Veleno, Mia Dea.

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Mi sto avvelenando d'amore ed io, Mia Dea, invoco il tuo aiuto.


Io lo amo in quanto nullità o alterità delle stelle quale sono, escludendo qualsiasi forma di Essere che sia figlio di costrutti sociali e culturali che mi possa venir affibbiato.


Io lo amo in quanto percepisco quella sensazione scomoda dell'esser amati. Caduta nell'oblio parte di me, con cotanto disprezzo nei miei riguardi si strugge, canta sonore canzoni d'urla di terrore, non riuscendo ad accettarlo.


Io amo la sua anima così piena di acume, mia Dea, la sensibilità e profondità di cui sono assetata trova fonte nella sua oasi. 


Io amo la sua essenza da esplorare, assaporare, che traspare parzialmente da quelle meraviglie culle veneree che gli contornano il volto, ai lati della bocca.


Io amo poter coniugare la mia nullità, la mia polvere di stelle, alla sua, fondendoci in una cruenta esplosione figlia del Caos, che ci richiama a quel senso d'appartenenza, alla nomina di figli del Caso incerto.


Io amo poter sentire il suo calore che, donatomi, diviene il mio, il Nostro, togliendomi il respiro ogni qual volta la sua mano sfiora quella maledizione di gabbia, passaporto della percezione, ed in cui son rinchiusa. 


Ti supplicherei, Mia Dea, che non gli accada più altro e di non allontanare tale Unità, frammentandola;


Ma io, con quel piede fuori la porta, piango lacrime di sangue vomitando quel cuore che dall'animo mio ha prosciugato l'amore portandone una piccola parte in questi versi.


Ed è condanna a morte quando si prende cura di me, me che scrivo, la vera me, la me sottoposta alle violente turbolenza dell'esistenza e degli Offensori.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2023 ⏰

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