Capitolo 4

16 3 0
                                    

Aprii gli occhi, ero sommersa d'acqua, ero in un lago.
Non riuscivo a nuotare, qualcosa mi bloccava, delle piante nere mi stringevano i polsi e le caviglie.
Cercai di sciogliere i nodi che si erano formati, ma senza avere un risultato.
Non avevo aria nei polmoni, dovevo salire in superficie, ma come?
Poi tutto successe molto in fretta: Un ragazzo sciolse i nodi e mi strinse forte, poi insieme nuotammo in superficie.
Finalmente respiravo aria fresca, ero ancora viva.
Il ragazzo mi prese in braccio e mi portò sull'erba bagnata.
Respirai affannosamente.
Intorno a me c'erano tante persone, Tracey, Cassandra, erano tutti lì.
Guardai il ragazzo che mi aveva appena salvata, era..era lo stesso ragazzo che mi aveva fatta cadere dall'albero.
"Anche..anche tu sei qui?" Gli chiesi, non importandomene degli altri che ci guardavano straniti.
Lui mi guardò e rispose "Si, anche io sono qui. Ecco perché non volevo farti del male." "Grazie per avermi salvata..per la seconda volta." Dissi sorridendogli.
Qualcuno mi abbracciò, era Tracey "Cosa ti é successo? Perché sei andata via all'improvviso ieri?" Chiese preoccupata.
L'abbracciai anche io e sospirai, avrei dovuto raccontargli tutto?
Per fortuna Tyler si intromise "Lasciamola riposare un po, poi dopo le faremo delle domande."
Mi alzai lentamente, la testa mi girava.
Arrivammo alla spiaggia e mi stesi sotto un albero a riposare.
Gli altri parlavano tra loro ma non riuscivo a sentire cosa dicevano.
Dopo pochi minuti mi alzai e li raggiunsi.
"Allora, vuoi raccontarci cosa é successo?" Chiese Tracey e ci sedemmo tutti attorno al falò.
Mi schiarii la voce e iniziai a parlare "Quando mi sono svegliata era ancora notte, mia nonna stava urlando.
Sono corsa da lei e accanto a lei c'era il corpo di mio nonno senza vita."
Decisi di non raccontare il resto della storia, anche perché forse gli altri non sapevano che Connor era un soldato.
Tutti mi guardarono, poi Cassandra disse "Mi dispiace molto. Com'é morto?" Cosa avrei dovuto dirgli? Forse era meglio non raccontargli dell'omicidio.
"Morte naturale, infondo non era così giovane." Dissi con un po di sarcasmo.
Alcuni mi sorrisero, sapevo che gli facevo solo pena.
Poi cambiammo discorso e iniziammo a parlare del più e del meno.
Alla fine arrivò il momento di tornare nel mondo reale e così noi andammo via.
***********
Mi alzai dal letto e andai verso la porta che stavolta era aperta.
L'aprii e uscii da quella stanza orrenda.
Ero in un corridoio completamente bianco, proprio come la mia stanza.
Nel corridoio c'erano altre porte, erano tutte stanze come la mia, anche in quelle non c'era nessuno dentro.
Camminai diritto fino ad arrivare ad un cartello con una scritta rossa sopra.
"Uscita..c'é scritto uscita! Oh mio dio, posso andare via da qui!" Urlai e corsi verso la porta alla fine del corridoio.
Afferrai la maniglia e la tirai, ma la porta non si aprì.
Provai un altra volta, ma non ci riuscii.
"Cosa? No..non può essere. Io devo uscire! Vi prego, aiutatemi!" Urlai battendo i pugni sulla porta anch'essa bianca.
Poi iniziai a piangere e mi sedetti con la schiena contro la porta.
Un ragazzo si avvicinò a me, era Connor.
Si sedette accanto a me e mi chiese "Davvero pensavi che la porta si aprisse?" "Beh, mi sembra ovvio. Tu non hai mai desiderato di uscire da qui?" Risposi e lo guardai.
"Certo, prima ero come te. Ero solo un ragazzo normale che aveva subito un intervento. Mio padre era un soldato e quando é morto ha ceduto a me il posto. Io non volevo affatto diventare un soldato, ma ho dovuto farlo." Disse, sembrava triste.
Non sapevo cosa dirgli dopo quello che mi aveva raccontato, così decisi di cambiare discorso "Come mai le porte sono aperte? Sono sempre state chiuse.." Connor mi guardò, forse aveva capito che avevo preferito cambiare discorso.
"Questa non é una prigione Kendra, le porte sono sempre aperte. Ieri non lo erano perché dovevano fare un controllo." Spiegò, ma allora cosa avevano fatto a mia nonna? Perché ci avevano portate qui?
"Dove sono tutti? Dov'é mia nonna? Perché sono qui?" Chiesi, dovevo sapere tutte queste cose, avevo il diritto di saperle.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, poi rispose "Sono tutti quanti nella mensa, il direttore ha un annuncio da fare." Si fermò per un attimo, poi continuò " Tua nonna non è qui, è stata trasferita nella centrale di un altro distretto e non so perché tu sia qui."
Mi alzai dal pavimento e Connor fece lo stesso, poi iniziai a camminare verso la mensa. Non sapevo dov'era, ma doveva essere molto vicina perché riuscivo a sentire la voce di un uomo parlare.
Arrivati davanti alla porta della mensa, rimanemmo in piedi perché c'erano due uomini armati a sorvegliarla.
Ci fecero passare solo dopo averci controllati.
Non ero mai stata nella mensa.
Era grandissima, c'erano più di cento tavoli, dei divani e delle poltrone.
Al centro della stanza c'era un palco non tanto grande, ma abbastanza grande da poterci far salire cinquanta persone.
Sul palco c'era un uomo, lo stesso uomo con cui avevo parlato quando avevo fatto l'operazione.
Stava parlando a tutta la gente seduta ai tavoli o sui divani.
Io ero rimasta in piedi e anche Connor.
"Io e il consiglio abbiamo deciso di ospitare dei ragazzi degli altri distretti in questo edificio per qualche mese e viceversa." Spiegò il direttore e le persone nella stanza rimasero a bocca aperta.
Forse anche io sarei stata trasferita in un altro edificio..

Another World;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora