Prologo: La storia della buonanotte

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<<Ti prego, mamma! Raccontami una storia!>>. Era notte fonda ormai, Jane e sua madre avevano passato tutta la serata a giocare; una bambina dell'età di Jane avrebbe dovuto essere a letto a quell'orario. <<No, Jane.>>  rispose la madre  << È molto tardi, te la racconto domani, va bene?>>  la madre di Jane era una donna sulla trentina con capelli corvini e occhi verdi tendenti al grigio, la sua stessa figlia non pensava che potesse esistere donna più bella. <<Dai mamma, per favore!>> ribatté la bambina facendo gli occhi dolci, la madre non poté ignorare lo sguardo così carino della piccola e, alla fine, decise di accontentarla. Appena sentita la risposta positiva della madre, Jane si precipitò verso il suo letto: aspettando trepidante che la madre iniziasse a raccontare.

<<Allora, quale vuoi ascoltare stasera?>>  le chiese la madre che si era appena seduta. << Quella della principessa della polvere!>>. La donna non fu sorpresa della scelta di sua figlia: quel racconto era in assoluto il suo preferito. Dopo aver mostrato a Jane un largo sorriso, la madre iniziò a raccontare.

<<C'era una volta, in un regno molto molto lontano: un re ed una regina che ebbero una splendida figlia con i capelli biondi come quelli della madre e gli occhi viola come quelli del padre.

Un giorno, sfortunatamente, all'infante di quattro anni capitò di importunare una strega, famosa per la sua perfidia.

La megera, che aveva un odio incondizionato verso i bambini, decise di maledire la principessa con una delle dannazioni più orribili e crudeli di tutte, era chiamata "maledizione di Deianira": se la principessa avrebbe provato il sentimento dell'amore, in ogni sua forma, ella sarebbe diventata un insulso mucchietto di polvere.

Il re e la regina, preoccupati per la sorte della figlia, decisero di rinchiuderla nella sua stanza; altre soluzioni non ce n'erano: il non esisteva alcun incantesimo che potesse sciogliere il maleficio e così la principessa fu costretta a vivere nella sua camera.

Passarono gli anni e la principessa cresceva in solitudine, senza un amico, senza nessuno con cui parlare. Sapeva leggere, ma non scrivere e a malapena sapeva dire frasi di senso compiuto. Finché, un giorno che sembrava uguale a tutti gli altri dal buco di un muro non uscì un topolino di color marrone, che subito si trasformò in un mago apprendista.

Essendo a conoscenza della sua condizione la principessa cercò di evitare di fare amicizia con il mago, il quale stava provando in ogni modo di conoscerla. L'apprendista se ne andò qualche ora dopo, ma tornò il giorno successivo e continuò a farlo per altri giorni ancora finché la principessa, spinta dalla curiosità e la voglia di compagnia, iniziò a conversare con il mago.

Più gli parlava e più provava qualcosa che in vita sua non aveva mai provato, era come se avesse le farfalle nello stomaco ed era in preda al panico. La principessa non sapeva che stava provando l'amore, fatto sta che piano piano i volti dei ragazzi si stavano avvicinando, fino a che le loro labbra non si unirono. La principessa si era innamorata; così la maledizione fece il suo effetto e divenne un mucchietto di polvere. Appena se ne rese conto il mago iniziò a disperarsi, non sapeva che fare. Doveva chiamare aiuto e iniziò ad urlare a squarciagola, nella stanza entrarono: guardie, camerieri, serve, il re e la regina.

Il mago provò a spiegargli la situazione, ma non ce ne fu bisogno. Perché la principessa era rinata dalla polvere. La maledizione, in qualche modo, non aveva avuto effetto.

Nessuno, però, si interrogò sull'accaduto. La cosa importante era che la principessa era finalmente libera dalla solitudine, poteva tornare a vivere una vita normale e finalmente vivere senza la paura di amare. E vissero tutti felici e contenti.>>

Jane non si stancava mai di quella storia. Era un racconto molto semplice, ma nella sua semplicità aveva un messaggio così bello che secondo lei quella storia era troppo sottovalutata. Anche se era molto assonata e ad un passo dall'addormentarsi, Jane aveva una domanda: <<Troverò anche io il mio vero amore, mamma?>>. La madre sorrise a bocca chiusa; effettivamente Jane era ancora una bambina, domande del genere non erano così scontate per lei. <<Certo che sì, amore! Tutti lo troviamo prima o poi.>>.

 <<Ma come si fa a capire se quello sia il tuo vero amore, mamma?>>.  Non c'era niente da fare, quella bambina era proprio curiosa. <<Pensa alle sensazioni che ha provato la principessa.>> rispose la madre, che era sempre contenta di dare una risposta alle sue domande. << Io provai le stesse cose per tuo padre, la prima volta che lo incontrai.>>

 La donna assunse un'aria triste: ogni volta che si parlava del padre di Jane il volto della madre si dipingeva di quell'espressione. Era un'uomo forte, volenteroso e che possedeva un sorriso stampato sulla bocca, o almeno questo era quello che sua madre le aveva detto: Jane, infatti, non lo aveva mai conosciuto; era morto quattro anni prima in guerra, perché chiamato a fare il soldato nell'esercito. La madre di Jane, però, non si perse d'animo e crebbe da sola sua figlia. 

<<La cosa più importante Jane...>> riprese la madre << ...É la speranza, mai perderla. Perché se la perdi é come se non esistessi.>> . Subito dopo aver udito quella frase, Jane cadde in un sonno profondo e tranquillo. La madre, cercando di fare meno rumore possibile, uscì dalla stanza e spense la luce; quella sera era stata veramente stancante.

Jane sognava di essere la principessa della polvere, di provare le stesse paure, gli stessi sentimenti ed il suo lieto fine; ma non sapeva che, in realtà, molto tempo dopo la storia sarebbe diventata reale e non sapeva nemmeno che il suo lieto fine sarebbe stato molto più tragico

 Non sapeva che mentre lei dormiva tranquilla qualcuno stava soffrendo.


  

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