1. Welcome back

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Controllo di nuovo l'ora sul telefono ansiosa, mio padre sarebbe dovuto venire a prendermi venti minuti fa.

- Non ti preoccupare, sarà qui tra poco.- sento mormorare l'assistente sociale.

La degno di uno sguardo tagliente, ha detto così anche dieci minuti fa.

- Jade! Sono qui!- a sentire quella frase mi risveglio dai pensieri che regnavano nella mia mente.

- Papà?-

Corro nella direzione di mio padre, un uomo alto, con capelli che riflettono sfumature di biondo e leggera barba in viso. Finalmente gli casco tra le braccia e lo stringo più forte che mai.

- Quanto sei cresciuta Jady.- dice mentre mi da un bacio sulla fronte.

Gli sorrido, un sorriso vero, non quello che rivolgevo a mamma.

- Grazie mille di essersi occupata di mia figlia.- ringrazia l'assistente mentre gli allunga la mano per stringergliela.

- E scusate il ritardo.-

- Non c'è problema, ora se mi scusate, dovrei andare.- constata lei.

Se ne va e restiamo io e papà, lo abbraccio un'altra volta. Non mi dispiace per niente essere tra le sue grandi braccia e muscolose, non lo abbraccio da sette anni.

- Mi sei mancato tantissimo papà.- stanno per uscirmi le lacrime, ma mi ricordo che quando torneremo a casa ci sarà quel rompipalle di Brian.

- Anche tu, ma sopratutto a Brian.- mi sorride mentre afferra la mia valigia.

Lo seguo all'uscita dell'aeroporto e finalmente ci dirigiamo a casa.

Entriamo in una grande macchina nera, mi siedo nel sedile del passeggero osservando l'interno di quella macchina lussuosa.

Passo il tragitto a guardare fuori dalla finestra a vedere le palme che sfilano una dopo l'altra, e a parlare con mio padre di cosa mi sono persa.








- Brian! Indovina chi c'è?- grida papà non appena apre la porta d'ingresso.

Ma lui non risponde, in quella casa regna solo il silenzio.

- Non ti preoccupare, starà ascoltando la musica.-
mi convince entrando in cucina.

Mi guardo intorno, é cambiato tutto, il pavimento, le pareti, i mobili...

Non di certo come fu l'ultima volta che la vidi.

É anche più grande la casa, decido di salire al piano superiore per farmi un giretto e vedere camera mia.

Comincio a salire le scale che portano su, ma non appena varco l'ultimo gradino una grande figura che sbuca dall'altra parte del corridoio mi spaventa.

- Aaaah!- esclamo con una mano sul petto martellante.

- Te l'ho fatta anche dopo sette anni sorellina.- dice Brian prima di aprire le braccia e stringermi calorosamente a sé.

- Sei diventato più..- mugugno squadrandolo da capo a piedi.

- Muscoloso, intelligente, attraente, alto. La lista é lunga.- si vanta sventolando una mano in aria.

Ruoto gli occhi al soffitto prima di sferrargli un pugno amichevole sul bicipite.

- Ahiaa, che male.- ironizza con un'espressione sofferente impressa in viso.

Hate Me, Love MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora