Le trappole peggiori sono quelle che orchestriamo per noi stessi" IX

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-Come sta?
Kakashi aveva le mani sporche di sangue. – Sta bene, lo sai che è forte, stanno molto peggio gli altri.
Naruto si passò le mani sul viso, facendo tintinnare gli orecchini dorati ai lobi. – Non mi ero accorto che mi stesse seguendo.
Kakashi Hatake andò a sedersi in fondo alla tenda, di fronte a un tavolo di legno pieno di erbe e strumenti da lavoro. Naruto invece era ancora poggiato su una cassa e lanciava di tanto in tanto occhiate preoccupate alla brandina accanto a lui.
Sasuke dormiva, aveva il viso tumefatto e una ferita al fianco che Kakashi aveva già provveduto a suturare.
-Sasuke si fida soltanto di te al momento, è normale che ti venga dietro.
Naruto poggiò il peso del corpo sulle braccia dietro, storcendo il naso. Kakashi lo osservò con un sospiro, notando che neppure quel giorno il suo stile si era mantenuto sobrio.
Portava una blusa color panna larga sul petto che lasciava intravedere fino all'ombelico, e un paio di pantaloni stretti sulle caviglie. Gli orecchini d'oro arrivavano fino alla base del collo, una collana con un rubino gli decorava la gola e portava diversi anelli.
-Dove hai preso tutti quei gioielli?
Naruto lo guardò malizioso. – Ammiratori e ammiratrici, gentili, vero?
-Eravamo in città per rifornirci di scorte, non per rubare.
-Non ho rubato, d'accordo, forse solo quest'anello. Il resto sono doni – rispose vanitoso.
Kakashi cominciò a sbriciolare le erbe in una scodella, pressandole. – Cos'è successo esattamente? Ti ha seguito alla taverna e poi? Che avete combinato?
Naruto non dimostrava granché i suoi sedici anni, sembrava più grande e maturo, ma il suo comportamento ricordava spesso a Kakashi la sua vera età.
Il ragazzo stava guardando con interesse la propria scimitarra, cercando di non incontrare gli occhi di Kakashi.
-Mi hanno offeso, Sasuke è scattato.
-A causa delle cicatrici?
Naruto si portò istintivamente una mano al viso. – Gli ho spiegato che è inutile reagire. Sarò marchiato per sempre, non posso uccidere tutti quelli che me lo fanno notare.
Kakashi stava continuando a creare l'impasto, prendendo altri ingredienti e mescolando. – Naruto devo affidarti un compito.
Quello alzò lo sguardo. – Ma certo! C'è da sconfiggere qualcuno? Riscuotere soldi? Ho davvero voglia di picchiare qualche testa calda.
-Voglio che tu ti occupi di Sasuke. Voglio che tu lo segua e lo tenga d'occhio. Voglio che gli insegni come vivere in mezzo ad altri esseri umani.
Naruto aprì la bocca e la richiuse. – Lo sto già facendo.
-Voglio che diventi la tua principale occupazione. Sasuke sta faticando più del previsto a integrarsi e continua a non fidarsi completamente del clan. Dopo quello che è successo con Obito, a Kalhuun non vedono di buon occhio un Uchiha. E neanche lui sembra vederci troppo di buon occhio. Ma si fida di te.
Una ventata d'aria calda spirò sotto la tenda, sollevando la sabbia. Naruto si alzò, accostandosi alla brandina e sfiorò il viso pallido dell'Uchiha.
La sua pelle era così diversa da quella di Naruto, vergine dai tatuaggi e dai marchi, non aveva orecchini né gioielli, eppure conosceva parecchi sceicchi che avrebbero fatto carte false pur di averlo a loro disposizione. Perché era indubbiamente uno degli uomini più belli che avesse visto, una bellezza selvaggia e allo stesso tempo delicata, non sapeva bene come spiegarlo a sé stesso, sapeva a malapena leggere e di sicuro non era un poeta. Ma Sasuke gli sembrava l'esempio perfetto di musa o di destinatario per qualche pometto amoroso.
Annuì senza dire nulla, rimase nella tenda quando Kakashi se ne andò. Circa mezz'ora dopo, Uchiha aprì gli occhi.
Destandosi, Sasuke non era certo di ciò che fosse accaduto. Era stato colto di sorpresa e sopraffatto.
Si alzò di scatto a sedere, cercando la sua katana.
-Ehi piano.
Una mano gentilmente poggiata sul petto gli impedì di alzarsi in piedi. Sasuke alzò lo sguardo, incontrando due occhi cerulei.
-Hai preso una bella botta in testa, devi riposare.
L'altro non era molto d'accordo. Studiò l'ambiente in cui si trovava, una tenda ampia, spaziosa. La tenda di Kakashi. Era piuttosto ordinata, non come la tenda di Naruto. C'erano bauli pieni di boccette impilate, libri ordinati su un grosso tavolo di legno dove Kakashi creava quelle sue pozioni strampalate. La brandina piena di cuscini era occupata da lui.
-Mi sono lasciato cogliere di sorpresa.
Naruto si sedette per terra accanto a lui, giocherellando con una collana che sembrava risplendere. – Succede quanto ti getti contro dieci uomini insieme.
- Li avrei uccisi tutti se fossi stato più attento.
- Buono a sapersi.
C'era qualcosa di strano; la voce di Naruto era leggermente fredda. Da quando si erano incontrati, era sempre stato gentile e disponibile con lui. Invece all'improvviso coglieva un tono rancoroso nella sua voce.
-Sei arrabbiato?
