Capitolo 3

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Luke entrò con un'ora di ritardo a scuola, anche se aveva programmato di saltarla, insieme a Michael. Quel giorno aveva una strana malinconia addosso, aveva l'impressione che niente gli stesse andando bene in quel periodo, o meglio, che niente gli stesse andando bene e basta. Appena entrò a scuola, tutti erano intenti a dirigersi nelle rispettive aule, e mentre camminava si scontrò con Calum.

"Ehi, Luke. Come mai sei entrato ora? E come mai Michael non è qui?"

"Michael non è qui?" Gli chiese confuso. Pensava ci fosse andato, ma a quanto pare non era così. Poi, ricordò lo spiacevole incontro fatto mentre tornava a casa: il ragazzo dai capelli colorati era di sicuro a casa con la sua fidanzata. Mille pensieri attraversarono la mente di Luke in quel momento, ma scosse il capo come per scacciarli via.

"Luke, ma che ti prende?" Il biondino alzò lo sguardo sul ragazzo che gli aveva parlato e bisbigliò un semplice 'sì, scusa'.

"Mi sono svegliato tardi. Non so come mai Michael non è venuto." Mentì cercando di non incrociare lo sguardo di Calum, perché sapeva che altrimenti non sarebbe riuscito a dire menzogne.

"Oh, okay. Comunque, hanno parlato di una specie di mercatino per raccogliere dei soldi per non so quale causa, sai, ero impegnato a messaggiare con una bona. Vedi di informarti." Gli disse il ragazzo, guardando poi il suo cellulare "oh cavolo, devo andare. Ci vediamo a pranzo!" Lo liquidò subito e si diresse correndo verso un'aula.

Luke non aveva capito una parola di quello che aveva detto, così si limitò ad annuire e a salutarlo quando andò via. Aprì l'armadietto e prese il quaderno e il libro di matematica, la materia in cui andava meglio. Si diresse verso l'aula ed entrò, prese posto vicino una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri, proprio come lui, e poco dopo entrò il professore. Si alzarono e, dopo che l'uomo diede il permesso di sedersi, lo fecero e Luke prestò attenzione per quanto gli fu possibile, dato che la biondina continuava a parlare e parlare, senza che lui però gli desse filo. La sua mente era concentrato su tutt'altro, si può dire che non era lì con lui in quel momento. Pensava a Michael, alle sue labbra, al suo viso, ai suoi occhi, a lui, in tutto e per tutto. Pensava ai sentimenti che provava quando gli era accanto, alla felicità che riusciva a trasmettergli anche solo sorridendo, alla gelosia che lo divorava non appena lo vedeva con qualcun altro che non fosse lui. Con quella, però, aveva imparato a conviverci: non poteva dare nell'occhio. Aveva paura che se Mikey avesse scoperto quello che provava per lui, si fosse allontanato per sempre, e non voleva che ciò accadesse. Per Luke era già troppo vivere sapendo di non poterlo avere, figuriamoci vivere una vita in cui non ci fosse.

"Ehi, ci sei?" La ragazza schioccò le dita davanti al viso del biondino che uscì dal suo stato di trance.

"Sì, pensavo."

"Mi sono presentata. Sono Aleisha Mcdonald" gli porse la mano e lo guardò, aspettandosi che la stringesse.
In quel preciso momento suonò la campanella, il ragazzo la guardò e si alzò "io sono in ritardo, ciao" le diede le spalle e uscì dall'aula, facendola rimanere lì, immobile. Si sentiva cattivo ad essersi comportato così nei suoi confronti, ma era quello che sentiva di fare. Perché mentire?

Le altre ore di lezione passarono e finalmente arrivò l'ora di pranzo: come sempre Luke era seduto al con Calum, ma mancava Michael. La sua risata, i suoi modi buffi.. Lucas scosse il capo come se volesse far uscire quei pensieri dalla sua mente e guardò il moro che era impegnato a messaggiare e a mangiare nello stesso momento.

"Ma non ti stanchi mai?" Gli chiese il biondo, per poi ridere.

"La vita è bella" affermò Cal alzando le spalle e poi rise "allora, avete visto questo Ashton?"

"Sì, sì." Sorrise al suo ricordo e rise pensando alla camicia che indossava "è un tipo strano, ma simpatico. E poi, ci sa proprio fare con la batteria. Oggi abbiamo di nuovo le prove."

"Perché proprio oggi?!" Gli chiese irritato "Ho da studiare."

"Non fa niente, tu studia, noi proviamo e facciamo dolcetti" disse scherzando Luke, ma il ragazzo davanti a lui lo guardò.

"Allora ti sei informato? Partecipate al mercatino?" Gli chiese.

"Credo di sì, devo vedere se Mikey è d'accordo"

"E vuoi fare i dolcetti senza di me?!" Urlò facendo girare la maggior parte delle persone presenti nella mensa verso di loro. Il viso di Lucas diventò rosso per la vergogna e, per non farlo notare a tutti i presenti, abbassò la testa e riprese a mangiare, come se non fosse successo niente. Ripensando alla scena, però gli venne da ridere, e per quanto cercò di trattenersi non ci riuscì. Il resto dei ragazzi, intanto, aveva ricominciato a spettegolare e il fastidioso vocio si intensificò sempre di più.

"Non ti conosco, ma che vuoi?" Scherzò finendo il contenuto del suo piatto.

"Stronzo" sbuffò e riprese a mangiare e a messaggiare. Il cellulare del biondo vibrò, lo prese velocemente e sorrise pensado che potesse essere stato Michael ad avergli mandato un messaggio, ed effettivamente era così. Non perse tempo per aprirlo, ma quando vide la fotografia il sangue gli si gelò nelle vene. Georgie era con la testa appoggiata sul petto nudo del ragazzo, che dormiva beatamente.

'Ehi, sono Georgie. Scusa, ho sbagliato chat. Dovevo mandarla a me, ma sai, la tua chat era sotto la mia. Ciao Luke.'

Il ragazzo continuava a fissare quella foto, immaginava di essere al suo posto, lo sperava. Sperava che un giorno ciò accadesse, ma sapeva benissimo che tutto ciò era completamente impossibile.

"Hai visto un fantasma per caso?" Gli domandò Calum, sporgendosi verso di lui. Vide la foto, e vide anche la lacrima che cadde giusto al centro dello schermo.

Lo guardò confuso e preoccupato, ma Luke si limitò a portare una mano sull'occhio e a bisbigliare "fottuta ciglia." Sapeva mentire, lo sapeva fare bene. Si era abituato, ormai.

"Mi stavo preoccupando" il morò tirò un sospiro di sollievo.

"No, tranquillo. È tutto ok." Luke si alzò e prese lo zaino, lo mise in spalla e salutò Cal "ci vediamo domani. Mi raccomando, studia." Dopo aver detto quelle parole, uscì dalla mensa e si diresse al parco. Amava stare lì quando era triste, era desolato a quell'ora e poteva scrivere e godersi la pace, allontanandosi anche se per poco dai suoi pensieri. Era suo solito sedersi sotto un albero molto grande, probabilmente il più vecchio di tutti, che si trovava quasi alla fine della distesa verde. Appoggiava la schiena contro la corteccia e chiudeva gli occhi, sentendo i vari rumori della natura. E fece così anche quel giorno. Si ritrovò lì, a pensare. Era quasi Giugno, e iniziava a farsi sentire una certa aria fresca. Un brivido dovuto al freddo percorse il suo corpo e, in quel momento, avrebbe solo voluto essere tra le braccia di Michael per farsi scaldare.

Our little secret - MukeWhere stories live. Discover now