Capitolo 3

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~ "Per essere felice non ti manca niente" mi dicevi e non lo capivi che quello che mancava eri tu ~

«Be'? Che è successo dopo?»

«È successo che i due sono arrivati al quinto anno di liceo, l'ultimo. Ormai a scuola giravano diverse voci sulla natura del loro rapporto e per questo nessuno osava farsi avanti, ma questo era un vantaggio sia per lei, che nel frattempo aveva capito di amarlo, sia per lui, che continuava a non credere nell'amore» spiego «O almeno è stato così fino a quando...»

Samantha

Ero di fronte al mio armadietto aperto nell'attesa di sentire il suono della campanella.

Mike se ne stava in cortile ed Alex non lo avevo ancora visto.

Sbuffai annoiata, in quel momento avrei voluto una sola cosa: il letto.

Quella mattina, infatti, era stato più difficile del solito abbandonare le coperte calde e non avevo nemmeno cercato di mascherare la cosa con del correttore. Se a questo si aggiungeva il diavolo per capello che mi portavo dietro, allora si poteva ben intuire che non ero proprio il massimo.

Chiusi l'armadietto con un gesto veloce e mi trovai dietro di esso un ragazzo, che mi fissava senza farsi troppi problemi.

Sussultai portandomi una mano sul petto, ottenendo un sorriso da parte sua.

«Scusa, non volevo spaventarti» disse, non staccandomi gli occhi di dosso per un solo secondo.

Era appoggiato con la spalla contro l'armadietto alla destra del mio, con le braccia incrociate davanti al petto.

I capelli ricci e scuri erano in ordine - per quanto dei ricci potessero esserlo - e gli occhi marroni sembravano stanchi tanto quanto i miei. Indossava un pantalone nero che dava tutta l'aria di essere comodo, una felpa grigia che gli avrei volentieri rubato e delle scarpe da ginnastica.

«Figurati... sei?» chiesi, pur sapendo benissimo chi avevo davanti.

«Noah Cooper, piacere di conoscerti» rispose facendomi un occhiolino. Conoscevo il suo nome ancor prima che lui lo pronunciasse, ma questo non lo ammisi ad alta voce.

Insomma... come si può non conoscere il capitano della squadra di Lacrosse?

Non avrei esagerato nel dire che quello di fronte a me era il ragazzo più ambito della BHHS.

«Posso fare qualcosa per te, Noah?» malgrado non fosse così, cercavo di apparire quanto più tranquilla possibile.

«In effetti si. Sono qui per invitarti ad uscire» cercava di captare dal mio viso una qualsiasi reazione, lo vedevo, ma non lasciai trasparire nulla che non fosse semplice stupore.

«Diretto e conciso» sorrisi.

«Si, quando voglio una cosa»

«Quindi sono solo questo, una cosa che vuoi ottenere?»

«Non intendevo dire questo...»

«E cosa intendevi dire?»

Sorrise alzando un sopracciglio, capendo il mio gioco.

«Allora ci vieni con me?» riprese.

«Dove?»

«È una sorpresa»

Presa alla sprovvista e non sapendo bene come affrontare la cosa, risposi soltanto: «Ci penserò».

Metterlo sulle spine non poteva che far bene. Nel migliore dei casi si sarebbe annoiato e mi avrebbe lasciata in pace. Nel peggiore, invece, si sarebbe interessato ancora di più.

IL MIO MIGLIORE (SCOPA)AMICODove le storie prendono vita. Scoprilo ora