"Si ammira sempre ciò che non si capisce davvero"

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Sasuke sapeva che disubbidire a suo padre era sciocco. Gli aveva vietato di parlare con i forestieri giunti da loro per commerciare, ma era troppo curioso.
Voleva rivedere il ragazzo tempesta.
Camminò silenziosamente sul terreno arido. Il villaggio degli Uchiha era sistemato in una vallata adombrata, circondata da rocce desertiche. Le due estremità della vallata erano chiuse da cancelli di legno incassati nella roccia.
I forestieri erano stati ospitati in una capanna verso l'esterno.
Sasuke scivolò nel buio, ignorando i sibili spaventosi del vento nelle fessure delle baracche. Shisui una volta gli aveva detto che erano i sibili dei morti, ma solo per spaventarlo. Lui non ci credeva. Non sempre.
Si avvicinò alla capanna, accorgendosi che una lanterna era ancora accesa da loro. Si sistemò sotto la finestra, guardando silenziosamente senza farsi scoprire.
Riconobbe il ragazzino. Aveva il viso pesto e sanguinante, stava in un angolo in silenzio con le ginocchia strette al petto.
I tre uomini stavano giocando con dei dadi e uno di loro sembrava ubriaco.
Com'erano rumorose le persone del di fuori, gli Uchiha non facevano mai un tale baccano e inoltre l'alcool era proibito fra loro. Le loro pelli poi erano così scure.
-Ho sete – sussurrò il bambino.
Il mercante ubriaco si voltò, prese il suo bicchiere d'acqua e lo versò per terra, ridendo.
Sasuke sentì lo stomaco annodarsi di rabbia. Sprecare acqua nel deserto... sua madre gli aveva dato una sberla da fargli vedere le stelle una volta che aveva tirato dell'acqua contro Shisui.
-Dai bevi, prima che si asciughi. Devi solo leccarla da terra.
Gli occhi azzurri freddarono l'uomo e il ragazzino non si mosse.
-Perché cazzo mi guardi così? – si alzò facendo sbattere la sedia.
Il cuore di Sasuke cominciò a galoppare vedendolo avanzare verso il bambino. Non voleva che gli facesse male.
-Lascialo stare e torna a sederti – disse uno dei tre mercanti.
-Hai visto come mi guarda questo rifiuto?
-Sei ubriaco, siediti.
Sasuke lo vide afferrare una catena. – La tua vista mi infastidisce, dormi fuori come i cani moccioso.
Gli chiuse i polsi in due bracciali di ferro e lo trascinò fuori. Sasuke si scostò per non farsi vedere, poi la porta della capanna venne richiusa dopo che l'estremità della catena fu agganciata a una delle finestre.
Il bambino stava tremando da capo a piedi.
Sasuke corse verso il magazzino, entrando di soppiatto. Afferrò qualcosa da mangiare, della carne essiccata e dell'acqua.
Tornò dal ragazzino con le braccia cariche. Si fermò di fronte a lui, sedendosi.
-Ancora tu – disse per tutta risposta il bambino. – Non ti è bastato oggi?
-Stai zitto, non ho avuto il tempo di reagire. Hai fame?
Quello guardò il cibo con una scintilla famelica negli occhi, poi abbassò lo sguardo. – Lasciami stare – rispose. – Sto bene, fatti gli affari tuoi dattebayo.
Il suo stomaco brontolò in quel momento e lui arrossì. Sasuke gli porse un pezzo di carne essiccata.
-Non fare il moccioso.
-Ma io sono un moccioso.
-Come ti chiami?
Prese la carne, iniziando a divorarla. – Naruto.
-Naruto come?
-Naruto e basta.
Sasuke inclinò il viso. – Non ce l'hai un cognome?
-No.
-Io sono Sasuke Uchiha – disse con una certa fierezza.
Naruto stava divorando il cibo velocemente, quasi strozzandosi. – Il tuo cognome è impronunciabile.
L'altro gli passò l'acqua. Il ragazzino tempesta la scolò tutta, non ne lasciò neanche una goccia.
-Grazie, perché sei qui?
-Perché non avevo mai visto altri bambini. Sono l'unico attualmente nel clan.
-Pensa che noia.
L'altro era poggiato sui calcagni e lo fissava. – Un po', però almeno c'è mio fratello. Sai che mio fratello è il guerriero più forte di tutto il deserto?
Improvvisamente seppe di aver fatto colpo su Naruto e di aver catturato il suo interesse, perché lo guardava stupito. – Davvero?
-Sì. Ha ucciso da solo uno Spinoso reale quando aveva tredici anni.
-Che diavolo è uno Spicoso?
Sasuke aggrottò le sopracciglia. Faticava a capire quello che diceva quando iniziava a parlare dialetto più stretto, ma aveva colto. – Un Serpente del deserto, il più grosso, sono grandi come palazzi, a volte come montagne.
Naruto rabbrividì ammirato. – Tu sai combattere?
Quello annuì fieramente. – E un giorno abbatterò uno Spinoso molto più grosso di quello di mio fratello – rispose con boria.
-Puoi insegnarmi a combattere?
-Contro i Serpenti?
Scosse la testa e fece un cenno verso la capanna. – Contro gli uomini – disse serio.
-Solo gli Uchiha possono stare qui, mi dispiace, non avrei il tempo – rispose sconsolato.
L'eccitazione si spense in un attimo dal viso Naruto. – Capisco.
Sasuke si alzò. – Ne vuoi ancora? – gli chiese, riferendosi alla carne e all'acqua.
Naruto annuì speranzoso.
Uchiha corse di nuovo, sentendosi stranamente euforico. Il vento fra i capelli neri lo spronò a correre più veloce. Afferrò di nuovo tutto ciò che poteva, quando tornò alla capanna, la scena che vide lo fece fermare.
L'uomo di prima, quello ubriaco, stava inveendo contro Naruto. Gli mise le mani al collo, urlandogli contro e iniziando a strangolarlo.
Sasuke trasalì, scioccato. Se fosse andato a chiamare Itachi, non avrebbe fatto in tempo. Mollò tutto e si lanciò contro l'uomo, colpendolo alla schiena con un pugno.
Questo si voltò incenerendolo con gli occhi. Naruto stava tossendo e ansimando per riprendere fiato, aveva il viso rosso e le lacrime agli occhi.
Sasuke si ritrovò a terra per un pugno, stordito.
-Quanto odio i mocciosi, ve le staccherei tutte quelle teste maledette.
Uchiha evitò un altro colpo, rotolando via. Girò intorno al mercante e lo colpì fra le gambe, come gli aveva insegnato Shisui in caso di pericolo e mancanza d'armi. Funzionò per qualche secondo.
Continuò a schivare i suoi pugni, era lento per l'alcool e Sasuke aveva già iniziato ad addestrarsi.
Il mercante rinunciò, tornando verso Naruto. Gli occhi azzurri lo guardarono terrorizzati quando fece per rimettergli le mani al collo.
-Ehi, ciccione di merda figlio di puttana! – Sasuke cominciò a dire tutte le parolacce che aveva sentito da Shisui, sperando di farlo arrabbiare, ma non le sapeva pronunciare bene nella lingua di quell'uomo, quindi uscì un mix confuso fra la sua parlata e la loro.
Gli tirò contro dei sassi, ma vedendo che non si muoveva, si lanciò di nuovo contro di lui, saltandogli sulla schiena. L'uomo si dimenò e lo colpì, se lo staccò di dosso e lo sbatté contro la capanna.
-Fermo! – urlò Naruto, tentando di colpirlo con la catena.
Sasuke si era accasciato a terra, tramortito dalla botta. Sentiva rivoli di sangue colargli dalla testa.
Naruto si mise davanti, terrorizzato, impedendogli di colpirlo ancora.
Prima che l'uomo potesse fare altro, una spada lo trafisse al petto. Il sangue macchiò la sabbia.
Gli occhi rossi di Itachi erano spietati.
-Dopo l'ospitalità che ti abbiamo concesso, osi alzare le mani contro il figlio del Capo villaggio? – sibilò il fratello maggiore.
Vide altri Uchiha avvicinarsi. – Tirate fuori gli altri due mercanti, dovranno rispondere anche loro per le azioni del loro compagno – ordinò con una voce fredda e letale.
Estrasse la spada senza delicatezza dal corpo e la piantò nel terreno. Si chinò su Sasuke, scostandogli i capelli.
-Sasuke?
-Nii-san – esalò quello.
Lo prese in braccio, preoccupato dal colpo alla testa. – Va tutto bene, sei stato bravo.
Il più piccolo fece un sorriso sghembo. – Se avessi avuto una spada, non avrebbe avuto scampo – biascicò.
Itachi annuì. – Ora però non parlare – guardò Naruto. – Grazie per aver provato ad aiutarlo.
-È lui che mi ha salvato – mormorò con le lacrime agli occhi. – Starà bene?
Il maggiore sorrise. – Gli Uchiha non muoiono facilmente.
Si allontanò, portandolo verso l'interno del villaggio.
Naruto non sapeva bene come sentirsi. Tremava ancora per la paura e l'adrenalina. Quel ragazzino non doveva avere tutte le rotelle a posto. Eppure nessuno si era mai spinto a tanto per aiutarlo. Vedendo il fratello stringerlo fra le braccia, sentì un vuoto incolmabile nel petto. Si toccò la gola livida e immaginò anche lui di avere un fratello. Un fratello che si preoccupava e lo abbracciava, poi lo cullava come un bambino, portandolo in salvo.
Abbassò la testa e notò un pezzo di carne che gli era caduto. Lo tirò fuori dalla sabbia, ci soffiò sopra, pulendolo e poi addentandolo. Di sicuro sarebbe partito prima che quel ragazzino si fosse ripreso.
-Addio Sasuke Uchiha.


-Naruto! Per gli dei, ma mi senti quando parlo?
Questo trasalì, voltandosi verso il suo irritato interlocutore. Sasuke lo guardava freddamente. – Non si può fare un discorso con te, ti distrai continuamente.
Avevano entrambi il viso sudato e unto per il caldo, le ventate di sabbie avevano irritato la pelle e gli occhi.
-Se parli di cose noiose...
Uchiha lo incenerì. – Scusami tanto, se cerco di metterti in guardia da quel moccioso – borbottò.
-Ci risiamo.
Il convoglio procedeva già da due giorni nelle zone aride di quel deserto roccioso. I massi e le alture avevano resistito al continuo soffio del vento e creavano piacevoli zone d'ombra in giro. All'orizzonte sbucavano le dune, lontane, inospitali. Non c'era niente di peggio delle dune, Kakashi cercava di ridurre al minimo l'attraversamento di esse, ma era inevitabile per raggiungere Kalhuun. Fortunatamente prima di esse c'era un villaggio alleato dei clan, un agglomerato che al contrario dell'accampamento precedente, aveva uno scopo meramente commerciale e attirava persone da diversi paesi. Era pieno di mercanti ed era una tappa fissa per i viaggiatori che volevano affrontare le dune: Saabir
Naruto se la sognava la notte. Non vedeva l'ora di arrivare. Era situata in un'oasi, vicino uno stretto fiume incavato nella terra che si estendeva per qualche chilometro. Aveva lo svantaggio di attirare animali feroci, ma per il resto era un piccolo paradiso.
-Ma si può sapere che cosa ti prende oggi? È la quarta volta che ti incanti.
Naruto sbuffò irritato. – Chiudi la bocca teme, mi sto sognando i piatti di Teuchi a Saabir.
-Pensi solo al cibo.
Gli strinse un braccio intorno ai fianchi. – No, ti sbagli, penso anche al sesso. Una nottata al fiume, io e te, non ci va mai nessuno – mormorò malizioso.
-Certo che no, è pieno di scorpioni, sanguisughe e si avvicinano di continuo le leonesse. Solo un idiota può pensare sul serio di andarci di notte.
-Sei un ammazzallegria – bofonchiò, allontanandosi. – Sei noioso Sas'ke.
Andò a parlare con Mirso più avanti, Sasuke s'imbronciò, rimuginando. Shikamaru gli passò accanto seccato come suo solito.
-Secondo te sono noioso? – domandò di getto, ancora irritato per quel commento.
Shikamaru si voltò a guardarlo con sufficienza. – Non lo so, so soltanto che a Saabir mi aspetta Temari e preferirei affrontare un Serpente del deserto piuttosto che rivederla attualmente.
Sasuke malgrado tutto doveva ammettere di comprendere come persona molto più Temari. Una guerriera feroce dei clan di Konoha che teneva moltissimo all'onore e alle sue libertà, difficilmente capiva il punto di vista del suo pigro marito.
-Perché?
-Ma cosa ne so, ho fatto un commento a proposito del suo comportamento civettuolo con alcuni soldati e ha giurato di lavare il suo onore col mio sangue. Sono partito prima che potesse riuscirci – mormorò con tono macabro. – Non posso neanche essere geloso, questa storia del matrimonio è proprio una seccatura.
Effettivamente essere gelosi di Temari doveva far parte del pacchetto, nei clan di Konoha le donne combattevano come gli uomini, anche dagli Uchiha era così, tuttavia la moglie di Shikamaru era ciò che Naruto definiva "uno spirito libero". Sasuke non aveva idea di cosa volesse dire, era già impegnato a pensare alla propria di gelosia.

Dalla CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora