Capitolo 1

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~ Forse c'è qualcosa di peggio dei sogni svaniti: perdere la voglia di sognare ancora ~

«Mamma?»

«Si, Maddy?»

Mia figlia alza la testa dal mio petto per guardarmi e con gli occhi di un verde smeraldo pieni di curiosità mi chiede: «come mai Alex non credeva nell'amore?»

«Ottima domanda, tesoro» sorrido felice di aver attirato la sua attenzione, ma soprattutto felice nel constatare che le lacrime non scorrono più copiose sul suo viso «ma per poter rispondere devo andare ancora più indietro nel tempo, a quando i due erano ancora al terzo anno...»

Alexander

Suonai il campanello ancora una volta, stufo di aspettare.

«Sbrigati Sam. È da mezz'ora che sono qui fuori» gridai alla mia migliore amica, in ritardo come al solito.

«Arrivo!» sentii da dietro la porta, seguito da un frastuono enorme.

Poco dopo questa si spalancò, mostrandomi la biondina.

«Ma che hai combinato?» risi di gusto vedendola con tutti i capelli arruffati, più simili a un nido di uccelli che a una testa.

«Smettila di ridere, si è rotta la piastra per lisciarmi i capelli e in più mi sono anche bruciata nel tentativo di farla funzionare» mise il broncio e mi mostrò il dito "ustionato", facendo nascere sul mio viso un tenero sorriso.

«Dai, dobbiamo andare o perderemo l'autobus» dissi con un tono più dolce, incapace di prendermela con lei nonostante ogni mattina fossi costretto ad aspettarla, a volte anche per più di una semplice mezz'ora.

Le misi un braccio sulle spalle, iniziando ad incamminarci, ma questo venne spostato da una terza persona di cui non mi ero assolutamente accorto.

«Ehi Mike, ci sei anche tu? Non ti avevo visto!»

«Come ogni mattina» mi guardò storto, mentre io ridevo sotto i baffi un po' colpevole.

«Fratellino sii un po' più gentile» sbuffò la biondina al mio fianco, che si trovava in mezzo a noi due.

«Di prima mattina?» chiese quasi stupito il fratello gemello, come se gli avesse appena chiesto di tingersi i capelli di viola.

«Tranquilla Sam non importa. In fondo sono io che lo provoco»

Dicendo ciò non ottenni altro che un sorriso da parte della ragazza e un ulteriore sguardo omicida da parte del ragazzo, che lei ovviamente non notò.

Quando finalmente giungemmo alla fermata dell'autobus facemmo giusto in tempo a salire. Siccome c'erano solo due posti disponibili offrii il mio a Sam, che non voleva accettare in nessuno modo, mentre il fratello si prese indisturbato l'altro.

Alla fine la mia migliore amica si offrì a sua volta di dividerlo con me e finimmo così seduti entrambi in un unico sedile, appiccicati.

Bastò questo a far scattare nel gemello di lei una reazione. Infatti, subito dopo si alzò quasi come se si fosse scottato il sedere, affermando improvvisamente di voler restare in piedi.

«Mal di schiena» aveva detto, ma sia io che Sam sapevamo perfettamente che fosse una bugia.

Una volta arrivati davanti alla Beverly Hills High School scendemmo dal mezzo di trasporto e insieme ci dirigemmo verso l'entrata.

Il cortile era colmo di studenti sparsi un po' ovunque, nell'attesa che suonasse la campanella.

Stavamo proseguendo quando due mani calde si posarono sui miei occhi.

IL MIO MIGLIORE (SCOPA)AMICODove le storie prendono vita. Scoprilo ora