Capitolo 5: Il terreno

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BAMBI POV
Dopo un'incessante fuga e una bella nuotata, io e la mamma siamo riuscite a raggiungere  il molo e a salire a bordo di una barca che ci avrebbe portate in Grecia. Avevamo bisogno di lasciarci la Turchia alle spalle e distogliere l'attenzione della polizia su di noi. Eravamo fradice e chiaramente non avevamo un cambio di vestiti.
- come ci asciugheremo mamma?
Si guarda in torno pensierosa e poi osserva il conducente della barca, il quale è di spalle rispetto a noi.
- mettiti lì al sole bimba. Togli e vestiti e lasciali asciugare.
- e lui?
- io controllerò che non ti veda.
Mi dice con le sopracciglia aggrottate.
- una volta che i miei vestiti saranno asciutti, potremmo darci il cambio.
- non preoccuparti per me, mi arrangerò in qualche modo.
La mamma farebbe di tutto per me, letteralmente ogni cosa possibile. Ma in questo caso credo che avesse soltanto il timore che quell'uomo potesse "osservarci troppo". Ormai sono cresciuta e il mio corpo non è più quello di una bambina e secondo mia madre questo potrebbe rivelarsi un pericolo.
"Ormai visto che anche tu sei grande, gli altri ci vedono come due donne sole e vulnerabili. Questo è un motivo per attaccare". Allora io chiedevo "cosa c'entra il fatto che siamo donne? Sarebbe lo stesso per gli uomini?" "Certo che no piccola, quegli insetti sono nati con dei privilegi che le donne non hanno...dobbiamo porre maggior attenzione".  Tra me e me mi chiedo quale sia la ragione...ma io mi fido di lei e so che mia madre non sbaglia mai. Dice sempre "non bisogna fidarsi di nessuno, ma in particolare degli uomini. Loro sono sempre lì ad osservare le donne, a scrutarle ripetutamente per poi fare loro del male". Le domande che mi sorgono sono a centinaia ma lei non risponde mai, neanche ad una. Si limita a dire "È così e basta. Questo è il mondo". Lo dice con una sicurezza tale che sembra che lei stessa abbia provato il dolore di essere stata ferita da uno di loro. Una volta addirittura glielo chiesi. Ero molto piccola e ancora non riuscivo a capire mia madre fino in fondo. Ricordo il suo sguardo gelido che penetrava i miei occhi. Non mi rispose, mi diede le spalle e si mise a piangere. Ripeteva come un mantra "premi il tasto cancella, premi il tasto cancella...".
Più passa il tempo e più il viso di mia madre si incupisce. L'oscurità sta crescendo dentro di lei così come il mio terrore...ho paura che possa farsi del male da sola.
- mamma...
Non mi risponde.
- mamma...ei mamma!
Nulla da fare, a malapena mi rivolge lo sguardo. Non ce l'ha con me, è il suo modo di fare quando ce l'ha con sé stessa. È una punizione che infligge alla sua stessa anima. Mia madre è masochista di natura, o almeno lo è da quando sono nata.
Finalmente arriviamo a destinazione. Questa volta non è un hotel ma un complesso di piccoli appartamenti privati con giardino. È una struttura molto graziosa e il panorama è mozzafiato. Ne approfitto subito per andare a fare una corsa all'aria aperta. Ho bisogno di liberarmi dalla pressione di questi ultimi giorni. In più credo che a mia madre faccia bene passare un po' di tempo da sola per riflettere. I giorni passano ma mia madre non si alza dal letto, rimane distesa e si contorce su sé stessa. Inoltre non mangia, beve poco e non mi rivolge la parola se non con fatica. Continua ad accumulare mozziconi di sigaretta nel portacenere e la sua voce si fa sempre più roca.
- mamma, oggi è una giornata stupenda. Dovresti mettere da parte il cuore appesantito e uscire a goderti il panorama...sono giorni che non ti fai una doccia, non mangi nemmeno.
- questi non sono i giorni del cuore appesantito, molto peggio... Se mi facessi una doccia, mi pettinassi i capelli e mi lavassi i denti, mi sentirei addirittura bene.
- fantastico! Allora fallo.
- no, io devo stare male! Mi devo punire per essere stata imprudente. Adesso per colpa mia abbiamo perso tutto, ogni possibilità!
- mamma, troveremo una soluzione, come sempre. Noi siamo l'Unità della Luna, non dimenticarlo.
Mi accenna un sorriso quasi impercettibile.
- sto perdendo la ragione Bambi...e se i miei genitori fossero vivi? Se mi fossi inventata tutto sin dall'inizio?
- ma che dici...
- mia madre...quella serpe velenosa...scommetto che mi fa seguire, per poi riapparirmi davanti quando avrò fallito. Mi picchierà...
Sussurra la mamma con le lacrime agli occhi, poi scuote la testa.
- se mi spingessi fino in profondità...per trovare una soluzione...se mi venisse una malattia...
- queste sono cose troppo calcolate mamma.
- piccola!
- sì?
- dimenticavo! C'è ancora un terreno di moltissimi ettari rimasto invenduto! Apparteneva a mia madre e vale molti soldi.
- dici davvero?
- sì piccola. Si trova in una zona frequentata da molti turisti, guadagneremo una fortuna! Avremo denaro a sufficienza per sempre!
- hai visto mamma? Riesci sempre a tirarci fuori dai guai.
La abbraccio istintivamente come per ringraziarla. La verità è che vorrei ringraziarla ogni giorno per tutto quello che fa per me...sembrerebbe strano, per questo non lo faccio ma gli abbracci che le do sostituiscono tutti i ringraziamenti. I suoi occhi tanto scuri ora sembrerebbero più sereni ma non del tutto spensierati chiaramente.
- dovremo tornare in Turchia quindi...
- sì piccola.
- è pericoloso.
- si saranno dimenticati di noi.
- non credo proprio mamma. Cosa ti dice il tuo istinto? Di solito non sbaglia...
- dice che è rischioso ma non possiamo farci sfuggire un'occasione tale. Vale la pena provarci.
La sua priorità ora è trovare un'agenzia che possa vendere il terreno e finalmente dopo tanti tentativi, la mamma riesce a trovarne una.
- bene, ora siamo davvero pronte a partire.
- quando incontreremo l'uomo dell'agenzia? Domani?
- no, è troppo presto. Prima controlleremo il suo ufficio per alcuni giorni. Dobbiamo assicurarci che non sia una trappola.
Dopo essere tornate in Turchia...
Già...non sembrava una trappola, almeno fino a pochi minuti prima dell'incontro che avevamo prestabilito. Ci siamo appostate su una sorta di piccola collina che ci permetteva di avere una bella visuale. Siamo rimaste lì per circa due ore, per poi decidere di scendere e incontrare quell'uomo ma all'improvviso vedo una macchina nera riflessa in una vetrina. Fa caldo e forse è solo una visione...
- mamma guarda!
- che cosa Bambi?
- una Mercedes nera...guarda il riflesso della vetrina!
- ma certo! Lurido serpente schifoso, sapevo che eri tu. Ecco perché ero turbata...
Dice con tutta la rabbia e la cattiveria che aveva in corpo. Affonda le sue unghie nel terreno e le vene sulle sue braccia si gonfiano come se stessero per esplodere.
- ora calmati, torniamo in stanza.
Annuisce senza aprire bocca e mi afferra la mano con forza stringendola.
- andiamo a cambiarci, poi dobbiamo fare una cosa.
Facciamo come dice e usciamo dalla stanza. Lei indossa una felpa nera e dei pantaloni dello stesso colore; ha i capelli legati con una treccia.
- andiamo piccola.
- dove?
- nella casa dove ho trascorso la mia terribile infanzia.
Che vorrà fare? Probabilmente sistemare le cose...spero solo che ci sia un lieto fine quando tutto questo terminerà.
- stai dietro di me e fai silenzio.
Mi sussurra una volta arrivate davanti al cancello. È aperto ed entriamo; la seguo e sembra che voglia entrare dal retro. Ad un tratto ci ritroviamo nel garage e prendiamo le scale che ci portano subito in casa. Percepisco la paura di mia madre. Il suo viso comunica malessere e angoscia. Chissà cosa sta provando nel rivivere tutti i brutti ricordi che ritornano nella sua mente. Il suo respiro si fa sempre più affannoso ma quando arriviamo davanti ad un portone di legno, si blocca all'improvviso. Mi fa un cenno ed entriamo. Sembrerebbe essere un ufficio e un uomo abbastanza anziano è in piedi di spalle. Lei si avvicina di soppiatto e gli punta il suo solito taglierino alla gola.
- non muoverti, voltati lentamente.
Gli dice lei.
- sapevo che mi controllavi...e ora vuoi anche incastrarmi.
L'uomo (beh mio nonno)  si volta e la guarda bene negli occhi. Ciò che il suo volto comunica è dispiacere, ma non so se fidarmi di lui. Fino a poco tempo fa non era intenzionato ad aiutare mia madre, al contrario. Se mia madre venisse a conoscenza dei miei pensieri, mi rimprovererebbe. È da quando sono nata che mi dice di non fidarmi degli sconosciuti, né tantomeno delle buone impressioni che essi possano darmi.
- perché hai ucciso quelle persone? Dimmi, cosa ti hanno fatto?
- niente.
Risponde lei con tono umoristico.
- io non ti farò niente, ma ti supplico, lasciami.
Lei lo lascia ma continua a minacciarlo con il taglierino.
- che cosa vuoi?
Le chiede lui, ma lei non risponde.
- lei è mia nipote vero?
Dice avvicinandosi a me.
- non avvicinarti a lei!
- tranquilla, voglio solo salutarla.
- non ti è permesso.
- lei può restare con me, tu non sei nelle condizioni di prendertene cura...tu devi farti curare!
- io?
Mia madre scoppia in una ristata.
- dici davvero?
Sta perdendo la pazienza.
- sono io quella che si deve curare per aver DIFESO la propria figlia? E tu invece? Perché non ti sei fatto curare?
Gli occhi le si inumidiscono ma non capisco...
- nella tua schifosa vita, hai fatto di tutto tranne che difendermi.
- lo so, di tanto in tanto prendo la foto di tua madre e le dico "cara che cosa abbiamo fatto? Abbiamo cresciuto nostra figlia senza amore".
- già...
Dice lei annuendo.
- potrai mai perdonarmi?
- per cosa?
- per non averti dato l'amore che ti serviva...
- solo per questo?
- non ti ho mai fatto mancare nient'altro.
- sicuramente non mi hai fatto mancare le tue mani sul mio corpo.
A quelle parole io congelo. Mia madre è visibilmente ferita ma rimane una roccia anche dopo aver detto quella frase in mia presenza. Forse non avrebbe voluto che io ascoltassi, anzi non credo che fosse stata cosciente del fatto che io fossi proprio lì, accanto a lei.
- i-io...
- no, basta. Risparmiatela.
- ti darò tutto il denaro che vuoi. Anche molto più del valore del terreno. Vi aiuterò a scappare, potrei farvi trovare una barca al molo domattina.
- dove sono i soldi?
Lui tira fuori una valigetta e la mette sulla scrivania.
- la combinazione?
- la tua data di nascita.
Mia madre lo guarda con disgusto ma allo stesso tempo è incredula. La apre e dentro si rivelano esserci molti, moltissimi soldi.
- tranquilla...
Le dice lui. Lei si limita ad afferrare la valigetta e ad un tratto mi ordina:
- bimba, vai a prendere delle lenzuola, avanti.
- che vuoi fare?
- ciò che è necessario, sbrigati!
Ascolto le sue parole e mi dirigo verso la prima camera da letto che trovo.

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