SECONDA PARTE Un ordine cortese è sempre un ordineXI

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Temari si stava specchiando. Il vetro riflettente appariva sporco e appannato, avrebbe dovuto dargli una pulita. Era da un po' di tempo che non guardava il proprio riflesso, generalmente non era mai in quella piccola casa che le era stata offerta per il tempo che avrebbe soggiornato a Saabir. Era costantemente in giro o di pattuglia lungo il perimetro del villaggio, quando rientrava, crollava a dormire stanca o ubriaca dopo una serata alla locanda. In parte era colpa anche dell'ansia, che la aveva spinta a rimandare il fatidico momento.
Sapeva che la guerra con l'impero era già cominciata, ma Saabir era un'oasi neutrale, un punto di ristoro che non si era schierato, un crogiolo di etnie e cittadinanze. Era sotto la protezione dei clan di Konoha, questo sì, ma in "teoria" non c'era una vera sudditanza, era noto a tutti. Proprio per questo gli uomini dell'impero che erano passati di lì non avevano torto un capello a nessuno, neppure ai soldati dei clan. Le vere battaglie si sarebbero svolte ai confini delle Terre Contaminate, dove Kakashi li voleva.
Probabilmente era questo l'unico motivo per cui Shikamaru aveva rinunciato a convincerla a chiedere al capo di poter essere trasferita o di andare con loro.
Anche se non voleva ammetterlo, Shikamaru sapeva essere un tipo previdente. Di solito era troppo pigro per preoccuparsi, ma c'erano questioni su cui non riusciva a stare calmo e una di queste riguardava Jashin e i suoi sacerdoti. Dunque non era stato molto sottile quando le aveva detto che non era affatto contento che lei rimanesse a Saabir, troppo vicino all'impero per i suoi gusti. Aveva anche provato, con scarsi risultati, a far valere il suo ruolo di marito, tirando fuori velate minacce.
Guarda che resto pure io.
Che cosa dovrei dire ai tuoi fratelli?
A Kalhuun smetterò di allenarmi, dormirò tutto il giorno senza mai alzarmi e tu non potrai fare nulla per impedirmelo.
Ma Temari prendeva seriamente i suoi impegni. I clan le avevano dato il compito di presidiare Saabir e lei non avrebbe abbandonato la sua posizione finché non avesse ricevuto ordini diversi.
-Merda.
Guardò la linea della pancia, gonfia. Si spostò di profilo, passandoci la mano sopra.
L'ultima volta che aveva visto Shikamaru, non gli aveva voluto dire che non aveva le sue mestruazioni da un tempo cospicuo, sperava che fosse solo un ritardo e sapeva che lui a quel punto avrebbe iniziato a impuntarsi sul serio, malgrado i "che seccatura" che già immaginava.
Aveva sposato Shikamaru perché lo amava, sì, ma anche perché sapeva che lui non avrebbe mai messo un freno alla sua ambizione. Era troppo pigro anche solo per provarci. Lei voleva una vita adrenalinica, era una guerriera e non avrebbe accettato di essere contrastata da suo marito in questo.
Forse però avrebbe dovuto metterlo a parte delle sue preoccupazioni quando si erano rivisti, ne aveva il diritto.
Si sedette sul bordo del letto con il busto ancora nudo, passandosi le mani sul viso. Era chiaramente incinta, probabilmente di quasi tre mesi, da prima che Shikamaru partisse per l'impero.
Doveva mandargli una lettera? Gli sarebbe arrivata fra chissà quanti mesi con un piccione o un messaggero.
Sarebbe tornato a Saabir?
Sbuffò. Sì, era probabile, magari lamentandosi ogni singolo minuto di quella rottura immane, ma sarebbe tornato. Oppure avrebbe provato a convincerla a tornare immediatamente a Kalhuun.
Gli scriverò una lettera, prima che gli arrivi potrei aver già partorito.
Come avrebbe fatto con un marmocchio lì? E per quei mesi? Era il fottuto capitano! Gli erano stati affidati quegli uomini e lei si era fatta ingravidare.
Quando diavolo è successo?
Non se lo ricordava, stavano attenti di solito, forse una volta che erano ubriachi.
Era nei guai, doveva trovare un modo. Se avesse avvertito Kakashi, lui le avrebbe ordinato di cedere il comando e tornare a Kalhuun, probabilmente subito dopo il parto.
E per quanto la umiliasse l'idea di cedere il comando a qualcun altro, doveva riconoscere che a breve non sarebbe stata più nelle condizioni di guidare nessuno. Il suo orgoglio non poteva di certo intralciare i loro ordini.
Poteva già immaginare le battutine di Kiba quando sarebbe tornata alla capitale.
Si rese conto che stava girando intorno alla vera questione, pensando a tutta una serie di dettagli che in fondo impallidivano di fronte al fatto in sé. Quella era... paura? Incredibile, non si sentiva così atterrita da parecchio, da quando era adolescente forse.
Avrò un figlio.
Nel momento in cui lo ripeté nella sua testa, ebbe l'impulso di scolarsi tutto l'alcool di Saabir e rannicchiarsi da qualche parte con una sbornia.
Lei non aveva la più pallida idea di come si facesse il genitore, sua madre era morta prestissimo, suo padre era un bastardo egoista e nessuno dei suoi fratelli aveva avuto mocciosi.
Io, madre?
Era così ridicolo anche solo pensarci. Con Shikamaru avevano accennato alla questione, spesso forzati quando rispondevano alle domande del padre di suo marito, che premeva per avere un nipotino o di Asuma, che stuzzicava di continuo il suo allievo.
Purtroppo nessuno dei due era vissuto abbastanza per vederlo.
Shikamaru diceva sempre che lui avrebbe fatto un figlio quando avesse iniziato a essere veramente stanco, così da scaricare su di lui tutte le faccende domestiche.
E quello dovrebbe essere un padre! Con quel culo pigro che si ritrova, saremmo un disastro!
Deglutì. Decise di scrivergli una lettera. Gliela avrebbe spedita appena se la fosse sentita.
Poteva ancora nasconderlo per un po', poi avrebbe ceduto il comando a uno dei suoi uomini migliori. Prima di tutto doveva adempiere ai suoi doveri.

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