Capitolo 3: Dottore

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BAMBI POV
Siamo arrivate nel nuovo hotel. Qui è davvero fantastico, la spiaggia è stupenda così come la baia. Sembra più un villaggio turistico a dire il vero e io e mia madre siamo felici e spensierate. Siamo sedute a uno dei tavoli del bar vicino alla piscina e osserviamo le anime false mentre si divertono. Ci sono alcuni bambini che giocano e noto mia madre sorridere. È strano, lei non sorride mai se non a me.
- mamma? Stai sorridendo?
- sì, pensavo a te e a quando sei nata.
- com'ero?
- brutta.
- ero brutta?
- esatto. Avevi la faccia rossa e rugosa. Non avevo mai visto un neonato. Era una cosa nuova per me.
- pensavi che sarei rimasta brutta?
- pensavo "crede che il mio seno sia solo suo?" Il mio seno era diventata la tua fontana personale. "Ora oltre a volere il mio seno, vorrà anche la mia anima".
- non mi volevi vero?
- no, non ti volevo. Ho pensato di lasciarti in ospedale e che forse qualche parente sarebbe venuto ad adottarti.
- davvero volevi lasciarmi li?
Le chiesi con le lacrime agli occhi.
- sì.
- ma non l'hai fatto...
- non potevo. Tu eri mia e non volevo che nessun altro ti avesse. Vidi da lontano i parenti arrivare ma io ti avevo già nelle mie braccia. Eravamo pronte per cominciare il nostro viaggio.
Le feci un gran sorriso e lei mi abbracciò forte sussurrandomi "ti voglio bene Bambi".
Anch'io le voglio bene, senza di lei non vivrei. Non so proprio come abbia fatto Bambi nella fiaba a sopravvivere senza la madre. Ogni volta che mia madre mi legge quel libro, un senso di angoscia mi pervade nel momento in cui sparano a mamma cervo. "La mamma di Bambi è stata stupida a lasciarlo solo nella foresta, ma io non sono come lei" mi ripete sempre. Ha ragione, lei c'è sempre stata per me.
Ricordo ancora il giorno del mio primo ciclo. Avevo 13 anni ed era da tutto il giorno che provavo un lieve dolore al ventre ma non capivo il motivo. Dopo una giornata intera passata a visitare la città di Roma, tornammo in hotel e andai in bagno. Notai una macchia di sangue sulle mutande e mi prese il panico.
- mamma!
- sì piccola?
- vieni immediatamente!
Mia madre spalancò la porta del bagno e le si poteva leggere il terrore sul volto. Aveva gli occhi sbarrati ed era pallida. Si avvicinò a me e si accovacciò.
- ti senti male Bambi?
- guarda!
Le indicai la macchia rossa e lei rimase come bloccata, poi fece un sospiro di sollievo.
- allora mamma? Non è grave vero?
- certo che no, è normale che capiti.
- spiegati.
- accade a tutte le donne quando crescono. Si chiama ciclo e da ora in poi ti verrà ogni mese.
- perciò significa che anche tu ce l'hai?
- esattamente...
Mi disse sorridendo.
- io non capisco...
- non c'è nulla da capire, è così e basta.
Mi prese le mani dolcemente.
- questo significa che sei ormai diventata grande e che il tuo corpo è maturo. Potrai avere dei figli un giorno.
- oh...capisco. Mi fa anche male la pancia...
- oh piccola...dai vieni, ti mostro come gestire questa scocciatura.
In quel momento ho capito come mai mia madre era più "debole" durante alcuni giorni di ogni mese. So che per lei quel momento fu difficile e doloroso. Ricordo ancora la malinconia che aveva negli occhi quando mi arrivarono le prime mestruazioni. Si percepiva il fatto che lei non volesse che io crescessi. Forse aveva pura di perdermi, chissà.
Decidiamo di tornare in camera a prepararci per andare a pranzare. Mangiamo e questa volta non ci sono problemi. Si dirige verso di noi un uomo che sembra un po' più grande di mia madre. Lo abbiamo già visto da queste parti e so già che a mia madre non piace. Ci saluta e si presenta.
- buongiorno, io sono il dottore dell'hotel. Ciao signorina.
Dice, rivolgendosi a me e tendendomi una mano. Io gli sorrido e faccio per salutare, ma noto che lo sguardo di mia madre è gelido. Guarda il dottore con le sopracciglia aggrottate e la bocca quasi arricciata. Non le piace.
- salve anche a lei signora, se doveste avere bisogno di me, non esitate a chiamarmi. Sto avvisando gli ospiti dell'hotel che mancherò un paio di giorni, perciò ci sarà la mia sostituta.
Dice lui, appoggiando la mano allo schienale della sedia di mia madre. Lei si sposta per non essere toccata e guarda il suo piatto. Non dice una parola e continua a mangiare. L'uomo se ne va e lei lo osserva senza farsi notare con la sua solita occhiata inquietante. Se non la conoscessi, direi che mia madre è una donna cattiva e lo dico dato le sue espressioni facciali e i suoi movimenti. Ha proprio l'aria di una femme fatale, che manipola e controlla. A volte mi capita di pensare queste cose ma poi scaccio via i miei pensieri e mi ricordo di tutto il dolore che tiene dentro. Non so quasi nulla del suo passato, so solo che i miei nonni sono morti e che non le volevano bene. Cercarono addirittura di separarci. Non vorrei mai rattristarla con le mie domande, perciò mi accontento si sapere solo questo; a me basta lei.
- non ti piace il dottore vero mamma?
- per niente...è un viscido serpente. Non fidarti di lui.
Non ho potuto fare a meno di non notare lo scatto di mia madre nel momento in cui il dottore mise la mano sul suo schienale. Lei dice di odiare il contatto fisico, ma con me è diverso; mi abbraccia, mi bacia, mi accarezza i capelli e adora quando anch'io lo faccio. Ma quando lo fanno gli altri, specialmente se senza il suo consenso, si irrigidisce ed è come se si rompesse in mille pezzi. Il suo sguardo si perde ed è come se ricordasse qualcosa di brutto. Non mi sono mai permessa di chiederglielo...
- ei...
- sì?
- perché il contatto fisico ti irrita?
- che intendi? Credi che mi dia fastidio abbracciarti?
- no, non riguarda me. Ho visto come ti sei spostata con il dottore e non è la prima volta che lo fai.
- ...ti ho detto che quel tipo è un serpente.
- hai paura?
- no bimba.
- sembra di sì.
- bimba, non voglio cadere nei giorni del cuore appesantito, ti supplico.
- scusami madre.
- non scusarti...tu non devi preoccuparti.
- d'accordo...ci sarebbe una'altra cosa in realtà. Vado dritta al dunque...i ragazzi della mia età stanno organizzando un'escursione e si divertiranno molto. Mi hanno invitata.
Vedo che scuote la nuca.
- no assolutamente.
- mamma ti prego, starò attenta. Non sarò sola, ci saranno loro a tenermi compagnia, non mi accadrà nulla.
Dopo una lunga pausa mi risponde.
- è davvero così importante?
Annuisco sorridendo.
- e va bene, puoi andare.
- dici davvero?!?!
Lei annuisce.
Non posso ancora crederci! È la prima volta che mi separerò da mia madre, anche se solo per una giornata. Non sono mai andata da nessuna parte senza di lei. La guardo e noto la tristezza farsi strada nel suo volto e di conseguenza questo mi fa sentire in colpa. Arriva il fatidico giorno, mi sveglio e noto che mia madre non dorme accanto a me. Mi alzo e busso alla porta del bagno. Lei apre la porta ed esce con un grande sorriso sul volto.
- buongiorno bimba!
Mi dice baciandomi la guancia.
- allora sei pronta?
- sì mamma!
- io andrò a prelevare dei soldi in banca mentre tu sarai fuori ok?
- d'accordo. Allora ci vediamo questa sera.
Ci salutiamo e lei se ne va. Ad un tratto sento la porta della camera aprirsi mentre io sto in bagno a prepararmi. Si sarà dimenticata qualcosa presumo.
- cos'hai dimenticato?
Esco dal bagno e mi ritrovo il dottore davanti. Sussulto e faccio un passo indietro.
- come è entrato qui?
- la porta era aperta...
Dice guardandomi dritto negli occhi.
- ok, ora se ne vada.
- che bella la vostra camera...anche tu sei molto carina sai?
- vada via per favore.
Continuavo a ripetere, ma lui non se ne andava. Al contrario, si avvicinava sempre di più. Ad un tratto mi afferra le braccia e mi intima di stare ferma mentre io gli ripeto di lasciarmi andare. Lui non mi lascia e cerca di baciarmi afferrandomi il viso, ma finalmente riesco a sferrargli un calcio e mi libero dalla sua presa correndo fuori. Decido di nascondermi in una sorta di parco presente all'interno dell'hotel e di rimanere lì fino a sera. Ovviamente non sono riuscita a raggiungere gli altri per partecipare all'escursione ma devo comunque far credere a mia madre di esserci andata, altrimenti non mi farà più uscire da sola se solo sapesse ciò che è accaduto.

