Capitolo 1

342 47 18
                                    

"Mamma!"

Lui è Jason, mio figlio, ha 14 anni, ha i capelli come i miei marrone chiaro, tendenti verso il biondo e gli occhi verde smeraldo come il padre.

È un ragazzo abbastanza sveglio per la sua età e questo mi stupisce molto perchè nè io nè suo padre eravamo così svegli, anzi per dire la verità io e suo padre eravamo due completi imbeccilli.

Se penso a quando ero anch'io così giovane, la prima cosa che mi viene in mente è la spensieratezza che avevo, la gioia infinita di realizzare uno dei miei sogni.

Non avevo nulla a cui pensare e tutto era così semplice:da piccola pensavo che essere grandi sarebbe stato "figo", ma adesso penso solo che sia una fottuta merda, voglio rivivere tutta la mia adolescenza solo per rifare le cazzate che facevo e che purtroppo non posso più fare.

Mi mancano le mie quattro migliori amiche, le ragazze pazze come me, con un sogno in comune che finalmente, dopo tanto tempo eravamo riuscite a realizzare.

La mia adolescenza sono stati i migliori anni di tutta la mia vita, non li scorderò mai.

Sono stati gli anni dove avevo degli idoli e delle amiche a distanza fantastiche, che mi capivano solo attraverso un messaggio ed ora mi mancano un casino.

Da adolescente ero una casinista, non facevo altro che combinare guai su guai.

Se mi vedeste ora non lo direste mai perchè comunque sono una donna di 35 anni molto responsabile, per modo di dire, ed oltre a questo sono una ragazza che se si mette in testa una cosa la deve fare bene e per forza.

Sentii la porta d'ingresso sbattere, mi girai e lì davanti c'era uno degli uomini più importanti della mia vita.

"Eccolo,il mio ometto preferito"

"Ci credo che sono il tuo preferito, sono anche l'unico"

Gli sfuggì un sorriso ingenuo sulle labbra, ecco a voi la bellezza di mio figlio: il suo sorriso è qualcosa di magnifico non ho parole per discriverlo, ogni volta che sorride, ai lati della bocca fuoriescono quelle due dolci fossete.

Ogni volta che sorride mi ricorda tanto una persona che per me è stata la parte più importate della mia adolescenza.

"E questo chi lo dice, magari hai un fratello gemello che io e tuo padre ti stiamo tenendo nascosto perchè è un pazzo maniaco che ti vuole uccidere perchè è invidioso di tutto ciò che hai"

Gli scappa un altro sorriso ingenuo sulle labbra.

"Si mamma, continua a sognare"

"Non credermi"

"Questo sarà proprio quello che farò"

"Si si bravo non credere a tua mamma eh"

Lo strinsi forte tra le mie braccia, lasciandogli un bacio tra i capelli.

"Mamma dai, così mi soffochi"

Può essere una cosa strana il rapporto che ho con mio figlio, sopratutto in questo periodo, quando i figli da piccoli tesori tanto carini e pucciosi si trasformano in complete teste di cazzo e diventano dei pazzerelli ribelli di sto cazzo, in poche parole quello che successe a me a 14 anni.

Non so spiegare neanche io questo rapporto con lui, fatto soltanto da scherzi e sorrisi, ma so solo che mi piace da morire.

Gli do un altro bacio sulla guancia, per poi spostare le mie braccia dal suo piccolo corpo.

"Tesoro, ti ho già portato le scatole da svuotare nella tua stanza al piano di sopra, è la prima camera a destra"

"Okay mamma"

Si allontana da me e poi inizia a salire le scale correndo come un pazzo.

"Ah tesoro-lo chiamai prima che possa arrivare fino in cima-dov'è tuo padre?"

Mi sorride dolcemente.

"Ha detto che doveva andare da qualche parte-si gratta il collo imbarazzato mentre le sue guance si tingono di un rosso fuoco-ma non mi ricordo di preciso dove"

"Va bene. Ora vai su, così sistemi le tue cose ed entro sta sera hai già finito e puoi giocare"

Sbuffa rumorosamente, continuando a salire le scale e si diresse nella camera che gli avevo indicato.

"JASON, NON TI AZZARDARE A SBUFFARE A TUA MADRE"

"PARLA QUELLA CHE NON LO FA MAI"

"TOUCHÈ"

Quando senii la porta sbattere rumorosamente capii che era appena entrato in camera.

Vado verso il camino, prendo una delle scatole di cartone disposte lì davanti in fila e l'appoggio sul divano per riuscire a prendere meglio le cose

Aprii la scatola e al suo interno trovai i piatti in ceramica, che portai nel mobile di legno marrone in sala e sistemai con cura.

Sentii la porta di casa aprirsi, mi girai verso di essa e trovai due splendidi occhi verdi guardarmi: mio marito era appena tornato a casa e mi spuntò un sorriso sulle labbra.

Dopo anni, è ancora come se fosse la prima volta che ci siamo guardati.

SPAZIO AUTRICE

Scusate, scusate veramente, ho aggiornato tardissimo lo so.

Se vi piace lasciate un commento ho un voto, e se avete dei consigli ditemeli pure.

Storia di una directionerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora