Capitolo 7

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Si era svegliato frastornato. Non era riuscito a dormire bene; il sonno era stato tormentato da strani sogni che gli avevano fatto aprire gli occhi ripetutamente durante la notte. Inoltre, si sentiva nervoso.

La notte passata con Layla era stata piacevole ma aveva lasciato in lui un senso di frustrazione ed inquietudine. Inutile dire che il viso di Hell fosse sempre lì a tormentarlo.

Sbuffò ed entrò stancamente nella sua auto.

Odiava quella sensazione, odiava la mora che continuava a perseguitarlo con i suoi occhi. Doveva assolutamente trovare una soluzione. Forse avrebbe dovuto lasciarsi andare con Layla; forse avrebbe potuto fargli dimenticare Hell, in un modo o nell'altro. Non era il tipo da usare le persone e la cosa non lo entusiasmava, nonostante il concetto non fosse propriamente quello. Non si trattava di usare Layla, poiché già vi era qualcosa di lei che gli piaceva; si trattava più che altro di approfondire la conoscenza e, se possibile, trarne vantaggio.

Avrebbe potuto farcela, con un po' di buona volontà.

Una volta entrato in hotel, si prese qualche attimo per chiamare l'ascensore che lo avrebbe portato al piano dove alloggiavano Hell ed Heth. Dopo aver preso coraggio ed essere finalmente uscito dalle porte scorrevoli, si guardò attorno, prima di prendere a camminare lungo il corridoio, come per assicurarsi che non vi fosse anima viva. Il motivo gli era sconosciuto.

Ad un tratto però, vide la porta della loro stanza aprirsi.

Quando si voltò, Hell ed Heth erano lì, in corridoio, che camminavano nella sua direzione. Incrociò lo sguardo della sua ex moglie e vi lesse una tristezza del tutto nuova, tale da trasmettergli una sensazione di gelo. I suoi occhi erano cerchiati, sintomo di una notte trascorsa in bianco, e si chiese per un momento quale potesse essere il motivo.

-Buongiorno.- lo salutò sua figlia, una volta che l'ebbero affiancato.

-Giorno, piccola.- rispose lui. Hell non fiatò; la tensione era ancora tangibile dalla sera della loro ultima discussione e lui non aveva la minima intenzione di spezzare quel silenzio. -Sei pronta?- domandò a quel punto.

-Dammi il tempo di una doccia- rispose Heth, per poi tornare verso la stanza.

-Ti aspetto giù- disse prima di voltarsi senza nemmeno salutare Hell.


**


Camminava lungo il corridoio con passo affrettato. Lo sguardo fisso davanti a sé, l'espressione seria e l'andatura decisa. Dentro, rabbia, nervoso, incredulità. Le mani prudevano e non le sopportava più.

Uscì dall'ascensore ed inchiodò, non appena lo vide in piedi, poggiato con le braccia alla finestra, che le dava le spalle. Si era appena alzato dal divano, considerando la forma del cuscino.

Senza pensare ulteriormente, camminò verso di lui e lo fece girare afferrandolo per la maglia. L'aveva preso in contropiede ed ora la osservava come fosse pazza.

-Spiegami a che gioco stai giocando.- parlò, secca.

-Scusami?- domandò lui confuso.

-Perché hai portato una donna in casa nostra?- Tom adottò un'espressione scocciata e gettò lo sguardo altrove. Hell gli afferrò senza pensare il mento e lo fece voltare nuovamente verso di lei. -Guardami negli occhi e dimmi perché.- disse ancora con un tono che non ammetteva repliche.

Tom le scacciò la mano con la propria.

-Io faccio quello che mi pare, in casa mia.- si limitò a rispondere. -Perché tanto chiasso?-

-Perché tua figlia se ne è accorta. Si può sapere che ti prende?-

-È la cosa più traumatica alla quale ha assistito?-

Love Like This -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora