Capitolo 6

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~ È duro perdonare, e guardare codesti occhi, e toccare codeste mani consunte. Baciami ancora; e non farmi vedere i tuoi occhi! Ti perdono per quello che mi hai fatto. Io amo la mia assassina; ma il tuo assassino, come potrei perdonarlo? ~

Samantha

Quando la punizione terminò e giunse il momento di tornare a casa, erano ormai le quattro passate.

Io e Noah avevamo trascorso praticamente tutto il tempo a chiacchierare e quando uscii stavo ancora ridendo per una delle sue battute idiote.

Appena fuori il sole mi colpì dritta in faccia, costringendomi a usare la mano per riparare gli occhi.

Fu allora che vidi Alex appoggiato al muretto accanto al cancello, che mi guardava con un sorriso sulle labbra e l'espressione di chi non aspetta altro che te.

Rimasi incantata per un po', tanto che Noah per poco non mi finiva addosso. Quando mi ripresi scesi di corsa le scale e lo raggiunsi.

Mi batteva forte il cuore. Mi sentivo come se non lo vedessi da una vita, invece che da poche ore, e il pensiero che fosse lì per me non faceva che peggiorare le cose.
Tutto ciò che volevo era abbracciarlo e sentire il suo naso che mi sfiorava il collo, come quando nascondeva il viso tra i miei capelli.

Lo faceva sempre.

Il suo sguardo mi suggeriva che provava lo stesso, ma quando guardò alle mie spalle e vide i ricci castani dietro di me il suo sorrise si spense, la sua espressione si indurì e i suoi occhi sembravano aver capito tutto.

In verità, non avevano capito un bel niente.

«Sei qui» dissi entusiasta.

«Già» non mi guardava nemmeno più, era del tutto concentrato su Noah, che ormai ci aveva raggiunti.

«Brown»

«Cooper»

Pronunciarono i loro cognomi come se fosse un saluto e nonostante cercassero entrambi di sembrare cordiali l'uno con l'altro, in realtà si vedeva da chilometri che si stavano guardando in cagnesco. Se avessero potuto sbranarsi a vicenda, state pur certi che lo avrebbero fatto.

«Che ci fai qui?» chiesi dolcemente, per allentare un po' la tensione.

Attese pochi secondi prima di riportare l'attenzione su di me e rispondermi.

«Sono venuto a prenderti. Pensavo ti servisse un passaggio» il suo tono non era dolce come al solito, sembrava piuttosto accusatorio, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato e mi stesse punendo per questo.

Lo guardai interdetta, ma lui fece finta di nulla.

«Non serve, la accompagno io» intervenne Noah, mentre io ero ancora in trance anche solo per parlare.

«No, io non credo» ribattè Alex a denti stretti. Il suo tono era talmente acido che mi fece trasalire. Non l'avevo mai visto così, non in mia presenza almeno.

«Se hai qualche problema con me dillo e basta, Brown. Non girarci intorno»

«È finita in punizione per colpa tua e mi chiedi se ho un problema?» si avvicinò pericolosamente a lui «Tu non vai bene per lei» sentenziò.

«Questo non sta a te deciderlo» se Alex sembrava sul punto di saltargli addosso, Noah sembrava totalmente pacato e distaccato.

Osservai il mio migliore amico: mascella contratta, vena sul collo pulsante, le mani chiuse in pugni così stretti da far diventare le nocche bianche. Sembrava una bomba pronta ad esplodere.

IL MIO MIGLIORE (SCOPA)AMICODove le storie prendono vita. Scoprilo ora