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I lividi sul viso e quelli nella parte della gabbia toracica, sopra il fianco sinistro, e quello a forma di dita sul braccio erano di un viola intenso e doloroso al tatto. Non poteva vedersi la nuca, dal riflesso dello specchio del bagno, ma faceva così male che sapeva che non era messa bene. Nella guancia aveva un taglio con i bordi screpolati, un'altra macchia di un viola nauseante era nato nel punto dove era stato colpito. Tornò a guardare il suo riflesso, vedendo le lacrime ai bordi degli occhi, e fu in quel momento che si rese conto che stava piangendo. Imbarazzato di se stesso, si allontanò dallo specchio e si strofinò gli occhi fino a quando le lacrime smisero di scendergli dagli occhi. La voce di Ryan gli rimbombò in testa "I froci non giocano a calcio, non ci giocano". Si costrinse a calmarsi, camminando lungo il corridoio verso la sua camera, dirigendosi dritto verso l'armadio per cercare il pigiama. Dopo aver cercato per un pò, afferrò un paio di mutande pulite e cercò poi qualcosa che lo tenesse al caldo, visto che non aveva acceso i riscaldamenti in casa per risparmiare soldi. Trovò poi una felpa larga sul fondo del suo armadio e se la mise, lasciando che le sue mani scivolassero dentro le maniche e che i suoi orli cadessero fino ai polsi. Poi si accoccolò nel letto e tirò su la morbida coperta fino le spalle, addormentandosi profondamente con in mente l'immagine di un ragazzo alto con un paio di occhi verdi.

°°°°°°°°

"No Liam, davvero, sto bene" insistette Louis mentre si toglieva la maglietta dei Nirvana, nello spogliatoio dei ragazzi.

Liam gli diede un'occhiata che sembrava volesse dirgli 'ovviamente non "stai bene" se ti hanno spaccato la testa nello spogliatoio e se una serbatoio umano ti ha pestato a sangue'. Roteando gli occhi, Louis si mise la sua maglia da calcio.

"Ti sei dimenticato che tutto il tuo corpo è praticamente nero e blu?"

"Fanculo Liam, pensi che me lo sia dimenticato? Ogni respiro che faccio me lo ricorda" lo schernì Louis, mettendosi le calze.

Dopo aver scosso la testa, il ragazzo dagli occhi marroni finì di allacciarsi le scarpe e balzò su dalla panchina.

"Non fare tardi o Styles ti picchierá più forte di quanto abbia fatto Ryan" disse oltre le sue spalle, uscendo dalla porta.

Frettolosamente, Louis si mise i parastinchi e le scarpe in tempo record, allacciandosele più in fretta che le sue dita potevano. C'era ancora un altro ragazzo con lui, nello spogliatoio, con un'espressione di panico nel viso e si affrettò ad uscire dalla porta, proprio prima di Louis. Fece del suo meglio per correre verso la parte laterale del campo dove tutti i giocatori erano in fila con un Harry, impaziente, in piedi di fronte a loro, le sue mani nelle tasche del cappotto. Ma a ogni passo che faceva, la sua testa pulsava e scosse di dolore gli colpivano la schiena e i fianchi. Alla fine riuscì a raggiungere la fine della fila, le lacrime bruciavano ai lati dei suoi occhi. Era in piedi vicino Isaiah, che gli aveva lanciato un'occhiata di compassione. Ma Louis non voleva la sua compassione. Convinse se stesso che stava bene. Harry stava camminando con il suo lungo, lento ed elegante passo lungo la fila, e si fermò davanti Isaiah. I suoi occhi esaminarono la fila di giocatori, ma non si posarono neanche una volta su Louis.

"Se non lavorate sodo in questo allenamento, non giocherete alla partita di domani" disse brutalmente onesto, i suoi occhi verdi severi e taglienti, come era abituato a vederli.

"Capito?"

Tutti i ragazzi annuirono intimiditi. Louis notò come gli occhi di Harry guardarono intenzionalmente Ryan, le sue sopracciglia aggrottate e le sue labbra curvate in un cipiglio. Questo lo fece sentire Louis in modo strano, come se a Harry importasse qualcosa di lui. Ma era anche preoccupato che Ryan l'avrebbe capito, e che avrebbe scoperto che Louis avesse spifferato ogni cosa. Fortunatamente Harry riuscì ad attenuarlo, in modo che lui non avrebbe capito nulla.

17 Black (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora