Soap opera

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Capitolo 2
STORIA HALLIE E ALEX

Altro giorno, altra catastrofe, oltre i difetti ho ereditato dai miei anche la sfiga.
Sono rimasta a piedi, in mezzo al nulla cosmico, sotto ad un acquazzone.
Cerco di proteggermi dalla pioggia scrosciante sotto un albero e mi stringo addosso la misera felpa che ho portato dietro.
Ma perché ho deciso di fare sport oggi?
Io che sono la persona più pigra del mondo.
Poi con la bici, io che ho imparato a togliere le rotelle a sei anni perché non avevo equilibrio nemmeno a comprarlo.
Provo a richiamare i miei, ma risponde sempre la segreteria, i miei zii idem.
Infatti sono insieme da qualche parte che non ricordo. Devo imparare ad ascoltare di più, persino le cose che reputo inutili.
E pertanto la mia unica chance è Alex, che al quarto squillo mi stacca la chiamata.
Ma che coglione quel ragazzo, quando mi serve non c'è mai.
Ribadisco mai.
Mi siedo sul terriccio umido, comincio a piangere e inizio ad urlare.
Urlare è terapeutico, l'ho sempre letto su Vogue.
"Cazzo, cazzo, cazzo" prendo a calci la ruota bucata della mia bici color tiffany.
Morirò sotto questo albero spelacchiato, con il mascara colato e i capelli gonfi dall'umidità.
Sarò un mostriciattolo persino nella bara.
Che vita di merda.
Al suono del mio cellulare scatto e rispondo al volo "Alex dove cazzo sei?".
"Sono con Samantha" si giustifica.
Chi cavolo è questa?
Ed io vorrei ricominciare ad urlare, sempre perché lo dice Vogue, sia chiaro.
Non perché sto morendo dentro, allagata dalla pioggia persino nelle mutande e con il cuore in frantumi.
Ti odio Alex, che tu sia maledetto.
"Stai piangendo?" mi chiede poi, sento dei rumori di sottofondo "Hallie, stai bene? Mi stai facendo preoccupare".
Tiro su col naso con la massima eleganza "Mi sono persa, sono sola in una strada di campagna, la bici è rotta, i miei sono con i tuoi in qualche posto disperso ed io ho paura" dico a raffica.
"Okay, stai serena, vengo subito a prenderti" lo sento bisbigliare con qualcuno "Dimmi dove sei".
"Non lo so, stavo passeggiando, non ho visto una buca e sono caduta, mi fa male la caviglia" allungo le gambe e osservo le macchioline di sangue sulle ginocchia.
"Hallie ma che cazzo hai in testa, uscire da sola con questo tempo" ha il fiatone a causa delle scale, lo sento correre veloce.
"Fottiti Alex" urlo "Non pioveva quando sono scesa, non sono una bambina stupida".
"Discutiamo dopo, ora cerca di dirmi dove cazzo sei" precisa.
"Aspetta ti mando la posizione su whatsapp" cosa che faccio subito "Vai piano Alex, piove a dirotto".
"Stai attenta Hallie, se ti succede qualcosa, giuro che vengo a prenderti all'inferno" mi stacca la chiamata in faccia e sorrido.
Sorrido sempre quando si tratta di lui.

Vedo un faro abbagliante  in lontananza, ha smesso di piovere da un po', ma continuo a tremare per il freddo.
"Hallie" lascia cadere il malconcio motorino sull'asfalto, si inginocchia e mi prende il
viso tra le mani, scoppio a piangere e mi getto tra le sue braccia "Dai piccola, sono qui, non è successo niente".
Eppure è successo tutto, vorrei dirgli che nella mia mente ho visioni del nostro futuro, che si intersecano con il passato e creano proiezioni magiche.
Che se mi amasse anche un po', forse potrei amare tantissimo per entrambi e invece resto zitta, piagnucolo come una bambina e mi lascio aiutare da lui.
"Appoggiati a me" mi dice ed io zoppico fino alla mia bici, recupero lo zainetto e mi lascio infilare il casco.
"E la bici?" chiedo candidamente, mentre mi asciugo le lacrime con il dorso della felpa bagnata che finisce per fare un pasticcio sul mio volto.
"Stai ferma, stai diventando un panda" mi sorride "Saluta la tua bici, rimarrà qui per sempre, tanto i tuoi hanno abbastanza soldi per comprarti una fabbrica di biciclette".
"Non posso lasciarla qua, è un rifiuto speciale, deve essere prelevato e portato in apposite strutture" preciso.
"Hallie, sei la persona più adorabile e stramba della mia vita" mi stringe il laccio del casco e con agilità rimette in sesto il catorcio a due ruote "Stringiti forte donzella, io e il mio destriero la riporteremo a casa".

In verità lui e il suo destriero di ferro mi portano da lui, io non ho le chiavi di casa e i miei non ci sono, in verità manco i suoi.
"Riesci ad arrivare all'ascensore?" prende il mio zaino e mi porge il braccio, mi aiuta a zoppicare fino alla gabbia in metallo.
"Grazie Alex, ho rovinato il tuo pomeriggio con quella" mi rifiuto di dire il suo nome.
"Lo sai che correrei sempre da te, sei la mia migliore amica, siamo amici di pannolino" mi pizzica la guancia e mi guarda con tenerezza.
Non voglio sembrare tenera ai suoi occhi, ma una di quelle che guardi e sbavi, invece lui mi ricorda con il pannolino.
Che orrore.
Non rispondo, mi limito a fissare la macchia sul pavimento di questo ascensore e poi gettarmi sul divano non appena apre la porta di casa.
"Ho il culo gelato" confesso.
"Vai in doccia principessa, se prendi la febbre tuo padre troverà il modo per incolpare me" ed ha ragione, quindi accetto l'asciugamano pulito, i suoi boxer neri e una felpa verde.
"Torno subito, potresti ordinare le pizze" sporgo il labbro "Ho anche fame e avvisa i nostri genitori che siamo insieme" sorrido.
"Sei degna figlia di tua madre" mi lancia dei calzini contro e sparisce dalla mia vista.
Doccia calda, bagnoschiuma all'olio di argan e shampoo alla camomilla.
Smetto di battere i denti e mi rilasso sotto il getto caldo, adoro l'acqua, deve essere il mio elemento naturale.
Sorrido nel ricordare quando tornavano dal parco e zia Jenny ci faceva la doccia insieme. All'epoca non c'era malizia, facevamo il bagno io e Alex, cercavamo di affogarci con la schiuma ed era tutto così semplice.
Poi siamo cresciuti e per mangia tutto è diventato complesso.
Il mondo degli adulti è una vera fregatura.
Mi asciugo i capelli alla meglio, rotolo i boxer perché mi vanno larghi e lascio la felpa XL coprirmi il più possibile.
Lo specchio rimanda una mia immagina poco lusinghiera, sembro vestita a caso, con gli abiti dimessi di qualcuno.
"Le pizze" urla dal salotto e lo raggiungo, ha tolto le scarpe, ha i piedi sul divano e il telecomando come scettro.
Sta già cercando qualche film su netlifix, per noi questa è la routine, nulla di scabroso.
Agli occhi di qualcuno può sembrare il classico momento in cui i due finiscono per fare sesso sul divano, nei film succede sempre così, per noi è soltanto una serata abituale.
"Hai preso quella con doppia mozzarella?" mentre apro il mio cartone e azzanno la prima fetta.
Il cibo è vita.
Amo mangiare, adoro la pizza, c'è qualcosa di più soddisfacente di rimpinzarsi di cibo?
"Nessuna ragazza mangia con tanta voracità" mi fa notare e per dispetto gli lascio una gomitata nel fianco.
"Io sono unica" dico con la bocca piena e forse ha ragione mamma, dovrei essere più signorile quando mangio.
Come sempre sceglie di vedere un film d'azione, che mi annoia molto, e infatti lotto per non chiudere gli occhi, ma finisco appisolarmi a metà della proiezione.
Vengo svegliata dalla voce agitata di mia madre, percepisco la sua ansia anche da mezza incosciente.
"Alex, dimmi che sta bene, ti prego" la sento urlare "La vedo così pallida".
"Mamma, sto bene" mi stropiccio gli occhi e trovo tutti osservarmi.
Alex molto divertito.
Mamma bianca come un cencio che mi tiene la mano.
Papà preoccupato e con una ruga sulla fronte.
Zia Jenny sorridente e con gli occhi sognanti.
Zio Bob che guarda me e Alex in alternanza.
Ecco, siamo al completo, anzi ricevo la chiamata agitata di nonna Claire e capisco che siamo proprio in una puntata di qualche soap spagnola.

Sotto lo stesso tetto 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora