Il giallo di Van Gogh

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Sono le tre e cinquantasei del primo giorno dell'anno, quando Simone si alza dal letto, stropicciandosi il viso perché incapace di dormire. Sente che qualcosa vuole tenerlo desto, quindi asseconda tale presentimento e scende al piano di sotto.

Nel salotto ancora ci sono le bottiglie di alcol vuote, i piatti di plastica colmi di cibo non finito e tre vetri di spumante nel cestino, ricoperti da una ventina di bicchieri trasparenti, usati per festeggiare lo scoccare della mezzanotte. Spaparanzato sul divano, invece, c'è Matteo che, con una mano sul viso, russa rumorosamente.

Quel che attrae l'attenzione di Simone, però, è una lucina arancione all'altezza delle scale: qualcuno sta fumando una sigaretta, quello è un mozzicone acceso, ci si giocherebbe un occhio della testa. Difatti non è sorpreso quando vede Manuel inalare del fumo, avvolto in una coperta di pile rossa.

«Non dormi?» lo coglie di sprovvista, facendogli portare una mano sul petto per sorreggersi «M'hai fatto prendere un accidenti, coglione» borbotta «Comunque no, c'ho 'a testa piena de cose - pensieri, idee .. tu perché non dormi, che scusa hai?»

«Fabio russa?!» quella flebile scusa fa ridere entrambi e aggiudica l'altro posto sulle scale a Simone che, attento, nota una piccola scatolina, con un tappino da contagocce «E quello, che roba è?»

«Niente - non è niente» Manuel l'acchiappa e l'infila nella tasca anteriore dei jeans.

«Mi sono alzato perché dormivo male, sentivo qualcosa qua-» si posiziona una mano sulla bocca dello stomaco «-che non mi lasciava tranquillo. Deduco che questo qualcosa fossi tu: che t'è preso oggi? Sei stato tutto il tempo in disparte e - e nemmeno c'hai voluto parlare con me. Ti puoi fidare» gli si fa più vicino «Se non hai voglia di parlare però -» «No, non c'ho voglia».

«Posso rimanere qua?» ascolto i tuoi silenzi «Giuro di non darti fastidio».

«Dovresti stare su, se Fabio se sveglia e ti trova qua -» «Gli spiegherò che non stiamo facendo niente di male, come potrà vedere con i suoi occhi» ora stringe un braccio attorno alle sue spalle «Mi sento impotente davanti al tuo dolore. Vorrei così tanto aiutarti, ma non so come ..»

Basta che non te ne vai pure tu.

«Resta qui» sospira.

Quindi Simone resta per l'ora seguente e quella dopo ancora, senza battere ciglio e accertandosi che l'altro stia bene. Difatti Manuel si addormenta, calando il capo sulla spalla del corvino ed é per questo che, qualche ora dopo, Fabio si trova a fargli una piazzata di gelosia.

«Come non vieni?» chiede alquanto irritato.

«No, non vengo, Manuel non è stato bene stanotte e non può rimanere qua da solo -» «E non può rimanerci qualcun altro, così tu vieni con noi - insieme a me?» «Voglio rimanerci io, ok? Quando ancora non ci conoscevamo, lui si è preoccupato ogni volta che non stavo bene, quindi voglio fare lo stesso, che ti piaccia o meno».

Quel botta e risposta è talmente serrato che, anche da dentro casa, sembrano capire che qualcosa non stia andando per il verso giusto.

«É un tuo amico, Simone. Non puoi fermare ogni volta la tua vita per gli altri»

«Non è gli altri, è Manuel e io rimango qui, così se ne avesse bisogno, c'è qualcuno. E punto» mette su il muso duro, convinto al cento per cento delle sue parole «Se non lo accetti, mi spiace - spero tu possa farti passare questa ingiustificata gelosia. Io gli voglio bene ed é una persona importante per me, come lo sei tu. Capiscilo. Se stasera ti sarai schiarito le idee, possiamo parlare, mh? Passate una buona giornata».

Così rimane solo la quiete tra quelle mura e Simone ne approfitta per pulire lo sporco lasciato a giro, beandosi del leggero respiro di Manuel, addormentato da un po' con la mano sotto al capo e una coperta pesante addosso. Sembra tranquillo, a differenza della sera precedente, quando ha percepito il suo disagio e la paura di non capire la sua attuale situazione arrivando a rasentare il suolo della disperazione.

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