tanto che bastava per permettermi di vedere, senza disturbarmi un raggio di più.
Scrivere era un modo per distrarmi, per cercare di curare la mia dipendenza, il mio piccolo sporco segreto.
Frugai con la mano nel cassetto senza nemmeno guardare. Conoscevo quel cassetto meglio di me stesso, d'altronde il casino che c'era dentro era più o meno lo stesso che avevo in testa.
Tastai il contenuto in cerca di carta straccia e di una penna. A volte mi accontentavo di un ritaglio di giornale su cui scrivevo a grandi caratteri tenendo il foglio all'incontrario. Lo trovavo molto artistico. Finalmente, eccolo: un piccolo foglio a buchi. Mi ricordò i tempi della scuola, del liceo e di...
«No» dissi a me stesso ad alta voce per cercare di zittire i pensieri. Il foglio, notai, era un po' stropicciato all'angolo. Avrei fatto di tutto pur di spostare la mia attenzione su qualcos'altro.
Foglio bianco.
Penna nera.Mi ricordarono i suoi...
«No» mi imposi ancora.
Lanciai la penna per aria senza guardarne la traiettoria, come se d'improvviso qualcosa mi avesse pizzicato la mano, ma era chiaro che a essere stata pizzicata era la mia memoria.
Dovevo resistere.
Dovevo curarmi.
Presi un'altra penna, ne scelsi una blu, e iniziai a scrivere.Seduto su una sedia,
che per quanto nuova non sa di niente,
come il mio sguardo,
svuotato e appassito.
Con la mano destra sul fianco.
Lei assume una posa arrogante.
Sensuale.
Quel movimento con le spalle:
una avanti e una indietro.
Alternate.
Balla per me.
«Sono andato dallo psicologo e sono diventato matto»
Le dico.
«Come mai?» chiede lei.
«Mi ha chiesto di dire tutto ciò che mi passava per la testa e ho iniziato a ripetere il tuo nome come un folle»Cancellai le ultime righe rendendomi conto di star perdendo il controllo. Le mie emozioni stavano prendendo il sopravvento. «Non è a quest'ora che vi ho abituate a venire fuori» dissi loro.
Non ora.
Non qui.
Non così.Ripresi.
Eterno è il mio amore per la pioggia.
Amo le sue gocce che dipingono l'aria
di fresco e di libertà.
Il suo essere forte nel mostrarsi debole,
amo la sua personalità viva.
Perché se dal Sole ti puoi nascondere,
la pioggia ti troverà.
Se non con le sue lacrime
forse col suo rimbombo,
se non con il suo rumore
forse con i suoi lampi,
se non con i suoi lampi
forse con il suo odore,
e se non con il suo odore,
se non con nulla di tutto ciò,
allora vorrà dire che sarò morto.
Ogni rimbombo è un'eco del suo nome.«NO!». Cancellai con un segno la prima riga...
«NO!». La seconda...
«NO!». Accartocciai il foglio con rabbia e lasciai che si ricongiungesse alla penna nera.
Ed ecco tornare di nuovo quella sensazione.
Quel bisogno.
Quella pulsione.
«'Fanculo».
Puntai i piedi per terra e spinsi indietro la sedia.
Mi sollevai dalla seduta il tempo di abbassarmi i pantaloni.
Era come se non mi toccassi da mesi, in realtà erano solo pochi giorni.
Mi guardai il membro già in erezione e in parte ne fui disgustato. La mia mano sentì l'irrefrenabile richiamo e iniziai a trastullarmi.
Non ebbi bisogno di pensare al suo volto.
Non feci in tempo.
Mi bastò pensare il suo nome – Crudelia – per far sì che il mio liquido bianco schizzasse via, verso nuovi orizzonti.
Andai avanti così altre quattro volte, per un totale di quasi mezz'ora.
Respirai affannosamente, come se fossi appena riuscito a raggiungere l'Olimpo fuggendo dai demoni dell'Ade a cui appartenevo, e che mi stavano reclamando.Mi hanno trovato.
Sarei dovuto andare a dormire. Un buon riposo è necessario se il giorno dopo sai di avere un'intervista per uno dei programmi più importanti del paese. Invece restai per chissà quanto tempo a fissare le luci dei palazzi comparire nel cuore della notte.
Poi volsi lo sguardo verso le stelle. Immaginai che, da qualche parte, anche lei le stesse guardando. E sperai con tutta la mia anima di vedere il suo volto riflesso in una di quelle. Perché pur di vederlo – pur di rivedere lei – avrei contato tutte le stelle.
Fino a impazzire.
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The Skunk [su Amazon]
RomanceDISPONIBILE ORA SU AMAZON 🩷 «Una società che rinchiude i suoi artisti non è una società che merita di esistere.» Per Winston l'arte non rappresenta solo una via di fuga, ma una vendetta nei confronti di una vita che prima gli ha portato via la mad...