1.We were born to die.

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Per chi sopporta,
sempre.

Raven

Tre anni prima

Il suono dei proiettili sparati ovunque rimbomba nelle mie orecchie.

Ho una pistola tra le mani tremanti, mi sento bloccata, non riesco a sparare.

Mi guardo intorno costantemente sperando che nessuno mi noti, ma questo desiderio si rivela essere una catastrofe.

Sento il polpaccio destro prendere fuoco, ma di costui non ne vedo neanche il segno, mi rendo conto dopo qualche secondo che sono a terra e inizio a strisciare cercando rifugio.

Stringo i denti dal dolore, sento l'urgente desiderio di urlare, ma attirerei sicuramente l'attenzione e sarei morta senza ombra di dubbio.

Cerco tra centinaia di volti, e ne scorgo uno familiare, un volto rassicurante, che fin da bambina mi ha sempre dato la forza di continuare a lottare.

«Elliot! Va' via, ti supplico!» Uno sguardo spaventato trova posto sul suo viso malconcio, odio vederlo in queste condizioni. Sento uno strano rumore e volto lo sguardo alla mia sinistra scorgendo un uomo puntarmi la pistola mentre si avvicina a passo svelto.

Mi afferra i capelli e inizia a trascinarmi via.

Accade tutto così velocemente,
lo sguardo furioso di Elliot,
la sua pistola puntata verso di noi,
un solo proiettile.


Non sento più nulla, la mia vista si oscura completamente.

Presente

Il suono fastidioso della sveglia mi fa' sussultare.

La scuola è iniziata da poco, è cambiato tutto da quando mi sono svegliata dal coma un anno fa',non ricordo più nulla, all'inizio ho addirittura fatto fatica a riconoscere la mia stessa famiglia.

Ora seguo la terapia e devo dire di non trovarmi così tanto male.

Mi alzo dal letto e mi piombo di fronte allo specchio, camera mia è molto piccola, come tutto l'appartamento d'altronde, data la situazione economica in cui ci troviamo.

I miei capelli sono paragonabili a della paglia di prima mattina.

Mi dirigo in bagno e inizio a farfugliare nel cassetto con la speranza di trovare la mia amata piastra salva vite.

«Riven dove cazzo è la piastra!!!» Sbotto innervosita, la mia piastra non si tocca.

Vedo Riven uscire dalla sua stanza, somiglia ad uno zombie, o magari potrebbe esserne diventato uno la scorsa notte mentre io non ero in casa.

Lo vedo prendere la direzione opposta a quella in cui mi trovo io e decido di lanciargli il rotolo di carta igienica dritto in testa.

Mira? Perfetta come sempre, continua così Raven.

Riven si volta con una velocità allucinante e ha uno sguardo a dir poco inquietante.

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