Capitolo 04.

255 24 0
                                    

......
Sembravo un'anima indemoniata, avevo voglia di uccidermi, farmi del male. Mi strappai i capelli a ciocche senza sentire dolore. Continuavo a graffiarmi; mi stavo lacerando la pelle, sentivo le unghie deboli. Incominciai a mordere la pelle delle braccia e le labbra fino a farle sanguinare. Era un incubo senza fine, che stava riuscendo a farmi impazzire. In quella stanza c'era uno specchio, lo presi e lo scaraventai per terra; presi alcune scegge e incomincia a farmi lunghi
graffi. Il sangue colava fino ad arrivare al pavimento, goccia per goccia. Lentamente mi stavo uccidendo; più morivo, piú sembrava che tutto si stesse calmando. Sentivo il bisogno di morire per stare bene, stava diventando tutto un tormento. Gli ultimi momenti li passai a capire cosa stesse succedendo, quando ad un tratto tutto in torno a me si ferma; il silenzio.
Una voce mi era entrata nel cervello, diceva cose senza senso. Capii che allora volevo vivere. Sarebbe stato orribile morire fra quelle quattro mura.
Comincia allora a credere al suicidio delle sei donne nella 308. Non avrei voluto essere la settima; almeno morire raccontando la verità. Chiusi gli occhi, era l'unica cosa che potevo fare. Vedevo il buoi, l'oscurità. Mi addormentai in un sonno dove il risveglio sarebbe stato incerto. Dormivo (o forse ero morta?), per ore, giorni, anni; quel sonno sembrava interminabile. Era risuccesso, mi ero svegliata con tutto in ordine. Uscii dalla stanza correndo, mi diressi di corsa verso la terazza dell'ingresso principale. Mentre correvo, aprivo con forza le porta di vetro quando poi, stanca, mi fermo e guardo la mia immagine riflessa nel vetro.
*faccia mostruosamente spaventava*
Quella che vedevo non ero io, non ero io quella donna marturiata. In quel momento ebbi molta paura; qualcosa stava succedendo dentro di me, qualcosa nella mia testa, che gli altri non possono né percepire nè vedere.
Capii allora che allora avevo bisogno di capire, allora mi diressi nella 309 dove abitava l'anzina signora; sapevo che di lei potevo fidarmi. Bussai alla porta, e lei mi accolse con un sorriso sarcastico:-Sapevo che prima o poi saresti venuta da me- mi disse.
Entrai e mi offri del thè verde ma rifiutai.
Gli raccontai tutto, rivivere quel momento mi uccideva.
Lei annuiva come se sapesse già tutto.
-Ho paura e ho bisogno di spiegazioni-le dissi.
Mi fece segno di fare silenzio;
Le sue parole furono queste: ....
--------------------------------------------
Per il continuo della storia aspettate a breve il capitolo 05, rimarrete stupiti a vedere come andranno le cose!

La Donna della 308.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora