cecità

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Le fischió in un orecchio
e non sentii perché troppo sorda in un esistenza che strilla paura.
Poi,
la sua mano destra di fronte a lei mostrò
e divenne cieca
in un mondo di grandezze e abbondanze.
Le toccò Il volto torbido allora,
per capire cosa non andasse,
però non lo percepii
perché la sua testa le inniettava l'essenza di urla crudeli nel cuore.
Se invece
posavi una margherita nei suoi capelli,
non ne percepiva l'aroma,
Il gusto che sognava in notti malinconicamente brevi.
Non lo assaggerò mai si ripeteva,
così mortalmente blu e ottusa.
Un astante che non conosce se stesso.
Si si esatto proprio ciò che più profondamente detestava.
Era così.
Miseramente così.
Sarà troppo tardi quando ripristinerà i suoi sensi e piaceri perché
quella mano,
quella margherita,
quel tocco,
quel fischio
forse saranno corsi via col dolore in una mano venata d'ambra
che in contrario ai suoi riflessi di ossidina
vive senza aspre bugie a se stesso
e rimorsi abissali.

LA BALLATA DEI RICORDI | poesie Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora