Anima concupiscibile

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I centri commerciale sono sempre stato l'inferno terrestre per Manuel, tuttavia non poteva pensare luogo migliore per portare a termine il suo primo compito: far sì che Simone comprasse qualcosa di nuovo perché «È ovvio che quello t'accanna se te presenti agli appuntamenti vestito come tu' padre» l'aveva bacchettato al mattino, durante la colazione.

«Non c'è mai stato un appuntamento» puntualizza il corvino mentre usa le proprie braccia come manichino per i vestiti che Manuel vi sta ammontando sopra «Ma scordatelo proprio che mi provo questo coso» obbietta poi, vedendo un'orripilante maglia che mai e poi avrebbe indossato.

«Vabbè, ma mica te devi compra' tutto – basta che scegli 'na cosa da metterti stasera» e un po' si sente pure idiota ad essere lì, dando consigli all'altro su come far interessare una persona a lui, ma tant'è «Vai, quel camerino sta libero, t'aspetto qui» indica il secondo stanzino con la tenda bianca tirata, poi si siede sul pouf posto alla fine del piccolo corridoio.

Simone annuisce e, in qualche attimo, sparisce dietro il tessuto chiaro. Manuel prova a non immaginarsi l'altro, a pochi metri da sé, senza la maglia addosso, con i pettorali scoperti – e ben delineati per via dei molteplici allenamenti che stava facendo – tuttavia appare un affare complicato, soprattutto perché il corvino gli chiede di raggiungerlo, per avere un feedback. Si è provato una maglia, a metà tra il bianco e il beige, con un ampio girocollo e sopra c'è abbinata una giacca – molto simile ad una camicia – color verde che, leggendo sulla'etichetta, Manuel gli aveva detto fosse della tonalità pickle, qualsiasi cosa questo volesse dire.

Schiude un po' la bocca, il maggiore, poi si ricompone e «Uhm, è super azzeccato Simò, dai retta a me» si pavoneggia un po', forse per non focalizzarsi sul fatto che vestito così sta veramente bene, ma il destinatario dell'uscita non sarà lui quindi «Il colletto sta tutto piegato» prova a trovare una nota negativa in tutto quello «Girati, fammi vede'».

E Simone, dopo aver tirato un sorriso, esegue tacitamente – con il cuore pieno di gratitudine per la gentilezza altrui. Perché ok che l'altro gli doveva un favore, ma non l'avrebbe mai obbligato a fare qualcosa del genere contro la sua volontà.

Non sa che Manuel, ora che sta poggiando i polpastrelli sul suo collo, si sta pentendo di aver accettato, tant'è che «Non se po fa» si ripete tra sé e sé «Che te sei messo in testa, deficiente. Ti stai autodistruggendo da solo» eppure non crede di voler smettere quella cosa perché è l'unico modo di porre un punto definitivo all'instabile corrente emotiva nella quale si erano lasciati trascinare tutte le volte che si erano svegliati nello stesso letto, abbracciati e con l'ennesimo pezzo di sé stesso donato all'altro.

Quell'outfit, Simone, se l'aggiudica, uscendo dal negozio con una capiente busta tra le mani e una banconota da cinquanta euro in meno nel portafogli.

«Grazie» si lascia scappare il minore frattanto si allaccia il casco «Grazie per?» Manuel alza un sopracciglio, forse fingendo di non capire, quindi «Per non aver ritenuto folle la mia richiesta» riceve delle delucidazioni.

In risposta alza le spalle e «Non serve che me lo dici ogni volta, Simò» quasi lo rimbecca «Sennò finisce che me ne pento e non t'aiuto più» l'ultima frase lascia poche libertà d'interpretazione giacché lucida tuona nelle orecchie di entrambi.

Simone incassa il colpo e, taciturno, sale in sella alla Vespa, sentendo poi Manuel aggrapparsi a lui, avviluppando le braccia attorno al proprio sterno, con il cuore che gli batteva contro la scapola sinistra.

Matteo ha organizzato un aperitivo con i compagni di classe, così da salutarsi prima delle vacanze e – chissà per quale ragione – ha detto a Simone che avrebbe potuto invitare anche Fabio, ma – saggiamente, secondo Manuel – lui aveva declinato l'offerta.

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