chapter nine

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Louis

la forza inizia a mancarmi nelle braccia, la fronte e tutta la pelle del corpo si imperla di sudore mentre alcuni suoni bassi e rochi mi escono dalle labbra. Il letto della piccola e sudicia camera sbatte ripetutamente contro la parete facendo eco nel corridoio, non m'importa lo stanno facendo in altri venti coglioni.

La ragazza sotto di me arpiona la mia schiena con le unghie viola rifatte e le sue disgustose labbra tinte di un rosa fosforescente cercano disperatamente le mie, ma glielo impedisco spingendo ancora di più.

Un formicolio si diffonde alla base della schiena e capisco che ormai sono vicino, aggancio le mani alla testiera del letto e senza ritegno aumento la velocità raggiungendo il limite.

Sospiro rumorosamente e arresto i miei movimenti svuotandomi completamente dentro di lei, fanculo tutta questa merda.

Rotolo sull'altra parte del letto libera coprendomi con le sottili lenzuola bianche, chiudo gli occhi per regolarizzare i miei respiri e mi passo una mano tra i capelli spettinati e sudati.

Il rumore della musica è chiaramente distinguibile anche dal secondo piano a causa del volume, l'odore di fumo e alcool impregna tutta la casa. Quando riapro gli occhi la mia vista è sfocato ma non ne sono sorpreso, dopo tutta la vodka e l'erba che mi sono fatto stasera.

Involontariamente mi lascio scappare un risolino al pensiero di quanto sono strafatto

"penso di amarti Louis" gracchia con la sua disgustosa voce da oca la ragazza al mio fianco.

Penso si chiami.. Melany, Melody.. chi cazzo si ricorda

Quando realizzo ciò che ha detto, immediatamente mi rivesto senza degnarla di uno sguardo... non ho nient'altro da dirle.

Recupero il cellulare ai piedi del letto e lei cerca di avvicinarsi a me, la placo rivolgendole uno sguardo glaciale... non ha significato niente per me, solo una buona scopata.

"Louis.." mi chiama con voce flebile e rotta dall'imminente pianto.

apro la porta senza girarmi.

Mi richiama un ultima volta, però ormai sto attraversando il corridoio.

Alcuni ragazzi e ragazze si stanno succhiando la faccia appoggiati alle pareti, invece ci sono i classici ubriachi che vomitano l'anima in giro per la casa.

La testa inizia a girarmi facendomi mancare l'equilibrio e costringendomi ad appoggiarmi alla ringhiera di metallo delle scale,  sono decisamente ubriaco.

L'orologio intorno al mio polso segna le tre e meno venti.

Sento qualcosa cadere a terra e colpire la mia scarpa, abbasso lo sguardo imprecando, il mio cellulare è a terra e la cover spezzata a metà. Andiamo non dovrebbe servire per proteggere il telefono!

Raccolgo il tutto, ma la mia mano si ferma appena sotto le dita ritrovo una piccola fotografia ritagliata: ha i bordi sgualciti e la nitidezza non è molto chiara. L'avvicino ai miei occhi, una ragazza è tenuta in braccio da un ragazzo; le loro labbra sono adornate da larghi sorrisi e entrambi sembrano spensierati.

Siamo io e Clare: avevo quindici anni, lei tredici... era il suo compleanno, ci scattò questa foto mia madre. La conservai per anni nella custodia del mio cellulare, non la mostrai mai a nessuno solo a lei.

Mi ricordo che una sera avevo bevuto e fumato come un'idiota, l'avevo incontrata in un pub e da bravo stronzo che ero la offesi.. le dissi delle cose orribili. Arrivai a casa incazzato nero, in quel momento avrei voluto distruggere l'intero mondo con le mie stesse mani.

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