.2 Chiamata lavorativa

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Svegliandomi mi resi conto che il lato del letto che ero abituato a vedere pieno era ormai freddo, così indossai dei boxer e andai a vedere in soggiorno. Lo trovai dietro il computer impegnato in qualche chiamata di lavoro, vestito bene, probabilmente per il cliente. 

Cercai di aspettare che finisse, andai in cucina a prendere un bicchiere di succo d'ananas per poi appoggiarmi allo stipite della porta osservandolo; se si era reso conto della mia presenza, non ci stava facendo caso, da quanto era preso parlando. Sembra abbia tanto da dire e non credo ci metterà poco, quindi magari posso giocarci un po' ora che è bloccato lì.

Mi misi in ginocchio e iniziai a gattonare sotto il tavolo per raggiungerlo, il tutto senza che lui se ne accorgesse. Misi la mia mano sul suo pacco e sentì la sua voce vacillare, così proseguì sbottonandogli la cintura e i pantaloni. La sua mano mi fermò stringendomi il polso, mentre ridacchiava per camuffare al cliente quello che stava succedendo, ma non demorsi consapevole che non sarebbe riuscito a fermarmi senza far capire alla persona dall'altro lato della chiamata che uomo "poco serio" era. E lui non l'avrebbe mai fatto.

Con la mano libera che mi rimaneva tirai fuori il suo cazzo dai boxer e preso dalla sorpresa mi lasciò il polso per attaccarsi al tavolo, così ne approfittai per iniziare a stimolarlo. Leccai la punta e ci giocai soddisfatto per l'effetto che stavo ottenendo; mentre sotto si induriva la sua faccia era immobilizzata verso lo schermo mentre cercava di non ansimare parlando. 

Lo presi in bocca giocandoci con la mia lingua, una mano massaggiava la base e l'altra saliva sui suoi pettorali toccandoli e lasciandomi godere quel contatto che raramente lui mi concedeva senza essermelo prima meritato. Arrivò un momento di silenzio in cui probabilmente avrebbe dovuto solamente ascoltare e quindi silenziò il microfono, mettendo una mano davanti la bocca con fare concentrato, cercando di mantenere un'espressione il più neutra possibile.

Iniziò  a gemere dietro la sua mano, con quella libera mi prese per i capelli ormai troppo vicino al culmine per fermarsi e mi avvicinò a finché lo prendessi tutto in bocca. Così feci fino a quando un verso grottesco uscì dalla sua bocca contemporaneamente allo sperma che mi riempì la bocca. Lo ingoia soddisfatto pulendomi la bocca,  ora anche io voglio venire però, per togliermi questa dolorosa erezione.

Sgattaiolai fuori dal tavolo, nel mentre lui aveva ripreso a parlare, mi posizionai dall'altro lato del computer e iniziai a toccarmi sotto le sue occhiate fugaci.

Mi sfiorai l'evidente erezione attraverso i boxer facendomi venire piccoli spasmi prestando attenzione a non fare rumori. Lo tirai fuori e iniziai a farmi una sega sotto il suo sguardo, toccandomi il collo con una mano e soffocandomi. Tolsi i boxer e ormai il mio corpo era perseguitato dal piacere, mentre mi sfioravo e segavo, chiusi gli occhi pronto a venire e non sentii la chiusura della chiamata.

Mi prese il collo e mi attaccò al muro, togliendomi le mani dal corpo. Piagnucolai, ero così vicino a venire, quindi spinsi il bacino contro di lui strusciando la mia erezione alla sua, che già era tornata. <<Hai fatto il cattivo, i cattivi meritano una punizione.>> Disse togliendosi la cravatta. <<Polsi.>> Mi ordinò per legarmeli.

<<Ti prego fammi venire.>> Implorai ancora sentendo l'orgasmo vicino. <<Solo dopo che avrai scontato la tua punizione.>> così mi prese per i capelli e mi portò nella stanza dei giochi. Mi legò le braccia in alto, lasciando il resto del mio corpo impotente. Aveva lo spazio per girarmi in torno e multipli strumenti da usare, un brivido di consapevolezza mi persuase. Lo guardai, con il pantalone sbottonato e l'erezione che faceva capolinea da sotto i boxer, mentre si apriva la camicia. <<Ti ricordi la safeword?>> <<Rosso>> Confermai. <<Bene.>> Rispose.

Prese una frusta con strisce  e iniziò a colpirmi il culo, poi il petto. Andò alle mie spalle impedendomi di vederlo, finché non sentii un plug entrarmi dentro facendomi gemere dalla sorpresa. Tornò davanti a me e mi inserì sulla lunghezza un vibratore ad anello collegato a distanza. <<Cazzo.>> Dissi nell'impeto. <<Shh.>> Continuò lui mettendomi in bocca un ball gag per impedirmi ulteriori parole. <<Dato che non puoi parlare batti tre volte sulle catene, avrà lo stesso effetto della safeword.>> Precisò.

Non contento mi mise anche delle pinze per capezzoli e poi si sedette davanti a me, tirando fuori la sua erezione. Prese il telecomando del vibratore e lo attivò facendomi muovere sul posto, sentendo ancora il bisogno di venire, ma subito smise. Emisi un verso di frustrazione udibile nonostante il bavaglio, impossibilitato dalle catene che mi impedivano di finire da solo quello che avevo cominciato. <<Fai silenzio.>> Ordinò arrabbiato alzandosi e andando a prendere un frustrino col quale iniziò a colpirmi. 

<<Uno.>> Partì <<Hai capito?>> Non risposi. <<Due.>> Mi colpì di nuovo facendomi scendere una lacrima. <<Tre.>> Continuò facendomi annuire più volte. <<Ripeti, hai capito?>> Disse attivando il vibratore che mi fece contorcere mentre mi impegnavo per annuire alla sua domanda. <<Bene.>> Disse prima di iniziare a slegarmi.

Resistetti alla tentazione di toccarmi mentre mi toglieva il ball gag, stringendo le gambe per alleviare la frustrazione. <<No.>> Ordinò da dietro di me, facendo pressione dietro alle ginocchia per farmi cadere a terra. Misi le mani in avanti per limitare la caduta ritrovandomi a gattoni, lui si spostò davanti a me e mi ritrovai a guardarlo dal basso. Mi tolse le pinze dai capezzoli facendomi gemere dal dolore, poi prese una barra divaricatrice che mise alle mie caviglie, per poi separarmi le gambe.

Fece partire il vibratore un'ultima volta, subito mi portai le mani al pacco. <<Resisti.>> Disse dandomi un colpo di frustra nell'interno coscia. Iniziai a gemere rumorosamente stritolandomi la carne con le mani pur di tenerle al proprio posto. Mi tolse il vibratore e mentre si girò per metterlo via iniziai a toccarmi impaziente venendo colto in pieno. Mi arrivò un'altra frustrata sempre più vicina al mio cazzo che mi fece rabbrividire e mettere le mani a posto. 

Si spostò vicino al letto presente nella stanza. <<Striscia fino qua.>> Disse e così feci fino a salire sul letto. <<A novanta.>> Ordinò. Si mise dietro di me toccandomi il cazzo facendomi quasi venire, ma si fermò prima e mi entrò dentro prepotentemente. Iniziò a scoparmi, forte, solo per il proprio piacere. I suoi gemiti virili e il suo cazzo lungo mi mantenevano pronto a venire, ero duro da così tanto tempo che pensai di potere esplodere. <<Non venire finché non te lo dico io.>> Ordinò. Mi impegnai seriamente per resistere mentre il mio corpo veniva pervaso da spasmi incontrollabili.

Le spinte continuavano finché finalmente si riversò dentro di me facendomi vibrare insieme al suo corpo, a ritmo dei suoi gemiti. A quel punto lui era venuto due volte e io ancora zero. Uscì da me e io mi appoggiai con la schiena allo schienale con l'obbiettivo di toccarmi a priori della punizione, ma non servì.

Prese il mio cazzo tra le sue mani facendomi sussultare e passò una volta il suo dito sulla mia punta. <<Vieni.>> E così subito venni sborrandomi in faccia. Il mio corpo era diventato uno spasmo unico, persuaso da un orgasmo atteso fin troppo. Felice non mi preoccupai dei liquidi presenti sul mio addome e mi lasciai andare sfinito.


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