-Devi smetterla di accumulare il cibo così, imputridisce – lo rimproverò Naruto, togliendo dalla sua sacca alcuni pezzi di carne avariata.
Sasuke lo guardò confuso. – Per... sicurezza – disse incerto.
Erano sui cento gradini di Kalhuun, il viale che Naruto prediligeva. Le palme ombreggiavano gli scalini consumati e coperti da una lieve patina di sabbia. La grande parete rocciosa vicino a loro brillava di rosso quando il sole la toccava, come in quel momento. Si erano seduti lì dopo l'arrivo a Kalhuun. Il fiume Gikyou rumoreggiava non lontano da loro, attraversava l'intera città e sfociava in un lago. Metà del lago era circondato dalla giungla.
Sasuke sembrava ancora fuori luogo nonostante fossero passati diversi mesi. I suoi abiti erano degli stracci, gliene avevano dati di nuovi e si erano subito rovinati. Si era sporcato con il cibo e la sabbia, non riusciva a restare pulito a lungo. I capelli gli arrivavano fin sotto le spalle ed erano pieni di nodi, sporchi e intrecciati.
Naruto tirò fuori un pezzo di carne divorato dai vermi. – Ti fa male mangiare questa roba, se hai fame, ti darò qualcosa io, vieni da me.
L'oggetto dopo era un bich'hwa¹, un pugnale con la lama ricurva a forma di corno di animale, la punta era rinforzata e c'era la testa di un'animale in cima, le cui fauci chiudevano l'impugnatura circolare. Era un oggetto di valore. Naruto aggrottò le sopracciglia. – Questo dove lo hai preso? – domandò serio.
Sasuke evitò il suo sguardo, seduto con le braccia penzoloni di fronte. – Per sicurezza – ripeté, stavolta con più convinzione.
-Non puoi rubare teme, te l'ho già detto. Di chi era questo pugnale?
Incrociò le braccia. – Mio.
-Certo, come no!
-Ora mio.
Malgrado tutto gli veniva da ridere. – Non funziona così, non puoi rubare Sasuke, per lo meno non alla gente dei clan, fuori da qui puoi rubare, basta che non ti fai beccare, come faccio io. A chi lo hai preso?
-L'uomo cane.
-A Kiba? – rise Naruto. – Glielo restituiremo dopo.
Sasuke non sembrava molto d'accordo e aggrottò le sopracciglia nere, contrariato. Naruto trovava le sue espressioni buffe. Anche se aveva già sedici anni, non aveva praticamente barba, solo un'ombreggiatura. Naruto invece doveva già tagliarsela spesso.
Non sembrava troppo consapevole di non dover più lottare ogni giorno per procacciarsi cibo e sopravvivere. Rubava continuamente quello che gli sembrava utile, il che aveva rischiato molte volte di farlo finire nei guai. Il cibo in particolare, lo accumulava nelle bisacce facendolo marcire.
-Tu puoi non essere qui – rispose parlando cautamente.
Sembrava frustrato dalla sua incapacità di esprimersi bene e chiaramente se ne vergognava.
-Io non ti lascio – disse Naruto sorridendo. – Dove vengo io vieni pure tu, se vuoi naturalmente. Kakashi ti ha affidato a me.
Gli occhi rossi continuavano a guardare i marchi sulle sue guance, curiosi. Naruto non voleva parlargliene.
-Credo ti serva un bagno e vorrei tagliarti i capelli.
Sembrava poco interessato alla proposta. Naruto si alzò, facendogli cenno di seguirlo. Scesero gli scalini, mentre le guglie dei palazzi creavano ombre a intermittenza. Grosse o strette cupole bronzee che finivano con una punta.
Kalhuun era situata in un enorme valico fra due pareti rocciose, dove scorreva un fiume molto antico. La città si arrampicava lungo la montagna, nella parte più alta erano stati costruiti questi ponti di pietra enormi sospesi. La parte più bassa invece era edificata sulle sponde del fiume, dove coltivavano i campi e allevavano gli animali.
Camminarono per le strade in pietra di Kalhuun, fra i palazzi bianchi e le statue rovinate di uomini e donne di cui nessuno conosceva il nome. Le persone lo guardavano, commentando al suo passaggio, alcune ammirate, altre spaventate. Sentiva i loro occhi addosso.
Il viale era lastricato e ombreggiato. Una bambina giocava con un ramo assieme a un ragazzino, fingendo di tirare di scherma.
Gli occhi azzurri la guardarono per un attimo e lei gli sorrise sdentata.
Si bloccò senza fiato.
-Naruto?
Non c'è sangue. Si disse, per calmare il suo respiro impazzito.
Riprese a camminare, allontanando quei pensieri e concentrandosi sui suoi passi.
Lo guidò per i vicoli finché non raggiunsero una strada chiusa. C'era uno spiazzo quadrato fra due palazzi. Non si vedeva nessuno in giro, solo un uomo addormentato su una panca, con un fiasco di vino nella mano.
Al centro sorgeva un pozzo. Naruto si avvicinò, lanciando il secchio e aspettando che raggiungesse l'acqua. Sasuke si guardava in giro nervoso, quella piccola piazza aveva una sola uscita e probabilmente gli dava un senso di intrappolamento.
Naruto tirò fuori il secchio pieno, lo sollevò e lo versò in testa a Sasuke senza troppi complimenti, facendolo trasalire e urlare di sorpresa.
Scoppiò a ridere. – Puzzi.
Gli fece togliere i vestiti, sciacquandolo. Nessuno si sarebbe scandalizzato particolarmente e quella non era una zona molto frequentata.
-Sei ben fornito lì sotto dattebayo!
Chiaramente l'altro non aveva capito che cosa volesse dire, Naruto ridacchiò. – Alle ragazze piacerà.
Sembrava ancora più confuso e guardò in basso, senza capire a che cosa si riferisse.
Era ancora molto magro, ma meno di quando si erano incontrati, aveva messo su un po' di massa. La pelle bianca di Sasuke era arrossata dal sole, aveva cicatrici su tutto il corpo, segni di zanne e di artigli, si erano rimarginate male, probabilmente da sole, apparivano in rilievo, frastagliate.
Portò una mano alla tempia, sollevando le ciocche nere. Sentì anche lì un segno.
-Questa te la facesti quando eri con me?
Sasuke sembrò pensarci, poi annuì. – Quelle? – domandò indicando i marchi sulle guance di Naruto.
Quest'ultimo tirò fuori il coltello e l'altro lo osservò guardingo, trapassandolo con gli occhi scarlatti.
-Per i capelli – gli ricordò, placandolo.
Iniziò a tagliare via le ciocche, guardandole cadere sul pavimento di pietra pieno d'acqua. Galleggiavano, nere e impigliate le une con le altre. Non li accorciò eccessivamente, poi gli sciacquò quelli rimasti.
Lavò anche i suoi abiti, al che gli fece rimettere i pantaloni. – Bisogna trovartene altri.
Sasuke guardava ancora le sue cicatrici.
-Un giorno te lo dirò.
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Dalla Cenere
Fanfiction"Sakura è prigioniera dell'imperatore da tre anni, tutto ciò che vuole è tornare nel suo regno, dalla principessa Hinata, di cui era la guardia del corpo prima del conflitto. L'imperatore ha deciso di venderla sfruttando la sua fama di "Fenice", fam...