MADRE POV
Una volta tornata dalla banca, rientro in camera e noto la spazzola di mia figlia sul pavimento. La raccolgo e poi noto la sua borsa sul letto. Vado nel panico non appena realizzo che non è andata all'escursione con gli altri ragazzi. Corro a chiedere al personale dell'hotel, ma nulla. Nessuno l'ha vista. Torno nella stanza e comincio a pensare a cosa fare, finché dalla finestra vedo il medico dell'hotel. "Lurido verme...non dovevi mancare per alcuni giorni?". La mia testa aveva realizzato ciò che non voleva ammettere. Mi metto a cercare indizi nella stanza che mi aiutino a trovare mia figlia, finché mi accovaccio e trovo una targhetta di metallo sotto al letto. Era la targhetta del dottore. Sentivo di essere diventata rossa dalla rabbia ma dovevo mantenere la calma. Nascondo ciò che ho trovato e mi siedo sul letto ad attendere Bambi. "Se lui è qui, anche lei lo sarà. Tornerà" continuo a ripetermi cercando di essere ottimista. So che se dovesse succederle qualcosa, morirei, anzi mi ammazzerei. Perciò cerco di mantenere la calma il più a lungo possibile. Ad un tratto, sento la porta aprirsi e afferro il mio taglierino. Vedo Bambi entrare...ha una faccia sconvolta.
- dove sei stata?
- ...con gli altri ragazzi, perché me lo chiedi?
Le indico la borsa che ha lasciato sul letto.
- l'ho dimenticata.
- hai una faccia distrutta...è successo qualcosa?
- sono molto stanca mamma...
- mangia.
- non ho fame, mi faccio una doccia e vado a letto.
- d'accordo bimba. Domani dovremmo tornare alla banca perciò dormiremo in un hotel lì vicino, ma non preoccuparti, poi torneremo qui.
- va bene.
So che Bambi non vuole tornare qui, perciò la sollecito un po'. Vedere il suo visino spaventato mi fa ritorcere dal dolore, infatti non riesco a dormire ma fingo di farlo. La sento mentre si alza, va in bagno, si siede sulla poltrona. È turbata e questo mi distrugge. Lei non sa che io so, e forse è meglio così. Quell'essere ripugnante non sa cosa lo aspetta. Giunge il mattino e senza farmi sentire, mi preparo per tornare all'hotel a dare una lezione a quell'uomo orribile. Lo faccio chiamare dalla reception in modo che venga in camera, credendo di trovare Bambi. Lo aspetto, rivolta verso la finestra e con il taglierino tra le mie mani. Lui bussa ed entra, pensando di trovare mia figlia.
- è permesso? Sono il dottore.
Non dice più nulla.
- qualcuno sta male?
- sì.
Rispondo ferma e con il sangue al cervello.
- beh dov'è la paziente?
- proprio qui.
Sento i suoi passi e mi giro gettando la sua targhetta sul letto. Lui la fissa e poi rivolge il suo sguardo su di me.
- non sarebbe dovuto essere qui. Lei è un malato.
- beh...diciamo che l'ho fatto apposta. Volevo che fosse lei ad abboccare e l'ha fatto. Che fortuna.
- non è fortuna, pensavo che potesse esistere un paradiso senza serpente. Mi sbagliavo e a pagare è stata mia figlia.
- sua figlia?
Fa un fischio prolungato e i miei occhi diventano rossi e lucidi.
- non l'ho nemmeno sfiorata...con la ragazza non ha funzionato ma con te...
Dovrebbe solo osare a toccarmi...mi volto mostrandogli il taglierino e lui sbarra gli occhi. Cerco di attaccare ma lui è più forte di me, mi salta addosso e mi toglie l'arma dalle mani. Lottiamo ma lui mi porta le mani al collo e me lo stringe, non facendomi respirare. Io mi dimeno incessantemente e lo colpisco, liberandomi. Cerco di raggiungere il taglierino ma ho il suo corpo sopra il mio che mi impedisce di muovermi. Mi solleva la maglia e porta le sue mani sul mio seno, mi bacia il collo e non smette di toccarmi. Mi guardo intorno, con le lacrime agli occhi, ricordandomi di mio padre e poi afferro un vaso e glielo rompo in testa. Improvvisamente vedo uno stappa bottiglie sulla scrivania che si rivela essere il mio salvatore. Lo afferro saldamente e glielo conficco nel collo, direttamente nella giugulare. L'uomo cade sul letto e il sangue schizza dal suo collo. Tiro un sospiro di sollievo e in fretta cerco di sistemare questo disordine. Avvolgo il cadavere in un lenzuolo e lo lascio disteso sul letto. Non mi importa che la polizia trovi le mie impronte. È una vita che scappo e continuerò a farlo. Io e Bambi abbiamo documenti falsi e nessuno conosce i nostri nomi, siamo invisibili, inesistenti. Incrimineranno una donna senza nome? Che lo facciano, l'importante è che mia figlia rimanga pulita. Potranno anche arrestarmi o uccidermi ma saprei che mia figlia sarebbe libera. Lei non ha fatto niente.

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