Un tuono in lontananza, la fece sobbalzare appena. Sollevò lo sguardo verso il cielo grigio e notò che delle enormi nuvole si erano addensate sopra la sua testa, segno che da lì a poco avrebbe preso a diluviare.La solita fortuna.
Con un gran sospiro, afferrò l'ombrello lasciato fuori la porta della camera la sera prima e si avviò lungo la strada asfaltata che, piano piano, aveva cominciato ad inumidirsi con qualche piccola goccia di pioggia.
Odiava la pioggia. Così come il vento e la nebbia. Odiava tutto ciò che non le permetteva di osservare il mondo in modo chiaro e nitido. Odiava tutto ciò che le nascondeva i dettagli più rilevanti. Odiava tutto ciò che la confondeva.
Si diresse alla macchina che avevano noleggiato lei e Danny appena arrivati in aeroporto, cercando di bagnare i capelli il meno possibile. Non per mantenere la piega perfetta, ma per il fatto che ormai gennaio era entrato ed il freddo di Berlino si faceva sentire più prepotente rispetto a Los Angeles.
Partì a razzo una volta che entrò nell'abitacolo, non aveva fretta, anzi, in realtà preferiva tardare il più possibile. Sentiva il cuore tremare nella gabbia toracica, al solo pensiero di rivedere Tom e sperò con tutta se stessa di riuscire ad uscirne illesa.
Danny l'aveva lasciata andare sola, sapeva che in quel momento avevano bisogno di stare soli. Ma in quel momento, mentre si accingeva a svoltare a sinistra per imboccare la via della sua vecchia casa, desiderò avere accanto il suo migliore amico.
Fece il giro dell'isolato per infinite volte, a volte parcheggiando davanti il vialetto, talvolta ripartendo a razzo e ripetere il tutto ancora. Ma dopo una buona mezz'ora e dieci sigarette per calmare l'ansia, alla fine si ritrovò davanti la porta della sua vecchia casa.
Suonò.
La paura si era improvvisamente mescolata ad un'inaspettata eccitazione che le smorzò per poco il fiato. Si chiedeva se fosse cambiato, se stesse bene; si chiedeva cosa ne avesse fatto della sua vita. Ma soprattutto, si chiedeva se fosse riuscito a dimenticarla. La parte più egoistica di lei sperava di no, ma quella razionale spingeva verso tutt'altra direzione.
Temette di soffocare all'improvviso, quando vide la porta aprirsi di colpo.
Due occhi nocciola. Due occhi nocciola che furono due lame conficcate nella schiena.
Fu in quel preciso istante in cui tutto attorno a loro parve sparire.
Tom la vide. I suoi occhi si erano sgranati appena e la sua bocca si era lievemente aperta in un'espressione incredula. Hell non era riuscita a distogliere il proprio sguardo da lui, che sembrava scioccato quanto lei.
Il viso di lui era un misto di emozioni indecifrabili agli occhi di Hell, non sapeva e non voleva sapere cosa cercavano di comunicarle quelle iridi marroni.
Mi sento male, continuava a ripetersi nella testa.
Era spaventata; non aveva creduto possibile provare ancora sulla pelle tali sensazioni incontenibili. Per anni aveva convinto se stessa di aver voltato definitivamente pagina. Era stata un'illusione; una splendida illusione in cui si era crogiolata ed aveva trovato sollievo per un attimo. Lui era lì, davanti a lei, più bello di come lo ricordasse, a sbatterle in faccia una realtà che faceva male e che non voleva ammettere.
-Ciao, Tom.-
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-Perché sei qui?-
Non appena aveva chiuso la porta di casa, permettendole di entrare dopo due anni nella casa che avevano condiviso per anni, le parole gli uscirono di getto.
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Love Like This -Tom Kaulitz-
Fiksi Penggemar•SEQUEL DI SOGNARTI NON MI BASTA• Condividevano un dolore. Condividevano un tavolo, una cucina, una casa, una figlia. Condividevano un desiderio di pace. Condividevano un amore. Eppure non riuscivano a guardarsi negli occhi e leggere tutto questo. E...