-No.
-Dillo e basta se sei arrabbiato – replicò irritato con voce infantile.
Era a petto nudo e aveva una spalla fasciata. I pantaloni scuri e morbidi si stringevano intorno ai polpacci. Provò a muovere la spalla, il che gli provocò una smorfia di dolore subito dopo. Non era più rotta, ma c'era ancora una ferita, la sentiva tutta indolenzita.
-Sono arrabbiato – concesse Naruto allora, accondiscendente. – Devi smetterla di reagire in queste situazioni.
-Dovrei lasciare che ti insultino a quel modo? Il tuo onore...
-Io non ho un onore – rispose ridendo l'altro. – E non vale la pena morire per qualcosa che neppure ho, Sas'ke, fidati.
Si alzò e si sedette sul letto accanto a lui. Il viso bronzeo aveva questa pelle liscia, compatta, ma s'increspava intorno alle cicatrici frangiate sulle guance, intorno a quei marchi d'infamia.
-Non andranno mai via, ci saranno sempre persone che si divertiranno a ricordarmelo. Non vale la pena mettersi a lottare con ognuna di esse.
Sasuke serrò i denti. – Forse non vale la pena per te, ma per me sì.
-Non hai nessun obbligo nei miei confronti, sono io che ti devo la vita.
L'altro si sfiorò il collo sudato, toccando il punto in cui emergeva ogni tanto il marchio del Re dei Serpenti. – Anche io te la devo.
Naruto si alzò, andando a trafficare fra le ampolle di Kakashi. Sasuke guardò la linea del collo che scivolava in quella leggerissima blusa di flanella, i suoi occhi si fermarono in fondo alla schiena e poi risalirono. Osservare Naruto era piacevole, non sapeva bene perché. Il suo aspetto aveva un che di ipnotico, aveva delle fattezze così armoniose. Non era certo del perché i suoi occhi venissero sempre incatenati a guardarlo.
Tornò da lui, sedendosi nuovamente accanto. Teneva una boccetta fra le mani e gliela stava offrendo.
Sasuke non sopportava invece di dover guardare quelle cicatrici. Erano così sbagliate, così orrende.
-Questa attutirà il dolore.
L'altro non la prese. Figurarsi se Sasuke l'ultimo degli Uchiha avrebbe accettato di farsi drogare per obnubilare il dolore.
-Le tue cicatrici...
Naruto se ne grattò una distrattamente. – Continui a guardarle. Puoi toccarle se vuoi.
Sasuke alzò gli occhi rossi su di lui e non allontanò la mano quando gliela prese, poggiandola sui segni in viso.
-Da bambino non le avevi.
Quello abbozzò un sorriso – già.
-Chi te le fece?
-Il mio secondo padrone. Ma non fece così male. Dovevano rendermi grazioso secondo lui, secondo la sua logica distorta sarebbero dei baffi.
Il viso dell'altro era una maschera di orrore. Sasuke non riusciva a capire i discorsi di Naruto sulla schiavitù, lo era venuto a sapere dagli altri, perché lui non voleva parlargliene. Era una sorta di prigionia, ma molto più raccapricciante.
Gliele sfiorò. La pelle si rialzava in quel punto, dovevano esser state fatte con qualcosa di ardente. Non erano le cicatrici in sé a farlo infuriare; tutti loro erano pieni di cicatrici, alcune molto peggiori di quelle, ma ciò che rappresentavano era abominevole e lui non si spiegava come potessero gli esseri umani fare qualcosa di così atroce.
-È morto?
-Il mio padrone? Non ne ho idea. Mi vendette quando iniziò ad andare in malora, quindi non lo so.
Gli prese entrambe le mani, poggiandosele sulle guance. – Non devi compatirmi, Sasuke, ho avuto anch'io un deserto in cui sopravvivere da solo, creature ostili e fameliche. Siamo sopravvissuti entrambi ad ambienti pericolosi. Per me essere uno schiavo non è stato così diverso da quello che hai passato tu.
Sasuke riusciva a capire il suo discorso, ma non poteva del tutto concordare con ciò che stava dicendo.
-Le trovi orrende? – domandò e per una volta il suo sorriso era così forzato, che Sasuke trattenne il fiato.
Non seppe neanche lui perché, ma si sporse e le baciò. Sua madre gli baciava dove aveva sbattuto o si era fatto male quando era piccolo, aveva capito a un certo punto che quei baci non avevano poteri curativi, ma era rassicurante quando Mikoto lo faceva.
Baciò quella cicatrice, sentendo la pelle calda. Quando si tirò indietro, capì dall'espressione di Naruto che aveva di nuovo fatto qualcosa di inopportuno. Serrò le labbra, maledicendo quel complicato mondo di rapporti sociali in cui si era ritrovato.
Il viso del suo compagno era rosso sulle guance e aveva gli occhi strabuzzati.
-Sasuke, non farlo più – disse, distogliendo lo sguardo.
-Ma...
-Solo io posso darti il permesso di toccarmi. Hai capito?
Sasuke si ammutolì, leggermente offeso. Naruto sembrò rendersi conto di essere stato crudele e si grattò la nuca. Sospirò, abbassando il viso.
-Oh dattebayo! No, non è vero, mi piace quando fai queste cose – bofonchiò, arrossendo. – Ma evita di farlo con gli altri per ora.
Sasuke non capiva quel consiglio, perché mai avrebbe dovuto baciare le ferite di qualcuno che non faceva parte della sua famiglia? Solo Naruto era la sua famiglia ormai.

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